Ambiente: diritto umano universale
Esiste un diritto individuale all'ambiente salubre? Hanno dialogato sul tema Laura Magi ed Emanuela Chiang nella seconda tappa dei “Dialoghi sulla terra e sul creato. L’ecologia integrale ai tempi della crisi climatica”
La seconda tappa dei Dialoghi sulla Terra e sul Creato, che ha visto dialogare sul tema “Ambiente: diritto umano universale” Laura Magi ed Emanuela Chiang, si è aperta con i saluti di Rosa Maria Di Giorgi, Presidente del Conservatorio Luigi Cherubini, nonché tra le promotrici della ratifica italiana della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, redatta a Faro nel 2005, “un documento che parla di un’unitarietà nel progetto universale di protezione del patrimonio culturale – ha ricordato Di Giorgi – patrimonio che è fatto di ambiente, di territorio, di persone che lo abitano, che lo proteggono, di Stati che se ne devono far carico e di tutti quelli che hanno a cuore il futuro dell’umanità.”
Laura Magi, docente di diritto internazionale, nell'introduzione al suo intervento, ha ricordato come parlare di un diritto umano all’ambiente fino a poco tempo fa fosse qualcosa di impensabile; l’uomo, infatti, evolvendo ha perso la consapevolezza della sua dipendenza dall’ambiente e dalla natura, che ha considerato esclusivamente quali entità da governare e soverchiare. Solo quando la natura ha “presentato il conto”, è stata riacquisita la consapevolezza della necessità di vivere in armonia con l’ambiente e, di conseguenza, di regolamentare e tutelare il diritto umano all’ambiente. Da questo punto di vista sono intervenuti alcuni Stati a dare una spinta in tal senso: si pensi ad esempio alla Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, in cui si afferma un diritto ad un ambiente soddisfacente e favorevole allo sviluppo, o la Dichiarazione dei diritti umani adottata dall'Associazione delle nazioni del sud est asiatico, che parla di un diritto umano all’ambiente sano, pulito e sostenibile. Il diritto a vivere in un ambiente sano è invece assente nella Convenzione europea dei diritti umani, nonostante i tentativi di introdurlo da parte di alcuni Stati.
Ciò nonostante, l’affermazione di un diritto umano ad un ambiente salubre ha finalmente ricevuto un riconoscimento a livello ONU nel 2022 con una risoluzione in cui si dichiara indispensabile proteggere la natura e gli ecosistemi dal nostro modello di sviluppo che è diventato insostenibile.
Iniziare a parlare di diritto all’ambiente fa dunque fare un passo avanti: la protezione dell’ambiente passa da un approccio antropocentrico, secondo cui l’ambiente è la casa comune da proteggere per l’uomo ed il suo benessere, ad un approccio diverso, in cui l’ambiente diventa un bene in sé da tutelare, che ha un valore intrinseco da proteggere, non solo perché indispensabile per la vita umana. Non siamo però ancora all’idea ecocentrica, dove l’ambiente è in tutto e per tutto soggetto di diritto, idea più vicina alla cultura giuridica latino-americana.
Per concludere Magi ha osservato come in tale riconoscimento di un diritto umano universale manchi però ancora una prospettiva della protezione dell’ambiente come bene comune, dell’ambiente come diritto non individuale, ma dei popoli, di una collettività cioè più ampia.
L’unica apertura ad una dimensione collettiva che stiamo conoscendo negli ultimi anni, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, è data dalle azioni, anche giuridiche, a tutela dell’ambiente nell’interesse delle future generazioni, quali collettività da tutelare. Queste azioni stanno aiutando a garantire un minimo di dimensione collettiva alla tutela dell’ambiente.
“C'è ancora molta strada da fare, ma se ci guardiamo indietro qualche piccolo e timido passo in avanti è sicuramente stato compiuto – ha concluso Magi”.
Nel suo intervento, Emanuela Chiang, coordinatrice dei progetti di cooperazione dell’Ong italiana VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), nel trattare l’ambiente come oggetto di diritto, ha sottolineato come si stia parlando di un ambiente sano, salubre, vivibile ma anche dignitoso, ovvero che contribuisca alla dignità umana. Condurre una vita umanamente degna richiede presupposti sociali ed economici minimali, strettamente connessi all’ambiente in cui si vive.
Un sistema caratterizzato dalla concentrazione dei mezzi di produzione e di sostentamento nelle mani di pochi, dall'oppressione e lo sfrutamento di molti, rappresenta indubbiamente una violazione della dignità umana. Una condizione economica su scala mondiale, nella quale milioni di persone soffrono la fame, è chiaramente indegna dell'umanità.
La cura della casa comune, quindi, presuppone un’attenzione a tutta la creazione, ossia alla natura, ma anche e soprattutto al genere umano. Non ci sarà una trasformazione ambientale o una transizione ecologica senza la giusta attenzione alle radici della crisi sociale, che tutto il mondo sta attraversando.
L’ambiente, tuttavia, non è soltanto oggetto di diritto, ma anche Soggetto: la protezione della natura, delle specie vegetali e animali, nonché delle condizioni di vita e degli equilibri della terra, deve quindi assumere nelle strategie degli Stati e negli accordi internazionali un'importanza corrispondente alla dignità dell'uomo. È necessario, infatti, passare da un’ottica antropocentrica, in cui è l’uomo a poter godere di diritti e la natura è oggetto di tali diritti, ad una prospettiva naturocentrica, in cui la natura ha di per sé dei diritti per il suo stesso valore intrinseco, e per amore di se stessa.
I diritti umani dichiarati e universalmente riconosciuti perdono il loro carattere antropocentrico e deleterio per la natura solo se vengono fondati non solo sulla dignità degli uomini, ma anche sulla dignità di tutte le creature.
Parlando di ambiente e diritto, anche Chiang ha sottolineato la dimensione non solo individuale, ma anche comunitaria, per cui si rende necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture locali. Ignorare l’esistenza e i diritti degli altri, prima o poi provoca qualche forma di violenza, molte volte inaspettata.
La seconda tappa è terminata con la presentazione di un progetto a cui ARPAT ha preso parte donando i suoi pc e altro materiale informatico.
Per l’occasione ARPAT ha creato un poster dove ripercorre il viaggio dei personal computer e di altro materiale informatico dalla Toscana al Senegal. Negli ultimi anni, infatti, l’Agenzia ha donato i personal computer non più compatibili con i sistemi standard e di sicurezza cybernetica richiesti nella pubblica amministrazione, evitando, così la loro rottamazione e avviando, al tempo stesso, un percorso virtuoso di riuso. Tutto questo è stato possibile grazie a Hacking Labs e Miniere Urbane APS di Capannori (LU), realtà dell’associazionismo impegnate nella protezione dell’ambiente e nel sociale.
I personal computer di ARPAT sono stati utilizzati in diverse occasioni, come ha spiegato al pubblico presente Mirko Bernardi presidente di Hacking Labs e in rappresentanza anche di Miniere Urbane. Ad esempio, è stato utilizzato in occasione dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, grazie ad un accordo stipulato con la Regione Toscana e il Comune di Capannori o ancora, presso la Villa reale di Marlia, a Lucca, per un progetto culturale letterario, “Shelley Project”, rivolto agli studenti e alle studentesse delle scuole superiori, che si sono sfidati nell’elaborare racconti horror, thriller, fantasy e gothic.
Di recente, poi, una parte di questo materiale informatico è stata inviata in Africa, dove Miniere Urbane insieme a Hacking Labs Aps, al Centro di riuso dell’elettronica “Due-Volt”, al Comune di Capannori e all’Association Africaine pour un Avenir Meilleur (3AM) hanno realizzato un progetto di solidarietà internazionale in Senegal. A Dakar, tre istituti scolastici hanno potuto beneficiare di alcuni dispositivi tecnologici, tra cui i personal computer donati da ARPAT e rigenerati grazie al lavoro di Hacking Labs e Miniere Urbane. Per il futuro, l’impegno è quello di collaborare con la Diocesi locale e la Caritas per inviare altro materiale, tra cui i dispositivi appartenuti all’Agenzia, in diverse località dell’Africa, Asia e Sud America.
Gagny Gadiaga per l’Association Africaine pour un Avenir Meilleur (3AM) ha ringraziato l’Agenzia per la donazione che rappresenta per i ragazzi e le ragazze dell’Africa un grande ed importante dono. Questo gesto, rivoluzionario, che impedisce di buttare via computer e altro materiale ancora utilizzabile può apparire qui, in Occidente, una piccola azione ma, in realtà, ha reso possibile la creazione di laboratori informatici in alcune scuole a Dakar, consentendo ai bambini e ai ragazzi che studiano di acquisire importanti competenze tecnologie e informative riducendo alcuni gap che, purtroppo, ancora connotano certe realtà africane.