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Lunedì 16 agosto 2021

La transizione ecologica dei sistemi alimentari


La trasformazione dei sistemi alimentari è cruciale per il raggiungimento di tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

La transizione ecologica dei sistemi alimentari

Foto di Jack Gavigan

Il pre-summit ONU svoltosi a Roma tra il 26 e 28 luglio 2021, in vista del vertice sui sistemi alimentari in programma a settembre a New York, ha discusso di come trasformare il sistema alimentare globale alla luce della crisi climatica in corso, per evitare un peggioramento della crisi alimentare nei prossimi decenni. Alla base del dibattito l'idea che, agendo sull'alimentazione, si possano fare progressi su altri ambiti connessi come fame, cambiamento climatico, povertà e diseguaglianze.

I sistemi alimentari, che includono tutte le fasi e le attività che riguardano la produzione, la lavorazione, la distribuzione, la preparazione e il consumo di cibo, sono responsabili fino al 37% di tutte le emissioni di gas serra, secondo le analisi dell'Ipcc. Solo le perdite e gli sprechi di cibo rappresentano l'8% di tutte le emissioni di gas serra; la riduzione di tali perdite o l’adozione di diete più sostenibili rappresenterebbero l'opportunità di ridurre le emissioni di ben 12,5 Gt CO2e, che sarebbe come eliminare 2,7 miliardi di auto dalle strade.

Il settore agricolo, inoltre, costituisce un'importante fonte di pressione sulle acque, a causa dell'inquinamento diffuso da nutrienti e sostanze chimiche, ma anche del prelievo di acqua (l'agricoltura rappresenta fino al 60% del consumo netto di acqua a livello europeo) e dei cambiamenti fisici negli habitat, come emerge dal Report EEA Water and agriculture: towards sustainable solutions.

Se il settore primario è tra i principali responsabili della crisi ambientale e climatica in atto, allo stesso tempo esso ne subisce le conseguenze più gravi. I cambiamenti climatici alterano infatti le condizioni di crescita delle colture regionali e l'incidenza dei parassiti. Si prevede che i rendimenti annuali diventeranno più variabili e aumenterà la variabilità dei prezzi delle materie prime agricole. Ciò influenzerà i modelli di coltivazione, il commercio internazionale e i mercati regionali

Gli effetti negativi del cambiamento climatico impattano inoltre sulla nostra alimentazione: dalla frequenza e intensità degli eventi estremi che colpiscono i suoli agricoli dipende infatti anche la qualità, la quantità, il prezzo e la provenienza di ciò che mettiamo nel carrello della spesa.

Ma come invertire questo processo e salvaguardare il settore agricolo ed alimentare dai gravi effetti dei cambiamenti climatici e allo tempo ridurre gli impatti da esso prodotti?

Nel Piano nazionale ripresa e resilienza una delle aree riguarda l'Agricoltura sostenibile e l'economia circolare, tra i cui obiettivi troviamo quello di sviluppare una filiera agricola/alimentare smart e sostenibile, per ridurre l’impatto ambientale in un settore che rappresenta una delle eccellenze italiane. In linea con la strategia europea “Dal produttore al consumatore”, l’obiettivo è quello di realizzare una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, rafforzando le infrastrutture logistiche del settore, riducendo le emissioni di gas serra e sostenendo la diffusione dell'agricoltura di precisione e l’ammodernamento dei macchinari. 

Anche nel quarto "Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia", il Ministero per la transizione ecologica, al fine di salvaguardare la biodiversità e ripristinare gli ecosistemi, traccia una strada da percorrere verso agricoltura e pesca sostenibili nonché sistemi alimentari sostenibili. 

12-passi-per-agricoltura-sostenibile.JPGL'associazione Terra! ha stilato un elenco di 12 passi ritenuti fondamentali per restituire all’agricoltura il suo valore intrinseco, dalla tutela del paesaggio al clima

Passo 1 Teniamo vivo il suolo. Il suolo rappresenta, insieme agli oceani, il più importante serbatoio globale di gas serra e gioca un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico. Nel nostro Paese, come emerge dall'ultimo rapporto SNPA, dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio, l’equivalente di oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km. Allo stesso tempo il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli. Il modo in cui vengono gestiti i terreni agricoli e quindi lo stesso sistema agricolo può contribuire a ridurre gli impatti negativi del cambiamento climatico sulle società e gli ecosistemi.

Passo 2 Ripensiamo l'allevamento industriale. II contributo della zootecnica al riscaldamento globale è equivalente a quello dei trasporti. Più della metà delle emissioni globali di metano, ad esempio, derivano dalle attività umane tra cui il settore zootecnico, le cui emissioni per tale inquinante sono aumentate drammaticamente del 70% dal 1961 a oggi e si prevede che rappresenteranno una quota crescente delle emissioni future. Si rende dunque necessaria da una parte una riduzione del consumo di carne e derivati, anche attraverso la trasparenza sui costi ambientali della produzione di carne e latticini, dall'altra una progressiva chiusura degli allevamenti industriali.

Passo 3 Riduciamo le disuguaglianze climatiche. In Italia, il Sud, più del Nord, rischia perdite pesanti in filiere come olio, vino, frumento e pomodoro. Per questo si rende necessario investire nell'irrigazione efficiente e nell'adattamento delle colture al clima.

pesticidi.jpgPasso 4 Non avveleniamo il cibo. Secondo l'ultimo rapporto Ispra, nelle acque superficiali italiane sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio e in quelle sotterranee nel 32,2% dei 2.795 punti. La strategia europea “Dal produttore al consumatore” si pone l’obiettivo di dimezzare l’uso di pesticidi entro il 2030 e questo dovrebbe portare ad un aggiornamento del Piano nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, risalente ormai al 2014, prevedendo misure vincolanti per sostituire questo trattamento delle piante con alternative non inquinanti e pericolose per la salute.

Passo 5 Difendiamo le “operaie”. Gli impollinatori garantiscono all'uomo una fonte di cibo costante con un lavoro gratuito che difficilmente riusciamo ad osservare: il 30% del cibo che consumiamo dipende direttamente dall’impollinazione degli insetti e la loro opera influenza a livello qualitativo e quantitativo oltre il 70% delle colture. I cambiamenti climatici sono tra i fattori che più incidono sulla popolazione di impollinatori, creando gravissimi problemi alla loro sopravvivenza e ostacolando l’aiuto che forniscono all’agricoltura. È dunque necessario tutelare la biodiversità per salvare le api e gli altri impollinatori dall’estinzione.

Passo 6 Rimettiamo i semi in mano al contadino. Da sempre gli agricoltori sono custodi e innovatori della biodiversità agricola. Tuttavia, oggi le sementi sono sempre più gestite da imprese multinazionali che governano le filiere globali e la progressiva concentrazione ha portato ad una riduzione delle varietà coltivate; meno specie significa però maggiore rischio, perché i sistemi agricoli più sono complessi, più sono resilienti. Riformare l’agricoltura industriale significa dunque anche restituire agli agricoltori il diritto di selezionare, riprodurre e scambiare le proprie sementi.

filiera-corta.jpgPasso 7 Accorciamo la filiera. Il nostro paese risulta al quinto posto per importazione di emissioni legate a beni intermedi agricoli e al decimo posto per l’import di emissioni legate a prodotti alimentari. Per adattare il sistema alimentare alle sfide attuali è dunque necessario ridurre il commercio globale, rafforzando la produzione e gli scambi territoriali.

Passo 8 Non facciamo “sconti”. Nel nostro paese 180 mila lavoratori agricoli particolarmente vulnerabili, esposti a fenomeni di sfruttamento e caporalato, non trovano protezione per una serie di ragioni. Allo stesso tempo, dal lato del consumatore è assente una valida etichetta narrante sui prodotti, che consenta un controllo pubblico sulle modalità di produzione e i vari passaggi della catena. Questo passo richiede quindi il divieto di pratiche sleali della grande distribuzione, il contrasto del caporalato e la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti.

Passo 9 Sprechiamo meno, mangiamo meglio. In Italia, secondo ISPRA, si sprecano circa 5,2 milioni di tonnellate di cibo, per 24,5 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra  Investire dunque nella riduzione degli sprechi in tutte le fasi della filiera è una priorità per intraprendere una vera transizione ecologica. Alle campagne di sensibilizzazione nei confronti dei consumatori va accostata una riforma della filiera che riduca il packaging dei prodotti e favorisca il fresco agli alimenti trasformati.

Passo 10 Sposiamo l'agroecologia. Passare dall’agricoltura industriale ad un approccio agroecologico implica lo sforzo di riformare il sistema alimentare nel suo complesso: nella pratica, significa scoraggiare la produzione fondata sulle monocolture e sostenere l’agricoltura familiare che riduce gli input esterni, rispetta la stagionalità, rigenera il suolo, rispetta i diritti sociali e si rivolge al mercato locale.

agricoltura.jpgPasso 11 Sosteniamo il ricambio generazionale. Secondo un rapporto della Corte dei Conti europea, circa il 60% dei giovani agricoltori europei ha difficoltà ad acquistare o affittare i terreni e ciò privilegia il ricambio generazionale all'interno della famiglia. L'11% di tutte le aziende agricole dell’Unione europea è gestito da agricoltori al di sotto dei 40 anni.  Occorre invece accelerare l’ingresso dei giovani e la riconversione ecologica, supportando, sostenendo e formando i nuovi agricoltori.

Passo 12 Avviciniamo cibo e città. Le città possono costituire un ambiente favorevole allo sviluppo di una produzione alimentare locale ed ecologica. Il ruolo delle amministrazioni pubbliche è una chiave importante per favorire dinamiche virtuose: dalle mense scolastiche a quelle ospedaliere, dai mercati rionali ai programmi di supporto alla povertà alimentare, dalla lotta agli sprechi fino all’assegnazione delle terre pubbliche ai giovani agricoltori, gli enti locali possono imprimere una direzione di sostenibilità alla produzione e distribuzione del cibo. 

Per approfondimenti: 12 passi per la terra (e il clima)


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