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Rifiuti sulle spiagge della Toscana

29/06/2023 11:00

Anticipazione dei dati dell'Annuario 2023 sui rifiuti ritrovati sulle spiagge: 503 oggetti ogni 100 metri

Rifiuti sulle spiagge della Toscana

Personale ARPAT che effettua il monitoraggio dei rifiuti spiaggiati

Prosegue la nostra attività di anticipazione di alcuni dati contenuti nell’Annuario dei dati ambientali 2023 frutto dell'attività di monitoraggio e controllo ambientale realizzata dall'Agenzia. In questa notizia forniamo il numero, oltre alla principale tipologia, di rifiuti presenti su alcune spiagge del litorale toscano. Quest’informazione è importante per tipizzare i rifiuti e definire i trend in termini di abbondanza anche al fine di individuare misure per minimizzare la presenza di rifiuti in ambiente marino.

Dati ambientali riguardanti i rifiuti presenti su alcune spiagge della Toscana

Nel 2022, i rifiuti antropici presenti sulle spiagge toscane, oggetto di monitoraggio, sono quantificabili mediamente in circa 5 oggetti per metro lineare; ogni 100 metri sono stati rilevati 503 oggetti, dato in aumento rispetto all’anno precedente, 2021, quando erano poco più di 4 oggetti per metro lineare.

Per lo più si tratta di rifiuti plastici (90%) mentre risultano residuali gli altri materiali.

La quantità di rifiuti presenti varia da spiaggia a spiaggia

  • Vittoria Apuana: 1122
  • Marina di Vecchiano: 556
  • Marina di Castagneto sud: 261
  • Quagliodromo: 438
  • Collelungo: 140

Nel 2022 si registra un incremento degli oggetti rinvenuti soprattutto nella spiaggia di Vittoria Apuana, vicino a Forte dei Marmi, dovuto principalmente ad oggetti in plastica: 286 pezzi di plastica tra 2,5 e 50 centimetri e 248 mozziconi di sigaretta rinvenuti nel corso della campagna autunnale.

ARPAT realizza, con cadenza semestrale, il monitoraggio dei rifiuti solidi presenti sulle spiagge di Libera Vittoria Apuana, Marina di Vecchiano, Castagneto, Quagliodromo e Collelungo. L’attività rientra tra quelle previste dalla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina, che richiede di conteggiare i rifiuti presenti sulle spiagge e classificarli in base ad un elenco (“Joint List”), elaborata dal JCR, centro di ricerca europeo, che ha individuato le principali tipologie di rifiuto (circa 165) in base ad un doppio livello gerarchico:

  • primo livello: materiale
  • secondo livello: tipologia d’uso.

Come sono state identificate le spiagge su cui fare i rilevamenti

Le spiagge sono state scelte secondo i criteri previsti dalla Strategia marina nel 2015. La Direttiva infatti stabilisce che ogni Regione monitori almeno una spiaggia per ciascuna delle seguenti tipologie:

  • aree urbanizzate;
  • foci fluviali;
  • aree portuali o comunque indicative di inquinamento proveniente dal trasporto marittimo e dalla pesca;
  • aree remote non direttamente accessibili a mezzi di trasporto via terra o individuate in aree protette.

Come viene effettuato il monitoraggio

I campionamenti previsti dalla Strategia Marina sono 2 all’anno: uno in primavera (aprile) e l’altro in autunno (novembre). Viene censito un transetto di spiaggia di 100 metri di lunghezza, dalla battigia fino al sistema dunale o alla vegetazione oppure ad eventuali manufatti esistenti, rilevando tutti i rifiuti superiori a 2,5 cm fatta eccezione per i mozziconi di sigaretta che vengono sempre registrati, senza scavare la sabbia. I rifiuti vengono riportati in apposite schede in cui si specifica il materiale di cui è composto il rifiuto (polimeri artificiali, carta/cartone, gomma, metallo, vetro/ceramica, tessile, sostanze chimiche, legno processato/lavorato). Il passaggio successivo prevede la definizione del parametro di abbondanza: “numero di rifiuti per 100 metri”.

ARPAT si assicura che il rifiuto censito venga rimosso grazie anche alla collaborazione con i Comuni e i gestori dei rifiuti urbani o le associazioni di volontariato; questa operazione si rende necessaria per evitare di censire di nuovo gli stessi rifiuti nella stagione successiva.

Ad oggi non è stato identificato, in ambito europeo, un indicatore di stato ecologico sulla base di classi di abbondanza del rifiuto.

Cosa si può fare per prevenire il problema

I rifiuti rinvenuti sulle spiagge sono di varia natura: plastica, metallo, vetro, tessile ma quelli più presenti, come detto, sono in plastica; molti di questi sono tra quelli banditi dalla Direttiva europea SUP, (Single Use Plastic) che disciplina le plastiche monouso, adottata nel 2019, recepita in Italia con il Decreto legislativo 196 del novembre 2021, entrato in vigore il 14 gennaio 2022, con l’obiettivo di ridurre l’uso delle plastiche monouso, non biodegradabili e non compostabili.

Per contrastare questo tipo di inquinamento, bisogna puntare, in particolare, su:

  • l'economia circolare dei materiali
  • le buone pratiche di sostenibilità ambientale

Per quanto riguarda il primo aspetto, economia circolare dei materiali, pochi giorni fa, l'Unep ha pubblicato un rapporto dove indica il riciclo ed il riutilizzo, oltre alla sostituzione, come elementi di trasformazione in grado di cambiare il mercato delle plastiche garantendo un vantaggio ambientale oltre che economico e sociale. Questo recente rapporto è stato realizzato in vista dell’incontro di Parigi, tenutosi agli inizi di giugno, una delle tappe di un tortuoso percorso volto a raggiungere, entro il 2024, un trattato internazionale contro l'inquinamento da plastica. Questo avrebbe un duplice obiettivo: ridurre la produzione di plastica a livello mondiale e limitare l’impatto negativo di questo materiale sull’ambiente. Senza un accordo a livello mondiale, il rischio sarà, come indicano le proiezioni Ocse, che entro il 2060, i rifiuti in plastica arrivino a triplicarsi con effetti anche molto negativi sull’ambiente.

cestino raccolta rifiuti in spiaggiaLe buone pratiche di sostenibilità ambientale da veicolare con l'attività di informazione, comunicazione ed educazione e sensibilizzazione al cambiamento sono altrettanto essenziali in quanto i rifiuti che si ritrovano sulla spiaggia, ma anche nei fiumi e nei mari, sono il frutto della cattiva gestione delle diverse attività umane e dicono molto sui nostri stili di vita. I rifiuti spiaggiati sono divenuti i nuovi “reperti archeologici”, oggetti trovati che parlano del nostro recente passato, ora raccolti nel Museo di Archeplastica.

Il 5 giugno 2023, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, quest’anno dedicata alla lotta contro l’inquinamento da plastica, le Nazioni Unite (NU) hanno proposto una serie di soluzioni innovative, sperimentate da singoli e comunità di tutto il mondo, per ridurre l'inquinamento da plastica, sottolineando l’importanza dell’azione collettiva nel mutamento culturale necessario a combattere l’inquinamento ambientale. Le soluzioni proposte dalle NU sono pensate per i singoli ma anche per i governi nazionali e locali.

La Regione Toscana, con la legge regionale n. 37 (pubblicata sul BURT n. 31 del 28 giugno 2019) "Misure per la riduzione dell’incidenza della plastica sull’ambiente", si pone l'obiettivo di

  • limitare l'uso di plastica usa e getta,
  • evitare l'abbandono e tutelare l'ambiente e la natura, fissando alcuni limiti all'uso di prodotti in plastica monouso in
  • manifestazioni fieristiche, sagre, fiere mercato, anche di comunicazione, organizzate o finanziate, anche in parte, dalla Regione, enti locali, enti e aziende soggette alla vigilanza degli stessi
  • parchi, aree protette, lidi e spiagge del demanio marittimo.

Posate in plastica rinvenute sulla spiaggia durante un’attività di puliziaNel primo caso il divieto riguarda contenitori, mescolatori per bevande, aste a sostegno di palloncini, cannucce e stoviglie quali posate, forchette, coltelli, cucchiai, bacchette e piatti in plastica monouso. Nel secondo caso, invece, è vietato l'utilizzo, ai fini della somministrazione di cibi e bevande, di contenitori, mescolatori per bevande, cannucce e stoviglie quali posate, forchette, coltelli, cucchiai, bacchette e piatti in plastica monouso.

La normativa regionale toscana va nella direzione tracciata dall’UE nella strategia europea sulla plastica, in cui cerca di fronteggiare il problema dei rifiuti plastici e dei relativi danni ambientali dovuti al loro abbandono nell’ambiente con una serie di misure, come

  • il divieto di commercializzare determinati prodotti di plastica
  • gli obiettivi di riduzione del consumo di contenitori in plastica per alimenti solidi e liquidi
  • gli obblighi per i produttori, chiamati a contribuire alla copertura dei costi di gestione e smaltimento dei rifiuti
  • il raggiungimento degli obiettivi di raccolta, aumentando le percentuali di raccolta delle bottiglie di plastica monouso per bevande
  • le prescrizioni di etichettatura, ovvero un'etichetta chiara e standardizzata che indica come devono essere smaltiti alcuni prodotti per evitare il loro impatto negativo sull'ambiente
  • le misure di sensibilizzazione verso i consumatori.

Concludiamo così: la plastica non è da demonizzare, sono molti anni che è entrata nella nostra vita quotidiana, quest’anno ricorre il sessantesimo (1963) dall’attribuzione del Premio Nobel per la chimica a Giulio Natta per le sue ricerche sulla polimerizzazione stereospecifica; dobbiamo, però, imparare a gestirla meglio e quando possibile ridurla o farne a meno, come suggerito anche nelle pillole di sostenibilità di ARPAT.

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