Vai ai contenuti. | Spostati sulla navigazione

Sei in: Home Notizie ARPATnews 2022 003-22

Dove Siamo

 
ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Venerdì 07 gennaio 2022

TEA e Annuario dei dati ambientali della Toscana. Quale possibile confronto?


TEA è un percorso tra presente e passato dell’ambiente italiano per capire dove ci portano le sfide della transizione ecologica, argomento sul quale anche ARPAT si è interrogata, insieme alle associazioni ambientaliste, ai sindacati e al mondo delle imprese, in occasione della presentazione dell'Annuario dei dati ambientali della Toscana 2021

Il 13 dicembre 2021, presso la Camera dei Deputati, Ispra ha presentato il rapporto TEA, transizione ecologica aperta. Si tratta di una panoramica sullo stato dell’ambiente in Italia, da cui emerge con chiarezza che le città, le pianure e le coste sono sotto pressione. C'è anche qualche buona notizia,  come quella della rinaturalizzazione delle foreste, che dal secondo dopoguerra ad oggi sono aumentate costantemente passando da 5,6 a 11,1 milioni di ettari.

Il rapporto elaborato da Ispra abbraccia molti temi: oltre alle foreste ed alle aree protette, i gas serra, il clima, le aree urbane, le specie aliene, il dissesto idrogeologico, l’economia circolare ed il consumo di materiali. In poche parole: l'ambiente italiano a tutto tondo.

Risulta quindi molto difficile mettere a confronto le due pubblicazioni, TEA, da una parte, e l’Annuario dei dati ambientali in Toscana, dall’altra.

Nell’Annuario, presentato a Firenze nel novembre 2021, ARPAT fotografa lo stato dell’ambiente in Toscana, attraverso alcuni dati, illustrati dal Direttore Tecnico, Marcello Mossa Verre, anche se i temi approfonditi dall'Agenzia sono minori rispetto alla varietà contenuta nel rapporto TEA.

Quest'anno però anche ARPAT si è interrogata sul percorso avviato e da avviare per raggiungere la transizione ecologica, una vera e propria rivoluzione per la nostra società, come evidenziato dal Direttore generale, Pietro Rubellini.

TEA va oltre i dati ambientali, approfondisce i fattori inquinanti e prospetta le soluzioni per migliorare lo stato di salute del nostro ambiente mentre l'Annuario dei dati ambientali si focalizza sui trend di alcune matrici.

Il Presidente SNPA, Stefano Laporta, presente all’evento di presentazione dell’Annuario dei dati ambientali della Toscana 2021, aveva avuto modo di evidenziare, nella sua presentazione, alcuni trend positivi propri della Toscana rispetto agli andamenti nazionali, in particolare con riferimento alla qualità dell’aria ed alle acque superficiali; senza tralasciare quelli negativi, come il consumo di suolo e l’elevata produzione di rifiuti, maggiori in Toscana rispetto alla media nazionale.

L’inquinamento atmosferico rappresenta uno dei principali fattori di rischio ambientale per la salute umana. La qualità dell’aria, a livello nazionale come a livello regionale, si mostra in miglioramento; a livello nazionale sono in calo i dati riguardanti il monossido di carbonio, gli ossidi di carbonio, l’anidride solforosa, i composti organici volatili e le polveri sottili anche se rimangono molti problemi, soprattutto in alcune città nella pianura padana. In Toscana, allo stesso modo, si conferma il trend positivo evidenziato a livello nazionale anche se permangono alcuni superamenti per tre inquinanti: biossido di azoto, PM10 ed ozono.

L’obiettivo oggi è quello di ridurre i livelli dei principali inquinanti in modo sostanziale, ben al di sotto degli attuali limiti di legge, cercando di avvicinarsi, entro il 2030, agli ambiziosi traguardi indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha di recente revisionato le linee guida sul tema.

Questo miglioramento, secondo quanto riportato dal rapporto TEA, si potrà ottenere agendo su alcuni fattori: la produzione energetica, il riscaldamento civile, i trasporti, l’efficienza energetica degli edifici, l’agricoltura e la zootecnica. Risulta fondamentale che le azioni individuate per ridurre l’inquinamento atmosferico siano coerenti con quelle necessarie per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e siano perseguite sia livello locale, regionale e nazionale.

A livello nazionale ma anche regionale si pone attenzione ad un particolare inquinante: l’ozono, che è presente nel periodo estivo quando gli altri inquinanti si riducono. Si tratta di una sostanza particolarmente pericolosa quando la sua concentrazione aumenta a livello del suolo. I dati monitorati indicano che sia livello nazionale che toscano le concentrazioni di ozono sono ancora alte e lontane dagli obiettivi da raggiungere. Nella nostra regione, in particolare, il limite per la protezione della popolazione non è stato rispettato nel 20% dei siti in aumento rispetto al 2019.

Purtroppo non risulta neppure facile ridurre i livelli di ozono proprio per la modalità con cui si forma e si degrada nell’arco della giornata.

Il rapporto TEA, diversamente dall’Annuario dei dati ambientali in Toscana, prende in considerazione anche l’inquinamento atmosferico di origine naturale costituito da polveri sahariane, cenere, pollini e altri inquinanti biologici ed anche l’inquinamento indoor.

Passando invece alle acque interne, secondo TEA, a livello nazionale, dei circa 7500 corpi idrici fluviali presenti nel nostro paese, lo stato ecologico buono riguarda il 43% dei fiumi. Quanto ai laghi, che sono 347, solo il 20% raggiunge l’obiettivo del buono stato ecologico.

Il 74% dei corpi idrici nazionali risulta in buono stato chimico, mentre il 7% è in stato chimico scarso.

Nella nostra regione, i fiumi monitorati raggiungono l’obiettivo di qualità ecologica elevata nel 9% dei casi, buona nel 57% mentre, per quanto riguarda lo stato chimico, il 64% raggiunge lo stato buono.

Come emerge da TEA, le principali minacce alla salute dei fiumi sono gli interventi idraulici, i prelievi di idrici nonché l’inquinamento diffuso e puntuale. Il primo determinato dall’attività agrozootecnica, il secondo dagli scarichi industriali e dai reflui urbani.

Venendo a laghi e invasi, sempre guardando allo stato ecologico, il 92% di quelli toscani risulta nella classe buona, l’8% in quella sufficiente mentre, per quanto riguarda lo stato chimico, l’88% dei corpi idrici lacustri è in stato buono.

A livello nazionale dei 347 laghi censiti, solo il 20% raggiunge supera l’obiettivo del buono stato ecologico con punte del 100% in Val d’Aosta e dell’89% in provincia di Bolzano. Il 39% dei laghi, in Italia, ha una qualità inferiore al buono e dovrebbe essere oggetto di misure di miglioramento. Del restante 41% dei laghi non si conosce lo stato ecologico. Per quanto riguarda invece lo stato chimico, noto solo per il 58% dei nostri laghi, emerge che il ’48% dei laghi censiti risulta in buono stato mentre il 10% è in stato scarso.

Per quanto riguarda le acque sotterranee, bisogna dire che i corpi idrici sotterranei nazionali sono 1052 e sono molto diversi tra loro per caratteristiche chimiche e idrogeologiche. Circa il 58% dei corpi idrici sotterranei, a livello nazionale, risulta in stato chimico buono mentre il 25% risulta scarso a causa dell’eccesso di sostanze inorganiche quali nitrati, solfati, metalli, pesticidi ed altri inquinanti. Di tutti i corpi idrici sotterranei itaniani, circa il 17% ovvero 183 corpi idrici, prevalentemente nella parte sud del Paese, non risulta monitorato.

In generale le falde sono soggette a diverse pressioni come i prelievi ingenti che ne mettono a rischio la rinnovabilità e ne riducono la capacità di diluizione e trasporto degli inquinanti sia di origine agrozootecnica sia legati alla presenza e/o cattiva gestione di impianti industriali e di siti contaminati o discariche. Nelle aree costiere, inoltre, il prelievo eccessivo favorisce l’intrusione salina che riduce ulteriormente l’utilizzabilità dell’acqua.

Anche in Toscana ci sono alcuni corpi idrici che sono di qualità scarsa soprattutto vicino ai distretti industriali.

Per quanto attiene al mare, l’Italia ha 8300 km di coste, il mare rappresenta quindi un ambiente importante, anche perché il nostro paese si trova al centro del Mediterraneo, uno dei mari più ricchi di biodiversità.

Bisogna subito sottolineare che, come emerge dall’Annuario dei dati ambientali della Toscana, nel 2020, la qualità delle aree di balneazione si è mantenuta ad un livello eccellente con quasi il 99% delle aree ed oltre il 99% di chilometri di costa controllati che si colloca in questa classe.

Per quanto riguarda il dato nazionale, la grande maggioranza delle acque italiane presenta alti livelli di qualità, classe eccellente, per circa l’89% e poco meno del 2% sono invece classificate come scarse.

Questa buona notizia viene offuscata da altri problemi che affliggono il mare: l’inquinamento dovuto anche ai fiumi, che riversano in mare tutto quello che raccolgono durante il loro corso, soprattutto rifiuti plastici, la pesca intensiva che mette in serio pericolo gli stock ittici ed, infine, negli ultimi anni, anche l'incremento della presenza di specie aliene favorite dai cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda poi la presenza di rifiuti sulle spiagge, in Italia troviamo in media più di 300 oggetti ogni cento metri di spiaggia, più dell’80% di questi, sono in plastica, quelli monouso (usa e getta) rappresentano il 50%, mentre gli oggetti collegati alla pesca sono il 27% del totale, secondo quanto riportato da TEA. In Toscana dall’annuario dei dati ambientali emerge che sulle nostre spiagge sono quantificabili mediamente tre oggetti per ogni metro lineare, l’86% dei rifiuti rinvenuti sono di plastica plastica.

Venendo poi al suolo, che è una risorsa non rinnovabile da tutelare e preservare per le generazioni future, visti i tempi estremamente lunghi di formazione, c’è innanzitutto da dire che, ad oggi, il suo consumo, a livello nazionale, è alto; la perdita di suolo è stimata intorno a 60 km² l’anno. Questo significa principalmente avere una minore quantità di piante e una minore area destinata ad agricoltura quindi riduzione della possibilità di cibo e legname ma vuole dire anche rinunciare ad altre funzioni fondamentali come il miglioramento della qualità dell’aria e la cattura e lo stoccaggio del carbonio ma anche al miglioramento della qualità dell’acqua che beviamo.

Il consumo di suolo a livello nazionale è piuttosto alto, nel 2020, il 7,11% del territorio nazionale aveva una copertura artificiale contro una media dell’Unione Europea del 4,2%. Dato confermato anche a livello regionale, in termini assoluti risultano consumati 1417 km² di suolo ovvero il 6,17% del territorio regionale toscano.

Affrontare questo problema non è facile, l’Unione Europea si è data l’obiettivo al 2050 di azzerare il consumo netto di suolo questo significa dare nuova vita ad aree già artificializzate e sostituire edifici bassi con edifici più alti.

Concludiamo come abbiamo iniziato, ovvero con una delle migliori notizie che emergono dal rapporto TEA:: in collina e in montagna, le foreste stanno aumentando, si stanno riprendendo aree prima occupate dall’agricoltura e/o dall’allevamento.

I boschi sono importanti in quanto contribuiscono a proteggere i versanti dall’erosione e dal dissesto, rallentano la discesa della pioggia verso valle, aiutano a regolare la temperatura, la piovosità e la velocità del vento al suolo, preservano la biodiversità oltre a ridurre la diffusione di parassiti e patogeni.

Oltre a questi benefici, si stima inoltre che, nel 2019, le foreste italiane abbiano assorbito emissioni di gas serra per un valore pari a circa 31,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica che corrispondono al 6,5% delle emissioni totali nazionali di gas serra registrate nello stesso anno, un contributo da non sottovalutare nella lotta ai cambiamenti climatici,  argomento che anche Arpat ha deciso di affrontare, tanto che nel prossimo annuario dei dati ambientali si prospetta di fornire indicazioni sull'impatto dei gas serra in Toscana.

Approfondisci, leggi TEA, Transizione ecologica aperta


Organizzazione con sistema di gestione certificato e laboratori accreditati
Maggiori informazioni all'indirizzo www.arpat.toscana.it/qualita




— archiviato sotto: ,
Azioni sul documento
Strumenti personali