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Rumore nelle città: quali possibili azioni per ridurne l'esposizione

07/10/2025 09:00

Esiti del seminario organizzato dall’Associazione italiana degli igienisti industriali, in collaborazione con ARPAT e AssoARPA

Il seminario, che si è svolto il 24 settembre a Firenze, si inserisce nel quadro del protocollo d’intesa tra AssoARPA, l’associazione delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione ambientale, e AIDII, l’associazione italiana degli igienisti industriali e per l’ambiente; un protocollo che ha, tra gli altri, l’obiettivo di elaborare metodologie di valutazione del rischio in vari comparti ambientali e valutare l’esposizione sia per i lavoratori che per la popolazione.

Dopo i saluti istituzionali del Presidente di AIDII Sergio Luzzi, del Presidente AssoArpa Alberto Manfredi Selvaggi e del Direttore Generale ARPAT Pietro Rubellini, e la presentazione del protocollo d’intesa tra AssoArpa e AIDII da parte di Bianca Patrizia Andreini, Responsabile del Settore Centro regionale per la tutela della qualità dell'aria di ARPAT, il seminario ha visto alternarsi interventi che hanno affrontato il tema dell’esposizione al rumore da diversi punti di vista, tecnico ambientale, sanitario, giuridico ed amministrativo. Il rumore, infatti, soprattutto in un contesto complesso come quello delle nostre città, richiede approcci e risposte che siano sempre più condivise ed affrontate in maniera olistica.

Gaetano LicitraGaetano Licitra di ARPAT, responsabile del Dipartimento ARPAT di Pisa, ha illustrato le possibili azioni per ridurre l’inquinamento acustico, distinguendo prima di tutto tra quelle che intervengono sulla sorgente del rumore e le opere di mitigazione, ovvero interventi per limitare, ridurre o eliminare il disturbo già generato.

Tra le prime, troviamo ad esempio la scelta di pneumatici meno rumorosi, tra le seconde le barriere antirumore, che sempre più dovranno essere sostenibili, come le strutture antirumore realizzate con materiali riutilizzati o riciclati, o le barriere acustiche con metamateriali, progettate per assorbire le onde sonore utilizzando la loro specifica struttura reticolare in modo efficiente, o le barriere e/o muri verdi, che incorporano vegetazione o materiali naturali per assorbire il suono, migliorando al contempo l'estetica ambientale.

La mitigazione è possibile, non solo intervenendo sul rumore, ma anche in modi alternativi,

  • passando dai motori a combustione a quelli ad energie alternative, come l’elettrico, che dal canto suo però non risolve i problemi di inquinamento acustico per velocità superiori ai 30 km/h, dove il rumore di rotolamento prevale su quello del motore;
  • limitando l’accesso ai veicoli pesanti, soprattutto durante le ore notturne, creando per loro percorsi dedicati;
  • riducendo i limiti di velocità;
  • realizzando zone a traffico limitato e/o zone 30;
  • intervenendo sulla mobilità in generale per incentivare altre forme di trasporto meno rumoroso come la mobilità dolce;
  • realizzando nuove pavimentazioni stradali a bassa rumorosità progettate per ridurre il rumore generato dall'interazione pneumatico-strada.

Una delle novità su cui ARPAT sta lavorando nel campo della riduzione dell’esposizione al rumore riguarda l’applicazione del Metodo TCN - Tyre Cavity Noise, con il quale vengono qualificate le strade e studiato lo stato delle pavimentazioni. Tale sistema utilizza un sensore inserito dentro lo pneumatico che lo fa diventare uno strumento di misura dell’ammaloramento delle superfici stradali.

Il Progetto SalPIAm (Sostenibilità per l'ambiente e la salute dei cittadini nelle città portuali in Italia), di cui l’Agenzia è partner, riguarda la gestione sostenibile del traffico veicolare indotto dal porto attraverso lo sviluppo e l’implementazione di un sistema Intelligent Transport System (ITS), che tenga in considerazione gli impatti acustici generati dal traffico minimizzando l’esposizione al rumore della popolazione.

Antonio BaldassarreGli effetti del rumore sulla salute umana, come ha rappresentato Antonio Baldassarre del Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica dell’Università di Firenze, sono sia uditivi che non uditivi, ovvero fisiologici (es. aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, respirazione accelerata, visione a tunnel), psicologici, soprattutto legati allo stress, neurocomportamentali e quelli che riguardano le prestazioni percettivo-cognitive. Un’esposizione cronica al rumore può inoltre contribuire ad aumentare del 5% la possibilità di avere patologie cardio vascolari.

L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che l’esposizione al rumore in termini di effetti uditivi, in primis perdita di capacità uditiva, è destinata ad aumentare entro il 2050.

Nel futuro, per valutare l'esposizione, anche al rumore, dovremo lavorare in termini di "esposoma”, che prende in considerazione le esposizioni ambientali nel corso della vita (inclusi i fattori legati allo stile di vita), dal periodo prenatale in poi. A differenza del genoma, l'esposoma è infatti un'entità altamente variabile e dinamica che evolve nel corso della vita dell'individuo.

Soprattutto nelle città l’inquinamento acustico può frequentemente essere oggetto di segnalazioni ed esposti da parte di cittadini che lamentano il disturbo per rumore prodotto da

  • attività commerciali, imprenditoriali, industriali, impianti sportivi
  • attività e comportamenti privatistici (es condomini).

Santo DurelliPer affrontare i secondi, come ha ricordato Santo Durelli, avvocato del Foro di Genova, si applica la norma privatistica (art. 844 del Codice civile) mentre ai primi si applica sia la suddetta norma che quella pubblicistica (L. 447/95). L’art. 844 opera nell’ambito della tutela dall’immissione rumorosa prodotta a danno di una proprietà e proveniente da un’altra proprietà vicina e la sua finalità è principalmente quella di tutelare la salute psicofisica del suo utilizzatore. La L. 447/95 ha invece come finalità ultima quella di ridurre l’inquinamento acustico e tutelare la salute della collettività.

Per valutare la normale tollerabilità ai sensi dell’art.844 vige il criterio c.d. comparativo relativo, in base al quale, rilevato il rumore di fondo della zona, si considera intollerabile l’immissione che sia superiore a questo di almeno tre decibel. Il Giudice, però, può individuare la soglia del concreto disturbo in un valore maggiore o inferiore ai + 3 decibel.

La normativa pubblicistica prevede invece criteri rigidi e predeterminati di misurazione e di valutazione delle immissioni, distinguendo limiti assoluti e differenziali, e considera che al di sotto di determinate soglie il rumore sia trascurabile.

Le due norme differiscono anche per il procedimento di tutela: se il disturbato si avvale della tutela privatistica si rivolge direttamente a chi genera rumore e gli intima di far cessare l’immissione intollerabile, se invece si avvale di quella pubblicistica chiede al Comune di intervenire per fare rientrare una determinata attività che disturba nei limiti previsti dalla norma.

In molti casi, le persone spesso avvertono disturbo anche se i limiti sono rispettati o se l’immissione è entro la soglia considerata trascurabile, ma è comunque molto fastidiosa. In questi casi la sola tutela cui il disturbato può ricorrere è quella privatistica mediante la quale chiedere il rispetto del limite (più stringente) della normale tollerabilità. Un’immissione potrebbe essere infatti rispettosa dei limiti di accettabilità amministrativa, ma essere ritenuta (dal Giudice davanti al quale il disturbato ha azionato la tutela ex art. 844 c.c.) superiore alla normale tollerabilità in applicazione del criterio comparativo.

Jacopo Mario FogolaTra i fattori che generano rumore e quindi comportano esposti da parte di cittadini disturbati vi è la movida; a tal proposito Jacopo Mario Fogola di ARPA Piemonte ha portato l’esperienza della città di Torino che per la regolamentazione ed il governo della notte ha redatto sia il Piano di risanamento acustico «movida», per individuare le aree prioritarie di intervento, sia il Piano di governo della notte, che è andato anche a modificare tre regolamenti comunali:

  • Regolamento acustico, nel quale è stata introdotta la Valutazione previsionale di impatto acustico anche per il vociare delle persone dei dehors
  • Regolamento dehors, in cui è stato inserito l’obbligo di indicare la capienza massima
  • Regolamento esercizi pubblici (per aree di movida) dove è stata prevista la superficie dei nuovi insediamenti (75 mq) e l’obbligo di personale formato per assistenza alla clientela

Il Piano prevede anche degli strumenti tecnologici di supporto, come insegne luminose che avvisano quanto manca alla chiusura del locale, totem fonometrici, per monitorare la soglia di dB superiore ad un livello di normale tollerabilità, e azioni di comunicazione attraverso video installazioni, messaggistica luminosa, tecniche di gamification.

Sulla movida la città di Torino ha inoltre realizzato il progetto “Mover la movida”, un percorso partecipativo in sessioni di laboratorio e interviste di diverse generazioni (25 - 65 anni) e il bando “Impat-to” per attivare spazi di comunità in aree diverse da quelle di «movida», in luoghi percepiti come poco sicuri e in prossimità di servizi pubblici già esistenti (scuole, università, biblioteche, musei, teatri) o in aree verdi.

Arnaldo MelloniUn’altra fonte di rumore nelle città sono i cantieri e le infrastrutture di mobilità per i quali Arnaldo Melloni del Comune di Firenze ha presentato alcuni progetti e soluzioni di mitigazione.

Per quanto riguarda il rumore proveniente dalle infrastrutture di mobilità, la prevenzione è preferibile al risanamento: se si riesce infatti a pianificare e realizzare infrastrutture che già dall’inizio pensino all’aspetto acustico, queste diventeranno sicuramente meno impattanti. Il ruolo del progettista acustico è da questo punto di vista chiave.

Tra gli interventi di risanamento, in ordine di preferenza troviamo:

  • soluzioni sulla sorgente, ovvero l’applicazione di tecnologie per ridurre l'emissione sonora delle infrastrutture stesse
  • le barriere o altro che blocchi la propagazione del suono dalla sorgente al ricettore
  • misure di mitigazione direttamente sull'ambiente di ricezione del rumore.

Per quanto riguarda i cantieri, tra le leve per una corretta gestione acustica troviamo la preventiva comunicazione che informi sul cantiere, sui tempi nonché sugli obiettivi del cantiere stesso e l’attenzione al rispetto dei tempi e alla durata (es rischio di attività permanenti come le aree ferroviarie).

È inoltre utile inserire negli atti autorizzativi elementi che consentano un controllo senza fonometrie come gli orari, la strumentazione dettagliata (macchinari per cantieri, amplificatori per manifestazioni), la distanza dai ricettori, il numero massimo di spettatori, la posizione dei macchinari e del palco ed in generale la relazione del tecnico con le prescrizioni.

La giornata si è chiusa con uno scambio di domande e risposte tra pubblico e relatori, che ha prodotto tra l’altro proposte di miglioramento soprattutto legate alla modifica degli esami dei corsi di formazione dei tecnici competenti in acustica, definendo un gruppo numeroso di domande precompilate per avere elementi uniformi di giudizio e migliorare la qualità delle verifiche.

Per approfondimenti

 

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