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Infiltrazione e trasporto di marmettola nelle falde acquifere carsiche apuane

I primi risultati della ricerca condotta da ARPAT e Università di Firenze presentati al congresso internazionale “Le Geoscienze e le sfide del XXI secolo”

16/09/2025

Grazie ad un accordo tra ARPAT e Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze, negli ultimi due anni un team di ricercatori ha svolto indagini sul campo ed in laboratorio per definire le modalità con cui le polveri di marmo prodotte dalle attività estrattive del distretto apuano si trasmettono nel sottosuolo sino ad impattare gli acquiferi e le sorgenti carsiche.

Per la ricerca sono stati analizzati ed elaborati in modo approfondito i dati raccolti da ARPAT attraverso la rete di monitoraggio sulle sorgenti carsiche apuane a partire dal 2019 e, nello specifico, il livello dell'acqua, la torbidità, la temperatura e la conducibilità elettrica specifica.

Sono stati inoltre analizzati i dati relativi ai volumi estratti dalle cave per individuare possibili relazioni tra attività estrattiva ed intorbidimento degli acquiferi.

Dai primi risultati raccolti è emerso che gli elevati e duraturi intorbidimenti che caratterizzano le sorgenti monitorate non sembrerebbero facilmente correlabili né con gli eventi meteo, né con l’idrodinamica delle sorgenti né con i volumi di marmo estratti.

Una cava, ad esempio, può estrarre una grande quantità di marmo senza impattare in modo importante, mentre una cava più piccola può inquinare maggiormente; allo stesso tempo, maggiori o minori impatti possono dipendere anche dalla tipologia di marmo estratto. Emerge quindi una forte indeterminatezza dovuta in primo luogo all’attività estrattiva stessa.

Dal lato della meteorologia, si è notato che con le piogge di inizio autunno, che seguono un periodo di assenza di precipitazioni, i fenomeni di torbidità sono più intensi: le piogge, cioè, vanno a movimentare il materiale che si è accumulato nelle fasi di magra. Se inoltre piove a lungo, l’intorbidimento tende a diminuire, con effetto di pulizia dell’acquifero, evidenziando una certa capacità del sistema di auto ripristinarsi.

Venendo ai risultati raccolti, mentre per la sorgente Cartaro, ad esempio, sono evidenti le relazioni tra precipitazioni e torbidità, per le altre sorgenti, sebbene la torbidità sia ancora associata agli eventi di piena, non è evidente una correlazione diretta tra precipitazioni e numero ed entità degli eventi di torbidità. Presso la sorgente di Equi Terme, ad esempio, eventi di torbidità importanti si verificano durante o subito dopo i forti temporali, ma la torbidità può facilmente superare la soglia anche durante le fasi di bassa portata.

Un altro aspetto della ricerca ha riguardato l’analisi degli isotopi stabili della calcite (carbonio e ossigeno) e i campioni di marmettola per caratterizzarne, eventualmente, la provenienza, cioè per capire quale varietà di marmo è presente nei campioni stessi. L’Agenzia ha intenzione di prorogare l’accordo di ricerca con il Dipartimento di Scienze della Terra, che scadrà ad ottobre prossimo, proprio per approfondire questo filone di indagine, con l’obiettivo di riuscire a stabilire, se non la cava, almeno il bacino di provenienza della marmettola.

L’importanza e la valenza scientifica della ricerca le hanno permesso di essere presentata, tramite uno specifico poster, al congresso congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e della Società Geologica Italiana, che si svolge in questi giorni a Padova e che vede confrontarsi geo-scienziati di tutto il mondo sulle numerose sfide poste dai cambiamenti climatici.

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