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Mare toscano, ARPAT propone un nuovo piano di monitoraggio

07/11/2025 11:00

L’Agenzia ha proposto alla Regione Toscana una revisione che punta a realizzare monitoraggi più mirati e coerenti con le criticità emerse dai dati ambientali raccolti negli ultimi 10 anni

Mare toscano, ARPAT propone un nuovo piano di monitoraggio

Foto di frank mckenna su Unsplash

Dopo quasi dieci anni dal varo dell’attuale piano di monitoraggio delle acque marino-costiere (DGRT 608/2015), ARPAT propone una revisione profonda del sistema di controllo ambientale del mare toscano.

La proposta, inviata alla Regione Toscana nel febbraio 2025 e attualmente al vaglio dei settori competenti, punta a conciliare la tutela ambientale con un uso più efficiente delle risorse tecniche, economiche e umane.

L’obiettivo è quello di aggiornare il piano sulla base dei risultati e delle criticità emerse negli ultimi vent’anni, potenziando la qualità scientifica dei monitoraggi e concentrando gli sforzi dove le pressioni ambientali risultano più forti.

La costa toscana, lunga e articolata, è soggetta a molteplici pressioni ambientali, ben identificate dal D.Lgs. 152/2006. Si tratta di fattori naturali e antropici che influenzano la qualità ecologica e chimica delle acque:

  • immissione di nutrienti e sostanze inquinanti (provenienti da fiumi o scarichi industriali),
  • prelievo di acque per usi industriali e dissalatori,
  • alterazioni morfologiche della costa (porti, dragaggi, ripascimenti),
  • sfruttamento delle risorse marine (pesca, maricoltura, traffico marittimo).

Tra le principali fonti di pressione si segnalano i fiumi Magra, Serchio, Arno, Cecina, Bruna, Ombrone e Albegna, le lagune costiere come Orbetello e Burano, e i grandi poli portuali e industriali di Marina di Carrara, Livorno, Piombino, Portoferraio e Rosignano Solvay.

ARPAT propone una riprogettazione della rete di monitoraggio per rendere più coerente la localizzazione delle stazioni di campionamento rispetto alle reali pressioni ambientali.

Alcuni esempi emblematici riguardano:

  • la sostituzione della stazione alla foce del Fiume Morto (non rappresentativa) con una davanti alla foce dell’Arno, principale corso d’acqua toscano e fonte di carichi significativi di nutrienti e inquinanti;
  • il ripristino di un punto di monitoraggio a ridosso del porto di Livorno, invece dell’attuale stazione di Antignano, troppo distante per valutare l’impatto portuale;
  • un nuovo posizionamento delle stazioni a Piombino, spostate verso l’area portuale per analizzare più efficacemente gli effetti del traffico marittimo e delle attività industriali.

Parallelamente, viene proposta l’eliminazione del corpo idrico “Costa dell’Uccellina”, privo di pressioni antropiche e assimilabile per caratteristiche naturali alla vicina “Costa dell’Ombrone”, che ne assorbirebbe l’estensione.

Una delle novità più interessanti riguarda la ridefinizione dei corpi idrici dell’Arcipelago Toscano, si tratta di una vera e propria riorganizzazione dell’Arcipelago Toscano . Invece della distinzione attuale tra Isola d’Elba e Isole minori, si propone una suddivisione in due macroaree per rappresentare meglio la diversità ambientale e le differenti dinamiche idrologiche tra le due porzioni del Tirreno toscano:

  • Arcipelago Toscano Nord, comprendente la parte settentrionale dell’Elba (da Pomonte a Porto Azzurro), Capraia e Gorgona;
  • Arcipelago Toscano Sud, che include la parte meridionale dell’Elba e le isole di Pianosa, Montecristo, Giglio e Giannutri.

Le stazioni principali di monitoraggio sarebbero localizzate rispettivamente a Elba Nord e al Giglio, con punti aggiuntivi per la Posidonia oceanica e le macroalghe nelle aree di Capraia ed Elba Sud.

La revisione proposta da ARPAT mira anche a integrare meglio i diversi elementi di qualità biologica — fitoplancton, macroalghe, macrozoobenthos e Posidonia oceanica — con la valutazione dello stato chimico di acque e sedimenti.

In altre parole, si intende concentrare in ciascun corpo idrico i punti di osservazione in una zona più ristretta, così da ottenere una visione più integrata e coerente dello stato dell’ambiente marino.

Inoltre, si propongono aumenti di campionamenti per i due principali indicatori biologici (macrozoobenthos e Posidonia oceanica) al fine di migliorarne la valutazione ed una riduzione delle analisi chimiche per tutti quei parametri (il 70%) che sono risultati assenti (non quantificabili) negli ultimi 11 anni in tutte le acque marine della Toscane.

Le vere novità operative riguardano quattro nuove stazioni su quindici complessive, una riduzione del 20% rispetto al 2024, con l’obiettivo di eliminare punti ridondanti e concentrare gli sforzi su aree realmente rappresentative.

Un capitolo importante riguarda il monitoraggio del bioaccumulo nei molluschi bivalvi, indicatori fondamentali per lo stato chimico delle acque. L’Agenzia ha verificato che le popolazioni naturali di mitili e telline si sono drasticamente ridotte negli ultimi anni, per questo propone di adottare il sistema del “Mussel Watch”: mitili provenienti da un unico allevamento verrebbero posizionati in mare dentro gabbie per circa 30 giorni, prima di essere analizzati per la presenza di sostanze come idrocarburi policiclici aromatici, diossine e composti diossina-simili. Questa tecnica, già utilizzata a livello internazionale, permetterà di coprire la totalità dei corpi idrici costieri, uniformare i dati e migliorare la comparabilità dei risultati nel tempo.

Il nuovo piano — ancora in fase di valutazione da parte della Regione Toscana — rappresenta, quindi, un salto di qualità nella gestione delle informazioni ambientali marine.

ARPAT punta a un sistema più flessibile e scientificamente avanzato, capace di rispondere alle sfide attuali: l’aumento delle pressioni antropiche, l’effetto dei cambiamenti climatici e la necessità di ottimizzare risorse pubbliche.

Un approccio che guarda al futuro del mare toscano non solo come ecosistema da preservare, ma anche come bene comune da conoscere e gestire con rigore scientifico.

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