Uso di acque reflue trattate in agricoltura: workshop conclusivo del Progetto SECUREFOOD2050
Il Direttore generale di ARPAT Pietro Rubellini partecipa alla Tavola rotonda insieme a rappresentanti di Regione Toscana, gestori del Servizio idrico integrato ed esperti
Il 6 marzo 2025 si è svolto, presso l’Università degli studi di Firenze, il workshop finale del progetto SECUREFOOD2050, durante il quale sono stati presentati i principali risultati raggiunti nel corso del progetto e discussi i possibili approcci innovativi per una gestione maggiormente sostenibile delle risorse naturali nel settore ortofrutticolo. Dopo numerose presentazioni di ricercatori italiani e stranieri del Consorzio SECUREFOOD2050, si è svolta la tavola rotonda a cui ha partecipato anche il Direttore generale di ARPAT Pietro Rubellini, insieme - tra gli altri - a rappresentanti di Regione Toscana e gestori del Servizio idrico integrato.
“Stiamo assistendo ad un’accelerazione dei cambiamenti climatici in termini qualitativi e quantitativi - ha affermato il Direttore - e i fenomeni sono sempre più evidenti e sotto gli occhi di tutti. Il regime delle precipitazioni è diverso rispetto al passato; il clima mediterraneo presentava una prevedibilità delle stagioni che ha permesso la crescita e lo sviluppo dell’agricoltura, oggi purtroppo quel clima è cambiato, perché ha subìto più rapidamente gli effetti dei cambiamenti climatici, e a risentirne è anche il settore agricolo.”
“Gli eventi meteorologici estremi - ha proseguito il Direttore - sono impatti inevitabili del cambiamento climatico e l'estremizzazione delle piogge (intense e concentrate precipitazioni di breve durata) ha cambiato completamente i regimi di ricarica delle falde sotterranee, che si trovano a ricevere meno acqua perché la maggior parte delle piogge rimane a livello superficiale, non viene assorbita dal suolo e se ne va via per ruscellamento superficiale, con conseguenti problemi di bilanciamento tra la ricarica e lo sfruttamento della risorsa idrica”.
Il Direttore ha quindi presentato un esempio concreto di quello che sta succedendo dal punto di vista del cambiamento del regime idraulico, ovvero la Val di Cornia, dove negli ultimi anni si è assistito ad un depauperamento della falda dovuto all’effetto over-pumping che ha causato un maggiore ingresso in falda del cuneo salino, cioè l'acqua salmastra dal mare, con un peggioramento qualitativo della risorsa idrica. Irrigando con acqua mediamente salina, si provoca, nel tempo, l’eccessiva salinizzazione del suolo che ha un effetto disastroso sull’agricoltura.
“Per reagire a queste criticità – ha concluso Rubellini – si possono mettere a punto diverse risposte. La Regione Toscana, ad esempio, nell’ambito di un progetto speciale, ha realizzato delle casse di infiltrazione per la ricarica artificiale della falda. Un altro filone possibile è quello che ha sperimentato e promosso proprio il progetto SECUREFOOD2050. Come ARPAT stiamo studiando e mettendo in atto dei modelli previsionali per anticipare certi fenomeni, un’azione difficilissima ma che risulta fondamentale per comprendere gli effetti stagionali dei cambiamenti climatici sulle falde”.
SECUREFOOD2050, acronimo di "Improving resilience and food security in 2050 climate through soilless precise agricultural techniques and irrigation with wastewater properly treated by innovative technologies to ensure food safety", è il Progetto finanziato nell'ambito del Programma ERA-NET Cofund on Food Systems and Climate FOSC con l’obiettivo, tra gli altri, di promuovere l’utilizzo in agricoltura di acque reflue trattate e di materiali riciclati che, seguendo un approccio circolare, possono comunque garantire la sicurezza e la qualità degli alimenti in un clima che cambia.
Tra le attività del progetto vi è uno studio condotto dall’Università degli studi di Firenze – Dipartimento di Chimica che intende conoscere l’opinione del pubblico sull’uso delle acque reflue trattate e delle tecnologie innovative per la produzione alimentare. Per far ciò è stato predisposto un questionario on line la cui partecipazione è completamente volontaria e anonima e i cui risultati saranno utilizzati esclusivamente a scopo di ricerca e presentati in forma aggregata in riviste scientifiche e relazioni accademiche e resi disponibili sul sito Web del progetto.