Tartarughe marine: nel 2025 record storico dei nidi in Toscana e in Italia
Nel 2025 in Toscana si sono registrati 37 nidi, sono state deposte complessivamente 2724 uova e sono nate 1156 piccole tartarughe dal 49% dei nidi toscani. Per comprendere meglio alcuni dati abbiamo intervistato Sandra Hochscheid, ricercatrice della Stazione Zoologica di Napoli, responsabile scientifica del progetto Life Turtlenest
Il 2025 segna un nuovo record per le nidificazioni della tartaruga marina Caretta caretta in Toscana e in Italia: sulle coste toscane si sono registrati 37 nidi mentre in Italia, sono stati oltre 700 i nidi censiti lungo le coste, il numero più alto mai registrato nel Paese.
La Toscana con 37 nidi si colloca nel 2025 subito dopo le regioni che storicamente registrano il maggior numero di nidi in Italia: la Sicilia che supera quota 220 nidi, la Calabria con circa 180, la Campania con 114 e la Puglia con 100.
Se guardiamo la mappa interattiva che raccoglie i dati dei nidi registrati in Toscana nella stagione riproduttiva 2025 si nota che le nidificazioni sono distribuite lungo tutte le province costiere della regione: 9 a Grosseto, 11 a Livorno, 9 a Massa Carrara, 6 a Lucca e 2 a Pisa; il comune con più nidi è risultato Massa (con 8 nidificazioni).
Purtroppo 2 nidi sono stati “persi” al momento stesso della deposizione a causa di una predazione e di una inondazione per cui il bilancio finale si attesta a 35 nidi attivi, di cui 3 ancora in spiaggia con numerose uova vitali al controllo di fine ottobre. Questo è senza dubbio un fatto eccezionale per la nostra regione dove solo lo scorso anno si era registrato solo un nido attivo nel periodo autunnale con temperature ben al di sotto di quelle tipicamente estive.
Facendo un primo bilancio sui dati disponibili ad oggi dei 37 nidi toscani, registriamo che dal 51% dei nidi non si sono avute nascite mentre dal restante 49% sono nate 1156 piccole tartarughe e di queste 1060 sono riuscite ad emergere in modo autonomo dal nido; quindi riassumendo il successo di schiusa in Toscana si attesta al 43 % (valore medio) mentre il successo di emersione al 39% (valore medio).
Per comprendere meglio alcuni fenomeni che hanno caratterizzato questa stagione riproduttiva delle tartarughe C. caretta nella nostra regione abbiamo rivolto alcune domande a Sandra Hochscheid, ricercatrice della Stazione Zoologica di Napoli e responsabile scientifica del progetto europeo Life Turtlenest, coordinato da Legambiente, a cui ARPAT ha aderito come partner.
In Toscana quest'anno si è avuto il record storico con 37 nidi di C. Caretta e, guardando anche i dati di tutta Italia, è evidente una crescita numerica costante lungo tutto il litorale nazionale ed un’espansione dell’areale di nidificazione verso Nord: queste dinamiche possono essere un effetto dei cambiamenti climatici e del conseguente riscaldamento delle acque marine nel Mediterraneo, dove abbiamo registrato temperature di 27-28°C anche lungo le nostre coste (bacino ligure-tirrenico)?
Benché il cambiamento climatico giochi un ruolo importante — ad esempio creando un ambiente termico ideale per l’incubazione delle uova — l’aumento delle nidificazioni sulle nostre coste è dovuto anche alla crescita della popolazione di Caretta caretta nel Mediterraneo. Grazie a decenni di progetti di conservazione, è aumentato il numero di individui adulti e, in particolare, la proporzione di femmine adulte che esplorano nuove aree sia per l’alimentazione che per la nidificazione. Questo le porta inevitabilmente anche lungo le nostre coste.
A fine ottobre, nelle spiagge settentrionali della Toscana, abbiamo ancora qualche nido con uova vitali nonostante le temperature siano basse (medie tra 23,5 e 24°C e minime tra 16,5 e 17,5 °C) e certamente molto distanti da quelle estive: queste situazioni sono presenti anche in altre parti del Mediterraneo?
Sì, situazioni simili si osservano anche in altre parti del Mediterraneo, e non solo: si verificano anche in aree del mondo dove è presente una marcata stagionalità con variazioni di temperatura. I nidi deposti più tardi nella stagione possono trovarsi ancora in fase di incubazione quando le temperature scendono al di sotto del range ottimale. Questo abbassamento termico rallenta ulteriormente lo sviluppo embrionale, prolungando la durata dell’incubazione ed esponendo le uova a temperature sempre più basse. Anche se gli embrioni possono restare vitali per lunghi periodi a temperature inferiori, lo sviluppo prolungato comporta un maggiore consumo energetico, e in alcuni casi le riserve non sono sufficienti per completare il processo fino alla schiusa.
Nel 2025, nei nidi della Toscana, sono state trovate molte uova senza alcuno sviluppo embrionale: che ipotesi si possono fare sulle cause di questa mancata o non efficace fecondazione delle uova ed il fenomeno è stato registrato anche in altre parti d'Italia? Potrebbe essere messo in relazione ad un aumento nel numero di femmine e, quindi, alla crescente difficoltà di trovare maschi in età fertile?
Questa è una delle possibili ipotesi, ma è fondamentale indagare con attenzione se si tratta davvero di uova non fecondate oppure di un arresto dello sviluppo embrionale nelle primissime fasi. È molto difficile identificare i primi stadi di sviluppo in uova che vengono ispezionate solo al termine del periodo di incubazione, che dura almeno 50 giorni, quando spesso sono già deteriorate dai processi di decomposizione. È normale che, con l’aumento generale del numero di nidi, aumentino anche i casi in cui non si osservano neonati vitali. Abbiamo riscontrato situazioni simili anche in Campania, dove quest’anno abbiamo registrato il record di 114 nidi.
La tartaruga comune (Caretta caretta) è classificata nella lista rossa IUCN come "Vulnerabile" (VU), cioè specie a rischio a causa di minacce come l'inquinamento, l'impatto della pesca, la perdita di habitat e il cambiamento climatico, ma l'aumento delle popolazioni presenti nel Mediterraneo potrebbe modificare il livello di protezione?
La popolazione mediterranea di Caretta caretta è già stata classificata come 'a minore preoccupazione' nell’ultima valutazione del 2018, considerata il risultato di decenni di progetti di conservazione sulle spiagge di nidificazione del Mediterraneo orientale. Si può quindi parlare di una vera storia di successo per la conservazione delle tartarughe marine in questa regione, e il recente aumento delle nidificazioni nel Mediterraneo occidentale sembra confermare ulteriormente questo trend positivo. Tuttavia, il Marine Turtle Specialist Group della IUCN ha sottolineato che questo stato di conservazione dipende fortemente dal mantenimento delle misure di tutela attualmente in atto: una loro interruzione potrebbe far aumentare nuovamente il livello di rischio per la popolazione.






