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I dati sulla qualità delle acque interne presentati al 4°Forum di Legambiente ad Arezzo

12/05/2025 15:10

Gli ultimi dati, 2022-2024, mostrano alcuni trend in peggioramento ed altri stazionari

I dati sulla qualità delle acque interne presentati al 4°Forum di Legambiente ad Arezzo

Intervento del Direttore generale - 9 maggio 2025 - Arezzo

Pietro Rubellini, Direttore generale di ARPAT ha partecipato, il 9 maggio 2025, ad Arezzo, al 4° Forum acqua organizzato da Legambiente e dedicato al rapporto tra l’acqua e i distretti industriali.

Rubellini - forum acqua - jANel suo intervento, Rubellini ha fatto una panoramica sullo stato ecologico e chimico dei fiumi, laghi e invasi, acque di transizione e acque sotterranee in Toscana, con un focus sul triennio 2022-2024. Si tratta degli ultimi dati prodotti dall’Agenzia, che chiudono il triennio 2022-2024 e, confrontati con quelli del triennio precedente (2019-2021), forniscono un quadro della qualità delle acque in Toscana.

Il Direttore generale, Pietro Rubellini, ha spiegato ai molti giovani presenti che ARPAT lavora all’interno di una rete, il Sistema nazionale di protezione ambientale (SNPA), che unisce tutte le Agenzie regionali e provinciali presenti in Italia, con un coordinamento anche a livello europeo, grazie ad un suo rappresentante all’interno dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA).

Rubellini ha invitato i giovani a prendersi cura dell’ambiente ed a preservare l’acqua superficiale e sotterranea in quanto fonte di approvvigionamento di acqua potabile. “La risorsa idrica, talvolta, viene data per scontata- ha sottolineato il Direttore- in quanto di facile accessibilità ma, in futuro, potrebbe scarseggiare e potrebbe essere difficile da reperire. Infatti, nel terzo millennio, l’acqua sarà uno dei beni più importanti. Per questo, va rispettata e riutilizzata il più possibile. Rispettare l’acqua significa, in primo luogo, non inquinarla”.

ARPAT controlla la risorsa idrica con monitoraggi operativi e di sorveglianza. I primi coinvolgono i corpi idrici in “difficoltà”, ovvero che necessitano di particolare attenzione, i secondi, invece, riguardano i corpi idrici da sorvegliare ma dove non si registrano criticità puntuali.

Legambiente-Arezzo-pubblicoL’attività di monitoraggio dell’Agenzia riguarda i monitoraggi ecologici e quelli chimici; quest'ultimi al centro del 4° Forum sull’acqua promosso da Legambiente. “Misurare lo stato di salute” dell’ambiente è fondamentale per dare attuazione al principio “one health”, “una sola salute”, un concetto integrato che riconosce l'interconnessione tra la salute degli esseri umani, degli animali e dell'ambiente. I monitoraggi realizzati dall’Agenzia consentono, quindi, di avere un quadro dello “stato di salute” dell’ambiente anche per comprendere meglio, e con l’aiuto di altri soggetti istituzionali, le correlazioni tra salute ambientale e salute umana. Per fare questo, è necessario effettuare un gran numero di analisi, sia chimiche che biologiche, circa 90.000, ogni anno. Si tratta di un lavoro cospicuo che richiede personale specializzato ma anche risorse economiche importanti.

Cosa emerge dai monitoraggi effettuati dall’Agenzia?

“In termini generali – afferma Rubellini - non stiamo andando bene, anche se, complessivamente, non possiamo dire che la Toscana stia male, grazie all’attuazione di politiche della depurazione, controlli sui comparti industriali e altre misure mirate, che, nel tempo, hanno determinato miglioramenti delle acque superficiali. Purtroppo, però, negli ultimi anni la tendenza sta peggiorando”.

Questo può essere attribuibile a due fattori.

  • Il periodo pandemico ha inciso sui valori del triennio 2019-2021, in quanto le attività produttive erano ferme e la ripartenza, in molti settori, è stata lenta. Il 2022-2024, invece, è risultato il triennio della ripartenza, con effetti anche sullo stato chimico delle acque soprattutto quelle superficiali.
  • Il cambiamento climatico influisce sul regime delle piogge, determinando periodi di siccità e basse portate nei corsi d’acqua. Se la quantità di acqua è minore, gli inquinanti si concentrano, con evidenti impatti sullo stato ecologico e chimico della risorsa idrica.

Questi due fattori, messi insieme, possono giustificare alcune inversioni di tendenza che emergono dai dati dell’ultimo triennio di monitoraggio, 2022-2024.

Rubellini ha illustrato poi la situazione delle acque in Toscana, fornendo un quadro sintetico della situazione nella nostra regione.

  • Fiumi: solo una minoranza raggiunge la qualità ecologica "buona", con una riduzione di quelli in classe "elevata" e un aumento di quelli in classe "sufficiente". Lo stato chimico mostra un aumento dei corpi idrici "non buoni", influenzati da vari inquinanti, inclusi metalli pesanti e PFOS.
  • Laghi e Invasi: lo stato ecologico risulta generalmente "sufficiente”. Lo stato chimico è prevalentemente "buono", ma il 20% è compromesso da mercurio, nichel e benzo[a]pirene.
  • Acque di Transizione: lo stato ecologico si mostra "sufficiente", ma stato chimico risulta problematico nella maggior parte dei punti.
  • Acque Sotterranee: il 35% si trova in stato "scarso", principalmente a causa della scarsità idrica legata al cambiamento del clima e alla presenza di inquinanti specifici come i nitrati.

Per quanto riguarda i PFAS e i fitofarmaci, i dati evidenziano la presenza diffusa di residui di PFAS nelle acque interne superficiali, con una percentuale significativa di stazioni che supera i limiti di quantificazione e gli standard di qualità ambientale. I fitofarmaci rappresentano un'ulteriore problematica, con stazioni che presentano residui e superamenti.

Pubblico presente al 4 forum acqua Arezzo“La sfida, che si trova ad affrontare l’Agenzia nello svolgere il proprio lavoro, sta crescendo - sottolinea il Direttore-, sia per le modifiche normative cha fanno evolvere il quadro legislativo di riferimento sia per i nuovi inquinanti da ricercare. A questo, si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico che incidono sulla quantità ma anche sulla qualità delle matrici ambientali”. Infatti, il cambiamento climatico, in un clima mediterraneo, influisce sul ciclo delle acque, in termini quantitativi, pensiamo alla piana fiorentina, colpita da due alluvioni in tre anni, ma anche qualitativi. Per comprendere meglio quest’ultimo aspetto, Rubellini ha proposto due esempi. Il primo riguarda le falde profonde, dove si annidano inquinanti, presenti ormai da molto tempo. Cambiando il regime delle piogge, riducendosi il quantitativo di acqua nelle falde profonde, accade che, quando si pompa l’acqua, possano emergere anche inquinanti che sono lì da tempo, spargendoli nuovamente sul terreno. Il secondo esempio è quello della Val di Cornia, sulla costa toscana, in provincia di Livorno. In questo caso, infiltrandosi meno acqua piovana nelle falde sotterranee, aumenta il cuneo salino, di conseguenza l’acqua che viene pompata è salmastra e, se viene sparsa sul terreno, determina un inquinamento salino dei suoli.

Rubellini ha concluso il suo intervento ricordando al pubblico presente ad Arezzo che l’Agenzia pubblica, ogni anno, una serie di report con cui rende nota l’attività realizzata e i dati raccolti necessari a “disegnare” lo stato di salute dell’ambiente in Toscana.

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