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Cambiamento climatico e agricoltura: il Direttore generale, Pietro Rubellini, ospite al Mercato della Terra di Fiesole (FI)

I dati ambientali rappresentano un valido supporto per i decisori politici chiamati a costruire politiche di contrasto ai cambiamenti climatici

Cambiamento climatico e agricoltura: il Direttore generale, Pietro Rubellini, ospite al Mercato della Terra di Fiesole (FI)

Pietro Rubellini e Leonardo Galli

26/10/2025

Domenica 26 ottobre 2025, in occasione del XXV Mercato della Terra di Fiesole (FI), il Direttore generale di ARPAT, Pietro Rubellini, ha partecipato a un incontro pubblico dedicato ai cambiamenti climatici e ai loro effetti sull’agricoltura. A dialogare con lui è stato Leonardo Galli, agronomo e sostenitore del Distretto Biologico di Fiesole. Insieme hanno dato vita ad un confronto aperto e partecipato che ha coinvolto anche il pubblico.

Mercato della Terra - Fiesole - ottobre 2025 - pubblicoL’iniziativa, promossa nell’ambito del Mercato della Terra e realizzata anche grazie al supporto di Slow Food, ha confermato come il Mercato della Terra non sia solo un luogo di acquisto consapevole e di attenzione alla sostenibilità, ma anche un laboratorio di divulgazione scientifica e di confronto tra cittadini, istituzioni e mondo agricolo.

Rispondendo alla prima domanda — «Cambiamento climatico o emergenza climatica?» — Rubellini ha chiarito che i dati raccolti da ARPAT e dal Consorzio LaMMa mostrano con evidenza che siamo di fronte a una vera emergenza climatica.

Secondo l’Organizzazione Metereolgica Mondiale (WMO), il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato a livello mondiale e il più caldo anche a livello italiano e toscano con anomalia di + 1,35 ˚C, come documentano i dati del Consorzio LaMMA.  Il Mediterraneo ha fatto registrare punte di 29-30 ˚C, mentre il nostro Mar Ligure (Tirreno) ha toccato temperature di 27-28, questo fa sì che il Mediterraneo sia considerato un vero e proprio “hot spot” climatico globale. Rubellini ha ricordato che: «Le acque del Mediterraneo, ora più calde, accumulano energia che, scontrandosi con correnti fredde, sono in grado di generare eventi estremi come le cosiddette bombe d’acqua».

Tra gli effetti collaterali di questi mutamenti sono da annoverare anche le alterazioni negli ecosistemi marini e costieri, con la crescente presenza di specie aliene come il granchio blu e la sempre più frequente nidificazione della tartaruga Caretta caretta lungo le coste toscane.

«I fenomeni meteorologici estremi sono tra le principali conseguenze del cambiamento climatico e il territorio non riesce ad adattarsi con la rapidità necessaria», ha spiegato in modo chiaro e diretto il Direttore di ARPAT. Le analisi sui regimi pluviometrici evidenziano come le piogge, un tempo lunghe ma poco intense, si manifestino, oggi, in episodi brevi e violenti, mettendo in crisi il reticolo idrico minore — torrenti e corsi d’acqua di secondo o terzo livello — che rappresentano, al momento, i punti più critici per la gestione del rischio idrogeologico.

La seconda domanda - sulle possibili azioni da intraprendere per affrontare la crisi climatica -  è stata l’occasione per affrontare il rapporto tra acqua, suolo e agricoltura.

Rubellini ha ricordato che il compito di ARPAT è quello di raccogliere dati ambientali e metterli a disposizione dei decisori politici, affinché possano definire strategie efficaci di adattamento e mitigazione, quindi non agisce, direttamente, per realizzare azioni di mitigazione, resilienza e contrasto al cambiamento climatico.

Le soluzioni ci sono e possono essere realizzate. Uno dei principali nodi da affrontare riguarda la gestione delle risorse idriche. «Il clima mediterraneo stabile non esiste più — ha sottolineato Rubellini —. L’anticiclone delle Azzorre non si posiziona più regolarmente sul Mediterraneo, lasciando spazio a quello africano, con conseguenti ondate di calore e piogge violente». Questo mutamento, strettamente collegato allo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia che ha provocato l’alterazione della corrente AMOC, ha modificato il comportamento dell’anticiclone delle Azzorre, determinando, al contempo, modifiche profonde che stanno riguardando anche i regimi pluviometrici, alternando periodi di siccità estrema a precipitazioni concentrate e distruttive, che si manifestano come “bombe di acqua”.

Per affrontare queste sfide, Rubellini ha indicato alcune azioni prioritarie:

  • raccogliere e stoccare l’acqua per ricaricare le falde e ridurre il rischio di over-pumping e salinizzazione dei suoli, come nel caso del progetto realizzato a Suvereto, che utilizza bacini di infiltrazione per favorire la ricarica naturale;
  • creare piccoli invasi collinari per garantire riserve idriche nei momenti di stress climatico;
  • proteggere il suolo dagli effetti erosivi delle piogge intense, che minacciano coltivazioni e vigneti, come accaduto in aree anche molto pregiate del nostro territorio come il Chianti Classico;
  • orientare le scelte agricole verso specie vegetali meno idroesigenti e più resilienti ai nuovi regimi climatici;
  • studiare soluzioni per limitare la diffusione di infestanti e patogeni, come la mosca olearia e la peronospora della vite, che affliggono con sempre maggiore forza l’agricoltura.

Infine, il Direttore generale ha sottolineato l’importanza di diffondere conoscenza e consapevolezza: “Non basta misurare e monitorare: dobbiamo rendere i dati accessibili, leggibili, e fare educazione ambientale, a partire dalle scuole. Solo così potremo costruire insieme una reale cultura della resilienza e per combattere il negazionismo che rappresenta l'altra faccia dell'emergenza climatica”.

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