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L'attività di ARPAT nel monitoraggio dei cetacei, delle tartarughe e dei grandi pesci cartilaginei - anno 2018

Monitoraggio in Toscana

Anno di pubblicazione: 2019

A cura di: ARPAT – Area Vasta Costa - Settore Mare

In collaborazione con: Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, sez. di Pisa , Università di Siena , Ente Parco Regionale della Maremma-Centro di Recupero di Talamone , Centro di Recupero Acquario di Livorno-Costa Edutainment

Pagine: 136

Prezzo:

Nel 2018 lungo le coste della Toscana toscane si sono registrati 23 ritrovamenti di cetacei e 49 esemplari di tartarughe marine tutti appartenenti alla specie più comune, Caretta caretta

Nel 2018 lungo le coste toscane si sono registrati 23 ritrovamenti di cetacei (circa la metà rispetto allo scorso anno) rappresentati da due sole specie: 11 stenelle (48%), 9 tursiopi (39%), e inoltre 3 individui (13%) che sono rimasti indeterminati a causa del pessimo stato di conservazione che non ha permesso una esatta determinazione della specie (da attribuire comunque ad un piccolo cetaceo odontoceto).
Nella totalità dei casi si è trattato di spiaggiamenti di carcasse di animali morti sugli arenili. Il 52% degli spiaggiamenti si è concentrato nei mesi invernali dicembre-marzo, soprattutto nella provincia di Livorno (57%). I veterinari dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) della sede di Pisa hanno eseguito una necroscopia su 5 cetacei per cercare di stabilire le cause di morte. Nessuno scheletro è stato invece recuperato.

Nel corso del 2018, grazie alla collaborazione di alcune imbarcazioni di opportunità, si sono registrati anche 23 eventi di avvistamento per un totale di 89 cetacei. Ancora una volta, in base al numero di individui registrati, il tursiope è risultata la specie maggiormente avvistata (66%).

Per quanto riguarda le tartarughe, nel corso del 2018 sono stati recuperati 49 esemplari, tutti appartenenti alla specie più comune Caretta caretta. Si conferma che spesso la causa di morte per questi animali è rappresentata dalla cattura accidentale da parte di attrezzi da pesca (18%), soprattutto reti da posta (67%).

Le indagini necroscopiche condotte su 6 tartarughe hanno confermato questo dato e hanno inoltre evidenziato segni legati ad un traumatismo, probabilmente rappresentato da collisioni con natanti.

Il report 2018 sui recuperi toscani contiene la scheda dettagliata di ogni esemplare recuperato e, per alcuni di essi (5 cetacei e 6 tartarughe), il referto necroscopico a cura della veterinaria dott.ssa Giuliana Terracciano, dell’IZSLT, sede di Pisa, e dai suoi collaboratori. Su questi esemplari, benché non sempre le carcasse presentassero buone condizioni di conservazione, è stato eseguito un esame anatomo-patologico completo, ricerche batteriologiche, virologiche, parassitologiche, istologiche, sierologiche, genetiche e biotossicologiche. In relazione a queste ultime va specificato che i contaminanti specifici quali PPCB, mercurio e pesticidi sono stati ricercati dall’Università di Siena, che si è occupata anche di indagare la presenza di plastiche ingerite.

I trend storici dei dati dei recuperi toscani, sia per i cetacei (1986-2018) che per le tartarughe (1990-2018), confermano un incremento negli ultimi anni. Questo fatto non è da attribuire ad un reale aumento della mortalità di questi animali, ma piuttosto ad una maggiore efficienza della rete regionale di recupero.

È disponibile anche la versione sfogliabile della pubblicazione (sito Web esterno, si apre in una nuova finestra)

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