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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Martedì 02 marzo 2021

Quanta plastica c'è nei cosmetici?


Greenpeace ha preso in esame alcuni prodotti per il trucco (makeup), fondotinta, ciprie, illuminanti, mascara, rossetti e lucidalabbra appartenenti a undici marchi presenti sul mercato italiano, scoprendo che in questi sono presenti micro-plastiche

L’indagine realizzata da Greenpeace "Il trucco c'è ma non si vede" è stata effettuata seguendo due modalità:

  • on line, ricercando la lista degli ingredienti dei prodotti e verificando la presenza di materie plastiche come da lista ECHA
  • in laboratorio, sottoponendo un limitato numero di prodotti ad indagini strumentali per verificare la presenza di particelle in forma solida (microplastiche).

principali funzioni della plastica e prodotto cosmetico

Dei 672 prodotti presi in esame nell’indagine online, il 79% aveva almeno un ingrediente in plastica e circa il 38% di questi presentava ingredienti in plastica solida (microplastiche) mentre nei restanti le materie plastiche erano in forma liquida, semisolida o solubile. Degli 11 marchi presi in esame, solo in uno non è emersa la presenza di ingredienti in plastica.

I mascara sono i prodotti in cui la presenza di ingredienti in plastica è risultata maggiore, 90%, seguiti da rossetti e lucidalabbra 85%, fondotinta 74%, illuminanti 69% e ciprie 43% (Infografica 2).

Le microplastiche, invece, sono più presenti in rossetti e lucidalabbra 56%, seguite da mascara 36%, illuminanti 31%, ciprie 28% e fondotinta con il 19%.

Le 5 materie plastiche più frequenti sono risultate:

  • Polyvinylpyrrolidone (PVP), presente in 139 prodotti,
  • Polyethylene in 132 prodotti,
  • Polybutene in 115 prodotti,
  • Trimethylsiloxysilicate in 78 prodotti
  • Nylon-12 in 58 dei prodotti.

ingredienti presenti nei prodottiDi queste solo il Polyethylene ed il Nylon-12 sono materie plastiche in forma solida. Il dato più allarmante che spicca tra i risultati di questa parte di indagine è che nei prodotti applicati su occhi e labbra le materie plastiche (solide e non) sono più frequenti.

Delle dieci materie plastiche più frequenti individuate durante la presente indagine (PVP, Polyethylene, Polybutene, Trimethylsiloxysilicate, Nylon 12, Acrylates copolymer, Polymethyl metha-crylate, Vinyl dimethicone/methicone silsesquioxane crosspolymer, Polymethylsilsesquioxane, Methyl methacrylate crosspolymer) solo per tre solo disponibili informazioni, l’ECHA le classifica come pericolose, si tratta del

  • Polybutene: sostanza che può creare danni se ingerita o se penetra nelle vie respiratorie, risulta altamente infiammabile, può provocare effetti nocivi di lunga durata per gli organismi acquatici e provoca irritazione cutanea2
  • Acrylates copolymer: sostanza pericolosa che causa gravi irritazioni agli occhi e alla pelle e può causare irritazione anche alle vie respiratorie
  • Vinyl dimethicone/methicone silsesquioxane crosspolymer: sostanza che può creare danni, risulta infiammabile quando si trova allo stato solido e diventa altamente infiammabile se allo stato liquido e gassoso.

polimeriNella seconda fase dell'indagine, Greenpeace ha verificato presso un laboratorio indipendente la presenza di microplastiche (particelle solide in plastica inferiori a 5 millimetri), utilizzando una strumentazione idonea a identificare microparticelle fino ad una grandezza minima di 10 micrometri.

Dall'attività di laboratorio è emerso che le microplastiche erano presenti in 14 prodotti. I prodotti da analizzare sono stati selezionati comprendendo almeno un prodotto degli undici marchi in commercio e tutte le categorie merceologiche: 4 mascara, 3 rossetti e lucidalabbra, 3 fondotinta, 2 ciprie, 2 illuminanti.

All’interno dei 14 prodotti analizzati in laboratorio, a causa dell’assenza di una metodologia analitica, non è stato possibile identificare i polimeri in forma liquida, semisolida o solubile anche se presenti nella lista degli ingredienti (Infografica 3) e dai test effettuati in laboratorio l’ingrediente in plastica più frequente è risultato il Polyethylene, riscontrato in 6 prodotti, sia sotto forma di microparticelle sferiche che di frammenti.

Ricordiamo che in Italia, dal 1 gennaio 2020, è vietata l’immissione in commercio di “prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche”. Questo divieto, pur collocando il nostro Paese tra quelli sensibili e all’avanguardia sul tema, presenta delle lacune, infatti, non prende in considerazione:

  • tutti i prodotti cosmetici (ad esempio i trucchi e i prodotti per il makeup, trucco, rimangono esclusivi)
  • tutte le altre categorie merceologiche in cui l’uso intenzionale di microplastiche è noto (ad esempio detergenti, fertilizzanti, vernici)
  • le materie plastiche liquide, semisolide e solubili, che non rientrano sotto la definizione di microplastice e sulle quali ci sono attualmente ancora poche informazioni, pur sapendo già che si tratta di sostanze chimiche di sintesi con scarsa biodegradabilità.

Le problematiche per individuare l’impatto di questi polimeri nascono prima di tutto dalle difficoltà analitiche per individuarle e proseguono a causa dell’assenza di riferimenti normativi.

prodotti esaminati nel corso dell’indagine greenpeaceLe aziende, quindi, in assenza di una regolamentazione stringente, continuano ad utilizzare le micro-plastiche in numerosi prodotti pur essendo ormai evidente che il destino della quasi totalità di queste particelle, dopo l’uso, è quello di contaminare per anni il Pianeta. Questo comparto  produttivo potrebbe volontariamente smettere di utilizzare materie plastiche aggiunte intenzionalmente all’interno dei prodotti e adottare concretamente il principio di precauzione per tutelare la salute dell’uomo e dell’ambiente, avendo anche le potenzialità per innovare utilizzando ingredienti alternativi a quelli in plastica.

Speriamo che, nel futuro, qualcosa cambi, infatti, a partire dal gennaio 2018, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha iniziato a lavorare ad una proposta di restrizione riguardo l’uso delle microplastiche aggiunte intenzionalmente in numerose tipologie di prodotti nell’ambito della European Plastic Strategy; purtroppo, al momento, anche questa proposta in fase di elaborazione da parte dell’ECHA non prende in considerazione i polimeri in forma liquida, semisolida e solubile ma interviene solo sulle particelle solide sotto forma di microplastiche.

Leggi il report di Greenpeace " Il trucco c'è ma non si vede"


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