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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Lunedì 26 luglio 2021

Energia: i combustibili fossili rimangono la fonte dominante


La quota di combustibili fossili nel consumo di energia non è diminuita nel 2020 per il decimo anno consecutivo e le energie rinnovabili stentano a crescere, nonostante siano sempre più vantaggiose economicamente

Il 2020 avrebbe potuto essere un anno di svolta grazie alla pandemia ma così non è stato; nonostante la domanda di energia primaria sia diminuita del 4%, infatti, i paesi del G20, i maggiori inquinatori del pianeta, hanno a malapena raggiunto o addirittura mancato i loro obiettivi di energia rinnovabile, già poco ambiziosi.

Secondo il rapporto sulle rinnovabili REN21, la quota di combustibili fossili nel mix energetico totale è rimasta alta quanto un decennio fa (80,3% contro l'80,2% di oggi) e le moderne rinnovabili, che includono idroelettrico e biomasse, sono aumentate di poco (da 8,7% a 11,2%). 

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I cinque membri del G20 con obiettivi di energia rinnovabile per il 2020 (UE, Italia, Francia, Germania, UK) hanno lottato per raggiungere i loro obiettivi mentre gli altri 15 non ne avevano nemmeno uno.

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Non siamo dunque affatto vicini al necessario cambiamento di paradigma verso un futuro energetico pulito, più sano e più equo.

Lo scorso mese di giugno, i membri del G7 hanno dichiarato che non destineranno più finanziamenti internazionali a progetti che prevedano l'uso del carbone come combustibile, a meno che non garantiscano allo stesso tempo tecnologie per la cattura e lo stoccaggio delle emissioni. Tuttavia, il G7 non è stato chiaro su tempi e modi della transizione energetica, non specificando, ad esempio, obiettivi precisi e limiti temporali.

La stessa Agenzia internazionale per l'energia (AIE), nel delineare la tabella di marcia per abbattere le emissioni e raggiungere l'obiettivo di zero emissioni derivanti dal settore energetico nel 2050, aveva già previsto esplicitamente l'esclusione di investimenti in nuovi progetti di fornitura di combustibili fossili e nessuna ulteriore decisione di investimento in nuove centrali a carbone.

È chiaro però che non basta annunciare traguardi per il 2050 se poi non si agisce in modo coerente con queste affermazioni e con i previsti scenari di azzeramento delle emissioni.

Questa strada è necessaria ed anche possibile. I combustibili fossili sono infatti responsabili del cambiamento climatico e contribuiscono pesantemente anche alla perdita di biodiversità e all'inquinamento. Passare dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è un passo necessario da fare e rendere le rinnovabili la norma non è una questione di tecnologia o di costi.

Il settore energetico ha già fatto grandi progressi. Oggi, quasi tutta la nuova capacità energetica è rinnovabile (83%). Nel 2020 sono stati aggiunti globalmente oltre 256 GW, superando il record precedente di quasi il 30%. In sempre più regioni, comprese parti della Cina, dell'UE, dell'India e degli Stati Uniti, è ora più economico costruire nuovi impianti eolici o solari fotovoltaici piuttosto che far funzionare le centrali elettriche a carbone esistenti.

Secondo le stime di Irena, nel 2020 è infatti proseguita la tendenza al calo dei costi per l'energia solare ed eolica, nonostante l'impatto della pandemia e le interruzioni causate dalla diffusione del virus. Nel 2020, il costo dell'elettricità derivante da nuovi impianti eolici onshore è diminuito del 13%, rispetto al 2019, l'energia solare a concentrazione del 16%, l'eolico offshore del 9% e del solare fotovoltaico su scala industriale del 7%. 

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I costi di generazione di energia rinnovabile sono diminuiti drasticamente nell'ultimo decennio, grazie anche a tecnologie in costante miglioramento ed alle economie di scala. I costi per l'elettricità da fotovoltaico su scala industriale sono diminuiti dell'85% tra il 2010 e il 2020. Il costo dell'elettricità da energia solare ed eolica è sceso, a livelli però molto bassi. 

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Dal 2010, a livello globale, è stato aggiunto un totale cumulativo di 644 GW di capacità di generazione di energia rinnovabile con costi stimati inferiori rispetto all'opzione più economica di combustibili fossili in ogni rispettivo anno. Nelle economie emergenti, i 534 GW aggiunti a costi inferiori ai combustibili fossili ridurranno i costi di generazione dell'elettricità fino a 32 miliardi di dollari quest'anno.

I nuovi progetti solari ed eolici stanno minando sempre di più anche le centrali elettriche a carbone più economiche e meno sostenibili. L'analisi Irena suggerisce che 800 GW di capacità esistente a carbone hanno costi operativi superiori rispetto al nuovo solare fotovoltaico su larga scala e all'eolico onshore. La sostituzione di questi impianti a carbone ridurrebbe i costi annuali di 32 miliardi di dollari all'anno e ridurrebbe le emissioni annuali di CO2 di circa 3 Gigatonnellate.

Ma come mai nonostante questi vantaggi provenienti dall'implementazione delle rinnovabili non si osserva un trend ci crescita più incisivo?

Il rapporto sulle rinnovabili REN21 rileva come nel 2020 ci sia stata un'ondata di impegni più forti per contrastare la crisi climatica; invece di guidare però la trasformazione anche verso l'energia rinnovabile, i piani di risanamento avrrebbero portato ad investimenti sei volte superiori sui combustibili fossili rispetto alle energie rinnovabili, nonostante tutte le promesse fatte durante la crisi indotta da Covid-19. 

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La maggior parte dei governi non ha quindi sfruttato l'opportunità unica offerta dalla pandemia per condurre una trasformazione e ridurre ulteriormente l'inquinamento da carbonio, abbattendo la resistenza degli operatori storici dei combustibili fossili.

Gli autori del rapporto suggeriscono un modo per accelerare il passaggio alle energie rinnovabili, ovvero rendere tali energie un indicatore chiave di prestazione per i processi decisionali sia pubblici che privati verso gli obiettivi climatici ed energetici, consentendo alle persone di misurare i progressi e garantire il coinvolgimento a livello globale, nazionale, regionale e locale, in qualsiasi settore economico.

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