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Educare alla pace attraverso la costruzione di una coscienza ecologica

02/07/2025 11:00

Prima tappa della seconda edizione dei Dialoghi sulla Terra e sul Creato: lavorare sulla responsabilità individuale per costruire una coscienza collettiva capace di affrontare la sfida lanciata da Papa Francesco per la cura della casa comune

La prima tappa della seconda edizione dei Dialoghi sulla Terra e sul Creato è stata dedicata ad uno dei temi più cari a Papa Francesco, che nell’Enciclica Laudato si’ scriveva: “La numerosità e gravità dei conflitti in atto sul nostro pianeta, insieme alla sempre più diffusa cultura di guerra, obbligano le istituzioni culturali e gli uomini di buona volontà a riproporre con forza il diritto dei popoli alla Pace e a reimpostare le attività educative per la costruzione di una cultura della Pace”. Come fare a costruire ed educare alla pace, superando la spinta individualistica che caratterizza diffusamente il nostro presente e lavorare per implementare quello spirito comunitario e quelle relazioni positive, premesse imprescindibili per una cultura della pace?

Con questo interrogativo si è aperto il dialogo tra Elena Falaschi, Professoressa di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Pisa, Fabio Caporali, già Professore di Ecologia agraria all’Università della Tuscia, e il pubblico intervenuto.

Elena FalaschiLa pedagogia del benessere, tra gli argomenti di studio e ricerca di Elena Falaschi, risulta utile nel processo di costruzione di una cultura della pace, perché può generare, mantenere ed alimentare buone relazioni, relazioni positive, proattive, che si immergono all'interno di quel “cerchio caldo” (concetto di Gora Rosenberg e Zygmunt Bauman), fatto di legami autentici, fondati su rispetto, solidarietà e fiducia.

Un altro elemento che dovrebbe stare alla base di una cultura della pace è il principio dell’”I care” di Don Lorenzo Milani, che richiama la relazione di cura, verso se stessi, verso gli altri e verso le cose del mondo. Nella Lettera ai giudici, il priore di Barbiana, parlando di primato della coscienza individuale, sosteneva la necessità di “avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni”, richiamando il principio della responsabilità individuale che deve prevalere sull’obbedienza, intesa come deresponsabilizzazione che non ci può e non ci deve appartenere. Con Lettera ai giudici, Don Milani ha subito un processo per apologia di reato per aver difeso l'obiezione di coscienza, dimostrando così concretamente una pratica di cura, ovvero l'I care da lui predicato.

Puntare all’educazione e alla crescita delle coscienze individuali, avrà come conseguenza anche la creazione di una coscienza collettiva, di cui c’è estremo bisogno per lavorare per la pace; la componente educativa e pedagogica ha quindi il compito di creare, sin dalla nascita, situazioni e contesti che possano favorire l'autonomia, la responsabilità individuale e collettiva di tutti i bambini e le bambine e degli attuali e futuri cittadini. Il richiamo è a formare gli esseri umani attraverso lo sviluppo di un pensiero critico che permetta loro di assumersi delle responsabilità che sono inizialmente individuali e poi collettive.

Un’educazione alla pace necessita di guardare alle persone nella loro integralità, esattamente secondo il principio della paideia degli antichi greci, ovvero un ideale di educazione e formazione globale dell'uomo, che non si deve limitare alla semplice istruzione, ma comprende lo sviluppo etico, culturale e sociale dell'individuo, con l'obiettivo di creare cittadini completi e virtuosi.

Fabio CaporaliPer costruire una cultura della pace possiamo anche ispirarci e trarre insegnamento dalla natura, che ci circonda e che fa anche parte di noi, come illustrato da Fabio Caporali; in natura, infatti, predomina la cooperazione. Il concetto che ci può guidare è dunque quello di ecosistema, che rappresenta “il trionfo della cooperazione” tra i componenti biotici ed abiotici ambientali, al fine del prosperare della vita e dello sviluppo spirituale umano. La sua origine è rintracciabile nel “Cantico delle creature di San Francesco” che, dopo 800 anni, è ancora fonte di ispirazione per educare alla Pace con gli uomini e con la natura.

Per indirizzare il comportamento umano verso la Pace, e quindi l’armonia tra i componenti dell’ecosistema, occorre costruire però una barriera culturale e recuperare il senso della sapienza: solo, infatti, un salto culturale di natura etica può salvare l’umanità dal declino causato dalla falsa ideologia dell’interesse privato che sottomette il bene comune. Costruire la cultura della pace è oggi una necessità inderogabile di fronte alle due minacce che si rafforzano vicendevolmente: guerra nucleare tra gli uomini e guerra tra gli uomini e l’ambiente (inquinamento, perdita di biodiversità, cambiamento climatico). In questa sfida culturale il ruolo di massimo promotore spetta alle istituzioni educative di ogni livello.

La sfida per la “cura della casa comune” lanciata da Papa Francesco con la Laudato Si’ ha bisogno di recuperare la “coscienza di un origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti”. Se la pace, infatti, è lo scopo ultimo, l’unità è il mezzo per raggiungerlo. Occorre pertanto unità di visione, che si ottiene praticando la scienza e la filosofia a carattere sistemico, proprio come l’ecologia.

Spetta quindi all’umanità odierna coltivare e custodire la pace con coscienza ecologica.

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