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Economia circolare, seminario sul recupero di litio dalle "brine" geotermiche

La Regione Toscana guarda agli scarti della geotermia come opportunità per un approvvigionamento sostenibile e strategico di materie prime critiche

Economia circolare, seminario sul recupero di litio dalle "brine" geotermiche

Un momento del confronto sul tema litio e suo recupero

17/07/2025

Un seminario con tecnici ed esperti del settore per valutare la possibilità e le potenzialità del recupero di litio dalle brine geotermiche, nell’ambito di una strategia di economia circolare. L'incontro si è svolto oggi, 17 luglio 2025, a Firenze, nella sede della Presidenza della Regione Toscana.

In un contesto globale, caratterizzato da una crescente domanda e da un'offerta limitata di materie prime critiche (MPC), l’Unione Europea e l’Italia si trovano di fronte alla necessità di diversificare e rendere più sostenibili le fonti di approvvigionamento. Tra queste risorse, il litio riveste un ruolo fondamentale per la transizione energetica, in particolare per la produzione di batterie per veicoli elettrici e sistemi di accumulo energetico.

Sono intervenuti Monia Monni, assessora regionale all’ambiente, con un intervento su “Economia circolare come sistema economico di riduzione del consumo di risorse e di impatto sull’ambiente”; Pietro Rubellini, direttore generale di ARPAT, che ha illustrato “L’importanza dell’economia circolare nella riduzione del fabbisogno delle materie prime critiche” e Francesca Andreis del settore geotermia ARPAT che ha contribuito con una relazione su “Le attività di monitoraggio e controllo di ARPAT e le conoscenze sulle brine geotermiche”.Hanno arricchito l’evento i contributi di Domenico Cipriano, Ricerca Sistema  Energetico (R.S.E. S.p.A.) con una relazione sulle “Materie prime critiche: la ricerca R.S.E.”, Maurizio Guerra, ISPRA – che ha parlato dei “Minerali strategici dalle brine geotermiche” e Andrea Dini, Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR (IGG-CNR Pisa) che ha focalizzato l’attenzione sul “Potenziale per litio in Italia: quale ruolo e prospettive nel panorama globale”.

Le "brine" geotermiche, di cui esistono varie tipologie, rappresentano una risorsa ancora poco sfruttata ma estremamente promettente per l’estrazione di litio. In Europa, aree ad alto potenziale sono già state identificate, tra cui la Upper Rhine Valley in Germania e, in Italia, alcune zone della Toscana e del Lazio.

La dipendenza europea da forniture esterne – spesso concentrate in pochi Paesi terzi – accentua il rischio di interruzioni lungo la catena di approvvigionamento. Il Regolamento UE 2024/1252 ha ufficialmente riconosciuto il litio come materia prima critica, evidenziando l’urgenza di sviluppare fonti interne alternative. A supporto di questa transizione, l’Italia ha introdotto il Decreto-legge 84/2024, che definisce un quadro normativo per accelerare lo sviluppo di progetti strategici legati all’estrazione, trasformazione o riciclo delle CRM (Critical Raw Materials). Il decreto prevede procedure semplificate e stabilisce requisiti di sostenibilità ambientale, sociale e tecnica, basati su criteri internazionalmente riconosciuti (UNFC).

La valorizzazione delle risorse geotermiche per l’estrazione del litio si inserisce perfettamente in una visione di economia circolare: un modello in cui i processi produttivi permettono il massimo del recupero di materiali anche dagli scarti di produzione.

“ARPAT – ha spiegato il presidente Eugenio Giani, in conclusione della mattinata, - sta lavorando ad uno studio per comprendere se è possibile ottenere del litio, materia critica e strategica per la transizione green, dai fluidi del processo geotermico, nei quali è presente in quantità non trascurabile. Della possibilità di recuperare il litio dai fluidi geotermici abbiamo già parlato anche con Enel Green Power, durante l'anno che ha condotto al nuovo accordo per il rinnovo delle concessioni geotermiche. Visto che gli studi dimostrano la presenza di materiali rari nei fluidi geoermici presenti nel sottosuolo, abbiamo quindi incaricato ARPAT di studiare la possibilità e l’impatto di un loro eventuale recupero. Questo significherebbe il rilancio di un'attività di economia circolare in Toscana non impattante sul territorio. I primi riscontri sono positivi e per questo il nostro studio va avanti”.

“Tra le materie critiche, Il litio – spiega l’assessora regionale all’ambiente ed all’economia circolare Monia Monni - rappresenta una risorsa essenziale per l'economia e la tecnologia moderna, il cui approvvigionamento è difficile e rischioso. Si tratta di una materia prima critica strategica per settori come l'elettronica e le infrastrutture digitali e data la sua scarsità e le difficoltà di approvvigionamento c’è addirittura chi parla di riattivare vecchie miniere situate in territori di pregio. Come Regione Toscana, invece, stiamo valutando la possibilità di recuperare il litio dagli scarti del processo di sfruttamento dell'energia geotermica, cioè di attuare alla massima potenza il concetto chiave dell’economia circolare: il recupero di materie prime dagli scarti”. “I fluidi geotermici contengono litio – aggiunge l’assessora – questo è un fatto. Noi vogliamo capire se e come è possibile recuperarlo e rimetterlo sul mercato. Per fare questo ci affidiamo al nostro braccio tecnico-scientifico, ARPAT e agli esperti della società Ricerca Sistema Energetico (R.S.E. SpA) che è una società controllata dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE S.p.A.) interamente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze”.

"Secondo le stime dell’International Energy Agency (IEA), la richiesta di litio è cresciuta del 30% e dal 2029 l'estrazione mineraria non sarà più sufficiente a coprire la domanda, considerando il fatto che i minerali sono a bassa concentrazione di litio", - ha affermato Pietro Rubellini, direttore di ARPAT - "Inoltre, dal punto di vista degli impatti ambientali gli scavi sono altamente impattanti e la capacità estrattiva del litio incontra limiti tecnologici oggettivi. Pertanto, bisogna far ricorso all'economia circolare e mettere in atto strategie tecnologicamente avanzate finalizzate all'individuazione di flussi di rifiuti industriali e urbani ad elevato contenuto di litio, quali ad esempio i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). È l’idea che sta alla base dell'urban mining, nota come 'estrazione urbana' con cui si intende il processo virtuoso che permette di effettuare una raccolta differenziata finalizzata ad estrarre dai rifiuti, metalli e materiali preziosi e rari, destinate a entrare in un circuito di economia circolare in veste di materie prime seconde, dando così nuova vita a quelli che normalmente sarebbero stati trattati come scarti. Trasformare le discariche in miniere è invece, alla base del landfill mining, ovvero svuotare ed estrarre materie prime valorizzabili come i rifiuti elettronici dalle vecchie discariche. Il ruolo di ARPAT - ha concluso Rubellini - è quello di definire le pratiche corrette e i flussi rispetto a questo tipo di attività. E tra queste vi rientra la possibilità di estrarre litio dalle brine geotermiche di scarto, derivanti dalle attività di sfruttamento dell'energia geotermica".

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