Il ruolo delle foreste vetuste per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici
Il tema trattato nell’ambito della conferenza internazionale promossa dall’Arma dei Carabinieri dal 1° al 3 ottobre 2025
Nel cuore del nostro pianeta sopravvivono ancora luoghi che sembrano sospesi nel tempo: sono le foreste vetuste, ecosistemi antichissimi dove l’uomo ha inciso poco o nulla e la natura detta ancora le proprie regole. Questi boschi primordiali, rari e preziosi, custodiscono un patrimonio di biodiversità unico, fatto di alberi secolari, habitat complessi e specie animali e vegetali che altrove rischiano l’estinzione. In un’epoca segnata dal cambiamento climatico, dal consumo indiscriminato di risorse e dall’impronta sempre più invasiva delle attività umane, le foreste vetuste rappresentano non solo una memoria vivente della storia naturale, ma anche un alleato insostituibile per il futuro dell’umanità, mostrando l’efficacia di una resilienza fondata sulla pazienza millenaria e sulla solidarietà ecologica.
Durante la conferenza internazionale “Foreste Vetuste e Antichi Alberi”, il tema è stato affrontato con un approccio sistemico e interdisciplinare, attraverso molteplici chiavi interpretative: naturalistica, selvicolturale, culturale-spirituale ed ecologico-climatica. Proprio da quest’ultimo punto di vista emerge con forza la loro importanza inestimabile: queste foreste agiscono come preziosi serbatoi di carbonio, contribuendo a rallentare il riscaldamento globale. Le chiome imponenti intercettano le piogge, regolano i flussi d’acqua e proteggono i bacini idrici, mentre la stratificazione della vegetazione crea microclimi che offrono rifugio a specie rare. Esse risultano quindi fondamentali per comprendere gli impatti del cambiamento climatico in contesti dove l’influenza delle attività antropiche è minima e sono cruciali per la conservazione della biodiversità, grazie alla loro continuità ecologica che permette la persistenza di specie a lenta colonizzazione e al mantenimento di strutture indispensabili a numerosi organismi.
Nonostante la loro forza millenaria, le foreste vetuste restano fragili. Minacciate dall’avanzata delle attività umane, dalla deforestazione, dagli incendi sempre più intensi e dalle stesse alterazioni climatiche che dovrebbero contrastare, rischiano di vedere compromesso il loro delicato equilibrio. Difenderle significa non solo preservare la memoria viva del pianeta, ma anche attuare politiche di mitigazione efficaci e garantire così un futuro in cui l’uomo e la natura possano continuare a convivere.
La conservazione delle foreste vetuste è oggi una priorità riconosciuta a livello internazionale. Questi ecosistemi, fondamentali per la biodiversità e per la lotta al cambiamento climatico, richiedono misure specifiche che vadano oltre la semplice protezione legale. Tra le azioni più rilevanti figurano l’istituzione di aree protette e la creazione di reti nazionali e internazionali – come la Rete Nazionale dei Boschi Vetusti in Italia – che ne garantiscono il monitoraggio costante. Accanto alla conservazione, il ripristino svolge un ruolo strategico: interventi di rinaturalizzazione, riduzione delle pratiche forestali intensive e promozione di una gestione orientata all’evoluzione naturale permettono ai boschi di ritrovare equilibrio e resilienza. Fondamentali sono inoltre la ricerca scientifica e l’educazione ambientale, strumenti che aiutano a diffondere consapevolezza e a coinvolgere le comunità locali nella tutela.
Il destino delle foreste vetuste dipenderà dalla capacità di trasformare impegni e strategie in azioni concrete. Proteggere e valorizzare questi ecosistemi unici può rappresentare una delle risposte più efficaci alla crisi climatica e un’eredità di valore incalcolabile da consegnare alle generazioni future.