Spreco alimentare: quanto cibo buttiamo senza accorgercene
I numeri di un problema che pesa su ambiente e società e le azioni semplici che possono fare la differenza ogni giorno
Ogni anno, secondo i dati FAO, vengono sprecate nel mondo 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, l’equivalente di un terzo della produzione alimentare globale; in media, quindi, ogni persona spreca 79 kg di cibo all’anno, corrispondente a 3,5 miliardi di pasti al giorno. A livello europeo, ogni anno vengono gettate 59 milioni di tonnellate di cibo; in media, ogni cittadino europeo spreca circa 70 kg di cibo in ambito domestico e 12 kg nei ristoranti (UNEP, 2024).
A fronte di questa quantità di alimenti sprecati, 673 milioni di persone (8,2% della popolazione mondiale) soffrono la fame e 2,3 miliardi non hanno accesso garantito ad un’alimentazione sufficiente e nutriente. Lo spreco e le perdite alimentari, oltre a costituire quindi un problema etico e sociale, producono anche numerosi impatti sull’ambiente, essendo responsabili di quasi il 10% delle emissioni globali di gas serra. Inoltre, il 28% dei terreni agricoli, una superficie pari a quattro volte l’Unione Europea, e il 25% dell’acqua dolce, pari al fabbisogno idrico annuo dell’intera popolazione mondiale, vengono utilizzati per produrre cibo che non verrà mai mangiato.
Già 10 anni fa, le Nazioni Unite inserivano questo tema nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030: l’obiettivo 12.3 propone infatti di dimezzare, entro il 2030, le perdite e gli sprechi lungo tutta la filiera: produzione agricola, post-raccolta, stoccaggio, trasporto, trasformazione, distribuzione, consumo.
L’Unione europea, dal canto suo, con la Direttiva 2025/1892, che modifica la Direttiva 2008/98 relativa ai rifiuti, prevede che gli Stati membri adottino misure necessarie ed adeguate a raggiungere, entro il 2030, i seguenti obiettivi di riduzione dei rifiuti alimentari a livello nazionale:
- ridurre la produzione di rifiuti alimentari nella trasformazione e nella fabbricazione del 10% rispetto alla quantità di rifiuti alimentari prodotta come media annuale tra il 2021 e il 2023;
- ridurre la produzione di rifiuti alimentari pro capite, complessivamente nel commercio al dettaglio e in altre forme di distribuzione degli alimenti, nei ristoranti e nei servizi di ristorazione e nei nuclei domestici, del 30 % rispetto alla quantità di rifiuti alimentari prodotta come media annuale tra il 2021 e il 2023.
Ma come è messo il nostro Paese quanto a spreco di cibo? A dircelo tutti gli anni è la ricerca condotta dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna ed Ipsos.
Nel 2025, lo spreco settimanale di cibo in Italia è stato di 555,8 grammi pro capite, circa 100 grammi in meno rispetto al 2024, quando lo spreco era di 683,3 grammi, ma sempre lontano dal traguardo fissato per il 2030 di 369,7 grammi settimanali.
Nella classifica dei cibi sprecati troviamo
- frutta fresca (22,9 grammi),
- verdura fresca (21,5 grammi)
- pane (19,5 grammi),
- insalata (18,4 grammi)
- cipolle/tuberi (16,9 grammi).
Quanto agli atteggiamenti rispetto al problema degli sprechi alimentari, il 95% degli italiani dichiara la propria attenzione alla prevenzione dello spreco, il 52% acquista sempre frutta e verdura di stagione, il 63% si accerta che il cibo a rischio deperibilità venga mangiato prima. Il 50% dichiara inoltre di prestare più attenzione all’impatto ambientale dei prodotti alimentari. I giovani manifestano comportamenti più virtuosi: riutilizzano gli avanzi (+10% rispetto alla media), condividono il cibo (+5%), acquistano frutta e verdura di stagione (+2%) e prestano più attenzione all’impatto ambientale (+2%).
Sono passati quasi dieci anni dall’approvazione nel nostro Paese della legge 166/2016 sulla donazione e distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici che, oltre alla solidarietà, ha tra le finalità la riduzione degli sprechi nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione. Anche grazie a questa importante norma, la situazione in questo decennio è sicuramente migliorata, soprattutto dal punto di vista dei rapporti tra imprese che donano e terzo settore che riceve e distribuisce: sono infatti aumentati i luoghi di raccolta delle eccedenze. Ma ancora c’è molta strada da fare, sia in termini di consapevolezza che di interventi strutturali sull’intero sistema alimentare, a partire dalla logistica.
L’economia circolare può contribuire in modo decisivo alla riduzione dello spreco alimentare, attraverso un modello che preveda da una parte la redistribuzione del cibo commestibile in eccesso tramite banchi alimentari o trasformazione in nuovi prodotti, e dall’altra la valorizzazione dei sottoprodotti non commestibili, trasformandoli in materiali o energia invece di smaltirli.
Per realizzare un tale modello, serve naturalmente potenziare le infrastrutture per redistribuire le eccedenze e valorizzare i sottoprodotti tramite impianti dedicati e fondamentale è anche una raccolta differenziata efficiente, che migliori la qualità dei rifiuti organici.
Per quanto riguarda l’impegno individuale, i dati ci dicono che a livello globale le famiglie rappresentano il 60% dello spreco alimentare, dimostrando quanto importanti siano le scelte ed i comportamenti messi quotidianamente in campo. A questo proposito esistono numerosi siti Web e applicazioni che ci aiutano a gestire al meglio i nostri alimenti affinché non divengano rifiuti.
Citiamo qui alcune esperienze italiane, ma la rete è veramente piena di iniziative, basta cercare:
- Bring the food è l'applicazione Web per Aziende e No Profit che semplifica la donazione e il recupero delle eccedenze
- se inseriamo gli ingredienti su SuperCook o su svuotafrigo, potremo ricevere la ricetta da realizzare
- con lastminute sotto casa si viene informati dai negozianti vicini quando hanno delle eccedenze alimentari a disposizione
- con Una buona occasione si possono trovare consigli su come e dove conservare gli alimenti, su come riutilizzare gli avanzi e gli scarti, sulla stagionalità di frutta e verdura, su come fare la lista della spesa
- con Too Good to Go, bar, ristoranti, forni, pasticcerie, ma anche supermercati e hotel possono recuperare e vendere online, a prezzi più bassi, il cibo invenduto a fine giornata.
Fuori dalle nostre case, inoltre, possiamo sostenere e contribuire a diffondere la rete del volontariato, che quotidianamente lavora per recuperare il cibo altrimenti sprecato e donarlo alle associazioni caritatevoli. A questo proposito ricordiamo il caso dell’associazione più attiva nel settore, ovvero il Banco Alimentare, ma a questa si affiancano anche altre realtà, più piccole, che partono dal territorio e che sono altrettanto utili. Tra le diverse iniziative citiamo i Foodbusters e l’associazione Equoevento che recuperano il cibo in eccesso recuperato durante feste, meeting, cerimonie, matrimoni, portandolo a strutture/mense solidali sul territorio; e ancora Recup che opera all’interno di mercati rionali dove recupera il cibo scartato dai commercianti, lo raggruppa in un punto di ritrovo all’interno dello stesso mercato, dove i prodotti buoni vengono divisi da quelli effettivamente non più commestibili, e lo offre alle persone che ne hanno bisogno.
Qualche consiglio su come ridurre gli sprechi alimentari è contenuto anche nelle nostre pillole di sostenibilità: La cucina sostenibile e Fare la spesa in modo sostenibile.
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