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Presentato a Firenze il progetto EPIC: Un marE PrIvo di plastiCa, soluzioni innovative per eliminare la plastica dal mare

02/05/2025 11:00

Il progetto ha l'obiettivo di promuovere l'economia circolare e sistematizzare procedure che ne favoriscano lo sviluppo e di sperimentare nel settore specifico della plastica recuperata dal mare idee innovative per il suo recupero, per mapparla, individuare metodi per la sua distribuzione spaziale e per recuperarla, incluse le reti fantasma.

Si è tenuto a Firenze, martedì 29 aprile, presso la prestigiosa cornice di Palazzo Bastogi, l’evento di lancio del progetto EPIC: Un marE PrIvo di plastiCa, cofinanziato dal Programma Interreg Marittimo Italia-Francia, di cui ARPAT è capofila e che vede coinvolti ben 16 partners, italiani e francesi, con l’obiettivo principale di promuovere azioni di economia circolare e soluzioni innovative orientate ad ampliare la riciclabilità dei materiali al fine di generare effetti positivi sulla collettività, stimolare la sinergia tra le istituzioni e promuovere la normativa di settore.

Aldo Ianniello, responsabile della Direzione urbanistica e sostenibilità di Regione Toscana, ha portato i saluti del Presidente della Regione Toscana e dell’Assessora all’ambiente che non sono potuti intervenire per improrogabili impegni istituzionali, ricordando che l’iniziativa è di estremo interesse ed importanza e che da anni la Regione è impegnata su questo fronte, come conferma il Piano dell’economia circolare approvato a gennaio dal Consiglio regionale. 

A portare i saluti dell’Autorità di Gestione del Programma Interreg Italia- Francia Marittimo, è intervenuta Giovanna Tortorella soffermandosi sul contributo del Programma Interreg all'economia circolare nell'area di cooperazione che diventerà un laboratorio per la promozione, lo sviluppo e la sperimentazione di modelli condivisi in tema di economia circolare, coniugando il territorio e il mare, attraverso la cooperazione tra i diversi attori. Tortorella ha inquadrato il progetto nel programma generale Interreg 2021/27 che ha finanziato 10 progetti, di cui EPIC rappresenta il progetto strategico. 

Il tema è quello dell’economia circolare, delle plastiche e macroplastiche anche in collegamento con altri i progetti come Plastron e P.Ri.S.Ma. MED2 per sfruttare la complementarietà e le sinergie sviluppate nei singoli progetti, tutti focalizzati sul riciclo dei rifiuti e delle plastiche; nel caso di PLASTRON si punta a diminuire l’impatto, anche in termini ambientali, dei numerosi rifiuti nei piccoli comuni mentre con P.Ri.S.Ma. MED2 si focalizza l’attività e la ricerca sul riutilizzo delle attrezzature dismesse dalle attività di pesca e acquacoltura (reti di cattura e allevamento) e sottoprodotti derivanti da attività di allevamento ittico che attualmente sono considerati dalla normativa italiana e francese un rifiuto non remissibile nel ciclo produttivo. Il progetto mira quindi ad intervenire sulla legislazione così permettere a questi materiali di essere reinseriti nelle filiere produttive.

rubellini-epicPietro Rubellini, Direttore generale di ARPAT, ha coordinato i lavori del seminario e nel suo intervento ha presentato il progetto EPIC, che ha da una parte l'obiettivo di promuovere l'economia circolare e sistematizzare procedure che ne favoriscano lo sviluppo, dall'altra di sperimentare nel settore specifico della plastica recuperata dal mare idee innovative per il suo recupero, oltre che mapparla, individuare metodi per la sua distribuzione spaziale e per recuperarla, incluse le reti fantasma.

Tutto questo sarà possibile grazie al co-finanziamento di circa 5.600.000 di euro del Programma Interreg Marittimo Italia-Francia ed il coinvolgimento di numerosi partners italiani e francesi, università, centri di ricerca, organizzazioni no profit, agenzie regionali ambientali che si confronteranno e lavoreranno in rete nell’arco dei quattro anni del progetto. 

EPIC promuove azioni di economia circolare e soluzioni innovative orientate ad ampliare l’efficienza e la ciclicità delle risorse materiali, al fine di generare effetti positivi sulla collettività, stimolare la sinergia tra le istituzioni e promuovere la normativa di settore. Inoltre punta alla transizione ecologica dell’area di cooperazione affrontando con modalità condivise la criticità ambientale delle macroplastiche disperse in mare e nelle aree costiere.

Il focus del progetto è sulla plastica in mare ma l’obiettivo è quello di studiare com’è possibile intercettarla rispetto alla formazione, ai meccanismi di trasporto e poi alla cattura, capire se ci sono dei modelli da utilizzare anche per gli altri materiali. Le sfide territoriali affrontate dal progetto sono quindi legate a:

  • Innovazione e ambiente, con le iniziative che mirano all’ampliamento della ciclicità dei materiali;
  • Promozione dell’economia circolare, attraverso azioni con chiare positività sulla collettività, come il recupero delle plastiche disperse in vari ambienti (marino, sottomarino, fluviale e portuale);
  • Valorizzazione del rifiuto plastico, adottando strategie multi-territoriali condivise, tese a rafforzare la sinergia tra tutte le parti coinvolte (enti, agenzie, istituti e stakeholders)

Pragmaticamente le azioni da portare avanti consistono in una mappatura delle tecnologie di trattamento per il riciclo, riutilizzo e valorizzazione dei rifiuti, promozione del confronto rispetto allo scambio di tecnologie e lo scambio dei sottoprodotti ed istituzione di un Osservatorio transfrontaliero per l’area di cooperazione sui rifiuti plastici per capire l’evoluzione delle tecnologie sviluppate nei vari paesi, ad esempio: innovazione tecnologica con depolimerizzazione enzimatica; sistemi di pirolisi, che lavora in assenza di ossigeno, in grado di convertire gran parte del marine litter recuperato in carburante; recupero delle reti da pesca abbandonate per ottenere nuova materia prima per cui, attraverso una specifica tecnologia, la risorsa recuperata diventa nylon per tessuti.

licitra epicGaetano Licitra di ARPAT, responsabile del progetto Epic, ha presentato la componente 2 del progetto su “Il monitoraggio ambientale per la individuazione e raccolta delle macroplastiche disperse” evidenziando gli aspetti relativi al tracciamento e al recupero delle macro-plastiche nei vari ambiti progettuali (mare, fiume, porto e parte sommersa).

Partendo dai dati presenti in letteratura si stimano in 22 Mton (milioni di tonnellate) le plastiche che, prodotte sul territorio e per lo più trasportate dai fiumi, arrivano in mare e di queste l’88% sono macroplastiche. Il progetto non si occupa delle microplastiche perché non si possono recuperare, ormai sono ubiquitarie nell’ambiente e ci sono tantissimi studi di chimica e biologia che descrivono la loro distribuzione e come arrivano all’uomo. Gran parte delle macroplastiche sono gestite male, circa il 32% delle plastiche fuoriuscite finisce negli ambienti acquatici, l'accumulo stimato nei fiumi è di 109 Mton e sono stati riciclati solo il 9% di 353 Mton di rifiuti plastici.La sfida quindi è allargare lo spettro delle plastiche da recuperare, che troviamo in superfice, nell’acqua, sui sedimenti marini, recupero complesso perché sopra queste plastiche si deposita un biofilm. L’attenzione del progetto sarà in particolare sulle Aree marine protette favorendo l’azione prima che le plastiche diventino microplastiche, intervenendo su quattro elementi fondamentali: i fiumi, i porti, le spiagge e la pesca.

Il progetto è strategico perché non solo promuove azioni specifiche innovative sperimentali ma cerca di costruire sistemi, favorire azioni e sperimentarle per poi tradurle in nuove normative che siano anche facilitatrici di un cambiamento di percorso e di approccio al problema.

Definire quindi un sistema transfrontaliero di buone pratiche per la gestione del processo di individuazione, raccolta, riutilizzo, riciclo e dove necessario del corretto smaltimento, delle plastiche rinvenute in ambiente marino, sottomarino, nei fiumi e nei porti.

Il progetto è complesso e coinvolge sedici partners articolati attraverso le loro relazioni con molti altri soggetti e, all’interno di questo grande gruppo, saranno portate avanti varie attività: ad esempio per la ricerca del marine litter ARPAT con il settore SIRA (Sistema informativo regionale ambientale), si concentrerà sull'analisi delle immagini satellitari per capire dove va a finire la plastica e lo IAS-CNR Oristano, in collaborazione con altri istituti del CNR, studierà con i modelli matematici come si distribuisce la plastica.

Quindi i modelli da una parte, le immagini dall'altra e sul campo si interverrà attraverso, per esempio dei drifters (bottiglie) che contengono un GPS in modo tale da tracciare il percorso e identificare gli hot-spot fluviali e marini di plastica; infine con l’intervento dei mezzi marini, come il catamarano dell’Agenzia con il Settore mare ma anche con i mezzi di IFREMER, struttura scientifica di altissimo livello francese.

Quindi il progetto prevede attività di ricerca finalizzata con modelli, rilievi e studi che devono essere l'occasione per gli enti locali di sviluppare metodi che sono innovativi che devono aiutarli nella gestione.

Infine c’è l’aspetto del recupero delle macroplastiche e quindi sono previsti interventi, ad esempio all'interno del porto di Tolone, con droni acquatici per raccogliere la plastica in maniera autonoma, oppure la possibilità di andare a mappare la presenza di macroplastiche nelle praterie di Posidonia oceanica con il settore mare di ARPA attraverso l’analisi in situ con l’immersione subacquea e anche con il recupero delle reti dei pescatori, le “ghost nets”, che costituiscono un problema reale per l'ambiente e per le specie marine.

mossa verre epicMarcello Mossa Verre, Direttore tecnico di ARPAT ha chiuso i lavori, sottolineando l’importanza di progetti come EPIC che vanno ad affrontare il problema del destino ambientale della plastica di cui ancora oggi non possiamo fare a meno ma che occorre gestire perché il problema è spesso legato alla mancata chiusura dei cicli oppure ai cicli chiusi male; quindi l’auspicio è quello di lavorare in termini di prevenzione quando si può e poi identificare le aree in cui si accumulano le plastiche per poi raccoglierle in maniera efficiente con l'aiuto di strumenti moderni, remote sensing, analisi dei dati satellitari e con la modellistica; infine per chiudere il ciclo capire cosa fare delle plastiche una volta raccolte attraverso la depolimerizzazione enzimatica assistita e altri sistemi innovativi cercando di recuperare tutto quello che è possibile nell’ottica dell’economia circolare.

La registrazione dell’evento con gli interventi di tutti i relatori è disponibile sul canale YouTube di ARPAT

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