ARPAT, ISPRA e ARPAE Emilia-Romagna impegnate per la verifica del ripristino del danno ambientale alla diga di Pavana (PT)
Per ripristinare il danno ambientale, il gestore della diga ha immesso alcune specie ittiche nel torrente Limentra di Sambuca e nel fiume Reno
Nei giorni 21 e 22 luglio, personale del Dipartimento Arpat di Pistoia è stato impegnato in sopralluoghi con esperti di ISPRA e di Arpae Emilia-Romagna lungo il torrente Limentra di Sambuca e il fiume Reno, allo scopo di verificare l'efficacia degli interventi di ripristino ambientale alla diga di Pavana (PT) a seguito all'evento dannoso del 2020. Allora, le operazioni di svaso della diga causarono una consistente immissione incontrollata di sedimenti nel torrente Limentra di Sambuca immediatamente a valle dell’invaso nel territorio toscano e in un lungo tratto del fiume Reno nel territorio emiliano, provocando una moria diffusa di fauna ittica e l’alterazione delle comunità ecologiche fluviali.
A seguito dell’evento, il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha disposto, con le ordinanze ministeriali 8968/2021 e 81/2024, che il gestore della diga ripristinasse il danno ambientale accertato ai sensi della parte sesta del D.Lgs 152/06.
Negli stessi giorni di luglio, personale specializzato, incaricato dal Gestore della diga, ha effettuato rilievi della fauna ittica mediante elettropesca in tre stazioni: una sul Limentra di Sambuca e due sul fiume Reno, per verificare l’efficacia delle re-immissioni di numerosi esemplari di pesci quali interventi di riparazione primaria del danno. Le immissioni nei corsi d’acqua interessati, effettuate nell’autunno 2024, hanno riguardato specie come vaironi, scazzoni e cobiti. Il gestore, entro 30 giorni, renderà disponibili gli esiti della campagna di monitoraggio.
L'obiettivo specifico delle verifiche è monitorare il recupero delle popolazioni ittiche, un indicatore biologico chiave dello stato ambientale degli ecosistemi fluviali colpiti. Il Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA), coinvolto fin dalle prime fasi nell'accertamento del danno, è ora chiamato a valutare scientificamente l'efficacia delle azioni correttive messe in atto dal responsabile del danno.
Questi sopralluoghi hanno rappresentato un ulteriore passo nel lungo iter di tutela ambientale avviato dallo Stato nel 2020. Il lavoro istruttorio e l'attività sul campo del SNPA dimostrano l'impegno per la ricostruzione degli ecosistemi fluviali compromessi come accertato nell'ambito delle procedure di danno ambientale.