Vai ai contenuti. | Spostati sulla navigazione

Sei in: Home Notizie 2025 4°Forum Legambiente Arezzo - altri interventi

Dove Siamo

 

Acqua e industria al centro del 4° Forum Legambiente ad Arezzo

15/05/2025 11:00

Tutelare la risorsa idrica tra sviluppo sostenibile e crisi climatica

Acqua e industria al centro del 4° Forum Legambiente ad Arezzo

4°Forum Acqua di Legambiente - Arezzo 9 maggio 2025

Si è tenuto il 9 maggio 2025, presso la Camera di Commercio di Arezzo e Siena, il 4° Forum Acqua organizzato da Legambiente. Al centro dell’incontro, il tema dell’impronta idrica e il delicato rapporto tra risorse idriche e distretti industriali, in un contesto di crescente emergenza climatica e ambientale. 

L’appuntamento arriva a pochi giorni dall’Overshoot Day europeo (6 maggio 2025), data simbolica che segna l’esaurimento delle risorse naturali annuali disponibili per l’Unione Europea. Un campanello d’allarme che risuona con forza anche sul tema dell’acqua, sempre più minacciata da inquinamento e consumo eccessivo. 

Acqua come risorsa cruciale per lo sviluppo sostenibile del territorio 

segretario camera commercio arezzoMarco Randellini, segretario generale della Camera di Commercio di Arezzo e Siena, in qualità di "padrone di casa", ha avviato i lavori della giornata, sottolineando come il forum rappresenti un’occasione importante di riflessione collettiva: “L’acqua è una risorsa cruciale per lo sviluppo del territorio e per il benessere della nostra comunità. Siamo impegnati nel monitoraggio dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, tra cui rientra la gestione sostenibile e l’accesso equo alla risorsa idrica”. Randellini conclude il suo intervento ricordando che, a livello locale, è necessario affrontare, in modo urgente, la questione di Montedoglio, una delle risorse più significative del territorio aretino. 

Legambiente: “Rapporto acqua-industria da ripensare” 

Il presidente di Legambiente Toscana, Franco Ferruzza, ha evidenziato l’obiettivo del Forum: “Questa edizione è dedicata all’acqua e ai distretti industriali. Parliamo di consumo, riutilizzo delle acque piovane e gestione dei reflui. Serve conoscere il quadro regionale ma anche valorizzare le buone pratiche esistenti”. 

Il responsabile scientifico nazionale, Andrea Minutolo, ha ricordato che, di recente, l’Europa ha approvato la Strategia europea per la resilienza idrica, definita da Legambiente come una sorta di "Blue Deal". Solo il 31% dei corpi idrici superficiali europei è in buono stato chimico, mentre il 23% delle acque sotterranee è classificato come scarso. Per migliorare questa situazione bisogna puntare a maggiore efficienza idrica, lotta all’inquinamento e soluzioni basate sulla natura. Al tempo stesso, è urgente agire su contaminanti come pesticidi, microplastiche, farmaci e PFAS. 

MinutoloLa tutela delle acque superficiali e sotterranee è importante perché da queste attingiamo per avere acqua potabile. Tra i maggiori responsabili di questa situazione di inquinamento, abbiamo sostanze definite ubiquitarie, persistenti, tossiche e bioaccumulabili, mercurio, ritardanti di fiamma e altre sostanze. Se riuscissimo ad eliminare queste sostanze dall’ambiente, la qualità delle acque migliorerebbe e molti corpi idrici passerebbero in classe “Buono”. 

Il 78% dei fiumi italiani è in buono stato chimico, il 13% è in stato chimico non buono e la rimante parte non è stata ancora classificata. Per quanto riguarda i laghi il 79% è in buono stato chimico, 11% non è in buono stato chimico e il 9% non è classificato. La situazione a livello nazionale è eterogenea, i dati dei monitoraggi cambiano da distretto a distretto. 
Per le acque sotterranee, il 70% è in stato buono mentre il 27% (circa 1/3) è stato classificato come di qualità scarsa e il 3% non è classificato. 

A fronte di questo quadro, nascono alcune considerazioni.

La prima riguarda l’aggiornamento della normativa, esistono inquinanti emergenti che non vengono monitorati. La normativa, a livello europeo, va nella direzione di monitorare le nuove sostanze chimiche utilizzate da parte dell’industria. La seconda attiene al fatto che non si tiene conto dell’”effetto cocktail”, possiamo avere tante sostanze che rispettano i limiti di legge ma la cui somma può avere un effetto sinergico che andrebbero valutato, soprattutto dal punto di vista sanitario. 

Bisogna mettere al centro la risorsa idrica e non altri interessi. Non sarà facile, perché il mondo industriale che utilizza queste sostanze, è necessario, quindi, avere più coraggio, fare più controlli e rafforzare il servizio idrico integrato sia nella componente potabilizzazione che gestione dei reflui.  Infine, è necessario rendere accessibili i dati ambientali ma non in maniera passiva, non è sufficiente mettere il dato on line, bisogna fare campagne di informazione, attive e rivolte ad un pubblico ampio. 

La prima tavola rotonda della mattina, dal titolo ”Qualità chimica della risorsa idrica, industria scenari futuri” ha visto come relatori Isabella Bonamini, Pietro Rubellini e Luca Lucentini. 

 La Toscana tra luci e ombre 

Isabella Bonamini dell’Autorità di distretto dell’Appennino settentrionale ha evidenziato come in Toscana ci siano oltre 700 corpi idrici monitorati. “Il 76% è in buono stato quantitativo, il distretto del Valdarno superiore mostra alcune criticità. Lo stato chimico non buono nella falda della Valdichiana è legato a inquinamento agricolo da nitrati e glifosato”. 

A livello nazionale, la normativa individua i distretti idrografici, che rappresentano una scala di riferimento per gestire l’acqua in una precisa area territoriale. In Italia, il distretto è stato inteso come sommatoria di molti bacini contigui con caratteristiche simili, in particolare il distretto dell’Appenino settentrionale rappresenta la sommatoria di tantissimi bacini simili. 

Dopo la Direttiva quadro, abbiamo avuto altre Direttive come quella sulle acque sotterranee e sugli standard ambientali, con l'indicazione delle soglie chimiche per le sostanze considerate prioritarie a livello europeo. Negli anni 2000, era chiaro già che la lista di inquinanti non fosse esaustiva ma da aggiornare nel tempo, perché gli studi e i monitoraggi facevano emergere nuove sostanze inquinanti.

Lo strumento attuativo della direttiva quadro sulle acque è il Piano di gestione delle acque. Il “buono” stato è definito diversamente per le acque superficiali e sotterranee. Per le prime, è stabilito dallo stato ecologico e chimico, mentre, per le acque sotterranee si prende in considerazione lo stato quantitativo e quello chimico. La classificazione è molto complessa, perché è il frutto di un’intensa attività di monitoraggio, che si realizza nell'arco temporale di 6 anni.  

Il punto di vista dell’Istituto Superiore di Sanità: qualità dell'acqua e tutela la salute 

Chiude i lavori della prima tavola rotonda, Luca Lucentini, direttore del Centro nazionale per la sicurezza delle acque dell’Istituto Superiore di Sanità, con un messaggio chiaro: “La qualità dell’acqua va ripristinata, non solo preservata. Tra gli inquinanti più preoccupanti vi è l’acido trifluoroacetico, un PFAS che non può essere rimosso. È necessario vietarlo per proteggere la salubrità dell’acqua e garantire la salute umana”. 

Lucentini - ISSLucentini ha poi denunciato l’inefficienza del principio ‘chi inquina paga’, ricordando che la depurazione, oggi, è a carico dei cittadini, che pagano per eliminare inquinamenti spesso prodotti dalle industrie. 

Bisogna conoscere la situazione dell’acqua, a livello locale, senza dimenticare che le sfide sono anche globali, e certe situazioni critiche possono essere vinte solo con politiche molto ambiziose anche di livello internazionale, per questo non possiamo permetterci di mettere in discussione alcune organizzazioni internazionali e il loro operato. Se l’ambizione è più “alta”, magari di dimensione europea, si mettono in campo divieti e obblighi ma anche opportunità di ricerca, con finanziamenti per trovare soluzioni alternative, consapevoli del fatto che certi impatti sui sistemi idrici non possono essere gestiti con la rimozione delle sostanze presenti in acqua. 

Dal primo tavolo del forum emerge un appello unanime a istituzioni, imprese e cittadini: occorrono coraggio, ambizione e responsabilità per proteggere una risorsa fondamentale per la vita. La gestione idrica non può più essere delegata alla sola efficienza tecnica, ma richiede scelte politiche forti, trasparenza e coinvolgimento attivo della popolazione. 

Azioni sul documento
Strumenti personali