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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Giovedì 02 dicembre 2021

Veicoli elettrici a batteria a piccoli passi


Le associazioni dei costruttori, insieme all’indotto produttivo del settore automobilistico sottolineano lo sforzo e l’impegno per facilitare il passaggio ai motori elettrici dei veicoli, tuttavia infrastrutture, autonomia, tenuta dell’usato e prezzo ne frenano la diffusione

Il messaggio che si percepisce da spot e cartelloni pubblicitari sembra ricordarci che ormai esistono solo auto elettriche. Le case automobilistiche continuano ad aggiornare i rispettivi piani di sviluppo con l’annuncio di massicci investimenti per dar vita a più modelli ed a nuove fabbriche di batterie a cui approvvigionarsi. Ad oggi un primo simbolico traguardo è stato raggiunto: 12 milioni di unità pari all’1% del parco circolante mondiale. Dopo di che le stime per gli anni a venire, ancora prima del discusso Green deal introdotto dall’UE, parlano di una crescita vorticosa, capace di portare le auto elettriche a batteria (Battery electric vehicle – Bev) a conquistare la maggioranza delle vendite sul continente europeo già nel 2028 e di quelle globali nel 2033.

La situazione fuori dall’Unione Europea

Le cifre però delineano scenari tutt’altro che uniformi: fra i paesi industrialmente più evoluti, il ruolo di fanalino di coda spetta al Giappone, antesignano per la messa sul mercato delle ibride, ma con la quota delle Bev che non va oltre lo 0,7%. Negli Stati Uniti, Tesla e gli altri marchi che offrono Bev nei loro listini, non raccolgono che il 2% delle vendite. Ha invece ripreso a marciare forte la Cina, 950 mila vetture elettriche a batteria (Bev) vendute nei primi cinque mesi dell’anno, pari al 9% del totale. Non è un caso che la Cina sia ad oggi, il paese che detiene la proprietà ed diritti si sfruttamento dei siti, concentrati sopratutto in Africa, da dove si estraggono le “terre rare” e gli altri minerali necessari alle realizzazione delle batterie.
Inoltre occorre ricordare che, tali vetture presentano cifre tutt’altro che incoraggianti in merito alla tenuta dell’usato: in tre anni le elettriche si deprezzano del 67% contro il 40% delle vetture con motore a combustione. Nello sviluppo del mercato dei veicoli elettrici da un lato pesano incentivi, promozioni e progressi tecnologici che favoriscono l’acquisto del nuovo, dall’altro i dubbi dei consumatori in merito alla resistenza all’invecchiamento dei blocchi batterie ed alle molteplici formule offerte dalle case costruttrici per operare la loro sostituzione anche attivando contratti post-vendita rispetto al veicolo stesso.

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La situazione in Europa

In Europa si marcia un po in ordine sparso. Fra i grandi spicca la Germania, dove ormai più di un’auto ogni dieci immatricolate è a batteria, seguita da Gran Bretagna e Francia. In Italia i riscontri sono meno confortanti: è vero, nel primo semestre la quota delle Bev è cresciuta parecchio attestandosi al 3,4% delle consegne. Il merito di questo valore è da ricondursi quasi nella sua totalità, agli acquisti effettuati da aziende di noleggio, desiderose di offrire un’immagine “sostenibile” alle società clienti e che intendono comunicare ed aggiungere tale elemento allo loro immagine, avverte uno studio dell’ Aniasa . Infatti se si considera i privati, si scende ad un più modesto 1,7% che scivola addirittura sotto l’1 nelle regioni del Sud. I motivi di una bassa propensione all’acquisto in Italia sono noti e rintracciabili nella carenza di infrastrutture, nei limiti di autonomia, ma soprattutto per una banale questione di prezzo. Una vettura elettrica acquistata con gli incentivi nei primi mesi dell’anno in corso, si attesta su un valore medio di dell’ordine di 29.500,00 Euro. Per tale motivo, queste veicoli rimangono un prodotto d’élite. Il punto è che tali sono destinate a rimanere sino a quando i costruttori non riusciranno a tagliare i prezzi, a cominciare naturalmente da quello delle batterie, sino a raggiungere il più volte promesso traguardo dei 100 dollari per kWh (adesso siamo intorno ai 150 dollari).
Con queste premesse, nonostante gli incentivi concessi e le sbandierate voglie green dei millenial, l’auspicato sorpasso sui motori a scoppio rischia di allontanarsi.  

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