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Intervista a don Bigalli, presidente dell'Osservatorio toscano per la legalità

21/09/2023 11:00

L'incontro con don Bigalli, presso la sede ARPAT di Firenze, è stato alquanto proficuo e ha dato vita ad un interessante scambio di domande e risposte sull'attività dell'Osservatorio e sugli impegni futuri per la legalità in Toscana

Intervista a don Bigalli, presidente dell'Osservatorio toscano per la legalità

Incontro tra don Andrea Bigalli e Pietro Rubellini, Direttore generale ARPAT

Abbiamo incontrato don Andrea Bigalli presso la sede ARPAT di Firenze, in occasione del nostro incontro gli abbiamo rivolto alcune domande sulla natura e composizione dell'Osservatorio toscano della legalità, che presiede, nonché sull'attività svolta dalla sua nascita fino ad oggi.

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Abbiamo poi chiesto a don Bigalli quali saranno i futuri impegni dell'Osservatorio.

L’Osservatorio come intende promuovere gli esiti del lavoro svolto?

L’Osservatorio ha chiaramente alcuni impegni da rispettare, da una lato nei confronti del Consiglio regionale in quanto tale, e dall’altro rispetto alla cittadinanza. Stiamo riflettendo su come diffondere all’esterno il contenuto delle audizioni di questi mesi, ad esempio attraverso una pubblicazione in formato elettronico, un rapporto di sintesi che contenga tutte le deposizioni acquisite da parte di soggetti istituzionali, come Regione, ARPAT, categorie imprenditoriali e sociali ed altri sulla vicenda del KEU.

La complessità del tema KEU ci ha fatto comprendere che non è circoscritto ma rimanda a tutto il sistema di gestione dei rifiuti a livello regionale, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti speciali, che sono un “terreno” su cui anche le mafie fanno affari.

Quale futuro si prospetta per l’economia circolare?

Occorre investire maggiormente sul ruolo della formazione permanente perché i cittadini possano comprendere come “il rifiuto” possa essere anche una risorsa economica ed implica una responsabilità sociale precisa e determinata anche a livello individuale.
Occorre investire sulla formazione di base nelle scuole e nelle associazioni in modo da attivarsi sulla conoscenza e sulla consapevolezza. È evidente che poi occorre presidiare le azioni del mondo produttivo e della pubblica amministrazione, attivando un nuovo patto tra cittadinanza, partiti e Pubblica Amministrazione (PA), in modo da investire coloro che rivestono ruoli di rappresentanza politica, di una responsabilità etica precisa e determinata a favore dei beni comuni e quindi anche dell’ambiente.

Da una parte, il nostro sistema giuridico in materia di appalti prevede un sistema di garanzie le c.d. white list, ovvero liste di aziende controllate dal punto di vista delle infiltrazioni mafiose. D’altra, un’economia falsata dalle mafie è un’economia affaticata che non risponde alle esigenze di uno sviluppo organico, che sia redditizio e sostenibile.

L’altro passaggio è lavorare sui meccanismi di controllo da parte della PA, e per questo l’Osservatorio ha sostenuto l’idea di potenziare l’Agenzia il più possibile, per rafforzare la funzione di controllo, insieme ad altre istituzioni come gli Ispettorati del lavoro.
Abbiamo compreso, analizzando il ciclo dei rifiuti, che sono molti gli elementi che devono essere composti e analizzati: le dinamiche di infiltrazioni il rapporto economico e del lavoro e il collegamento con le dinamiche di consenso sociale. Siamo, dunque, di fronte a una sfida significativa che è la sfida della complessità che contiene, comunque al suo interno, elementi positivi per individuare le soluzioni più adeguate.

Quali sono le strategie per attivare un percorso per educare gli adulti verso una maggiore conoscenza e consapevolezza, oltre al lavoro di formazione di base nelle scuole?

Bisogna lavorare molto sulla formazione permanente di tutte le fasce della popolazione e sulle strategia della comunicazione mediatica. Ad esempio non è fuori luogo parlare di comunicazione sociale e questione ambientale, gli input comunicativi si devono moltiplicare, un esempio è offerto da cinematografia e ambiente.

Quali sono i prossimi impegni dell’Osservatorio per la legalità?

Occorre promuovere una cultura del bene comune e dei beni comuni, all’insegna di un princìpio di fondo: “gli esseri umani sono i beni comuni più importanti in quanto tali”. In altri termini è necessario un nuovo umanesimo, biocompatibile, non biocentrista, che riconsegni all’umano stesso le responsabilità delle sue azioni.

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