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Rifiuti marini: il progetto Plastic Busters CAP

01/02/2022 07:15

Presso l'Università degli Studi di Siena si è tenuto, il 26 gennaio 2022, l’incontro iniziale fra i partner per l’avvio delle attività di progetto

Rifiuti marini: il progetto Plastic Busters CAP

Foto di Sergei Tokmakov Terms.Law da Pixabay

L’Università di Siena ha lanciato il progetto Plastic Busters CAP che vede unite le sponde Nord e Sud del Mediterraneo nella lotta alla marine litter, ovvero l'abbandono dei rifiuti in mare.

Nel progetto sono coinvolti 7 paesi: Italia, Spagna, Grecia, Egitto, Giordania, Libano e Tunisia. Tutti impegnati a studiare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti in mare ed individuare le modalità per la loro gestione. Plastic Busters, infatti, vuole facilitare il lavoro dei decisori nell’affrontare uno dei problemi ambientali più sentiti a livello mondiale.

Come sottolineato dalla professoressa M. Cristina Fossi, coordinatrice del progetto, "Nessuno può lavorare da solo, un rifiuto che finisce in mare nelle coste della Toscana si muove in tutto il Mediterraneo trasportato dalle correnti; se tutti contribuiamo ad inquinare, tutti dobbiamo contribuire a ripulire per il benessere del mare e della sua biodiversità".

Ora è il momento di realizzare azioni di mitigazione, in grado di mettere in pratica su larga scala le misure già sperimentate in altre aree del Mediterraneo. Il progetto, infatti, capitalizza l’esperienza acquisita nel passato attraverso 5 progetti precedenti tra i quali Common e Plastic Busters MPAs, sviluppati nell’ambito del network SDSN MED - Sustainable Development Solutions Network Mediterranean - guidato dall’Università di Siena.

I rifiuti marini rappresentano uno degli undici parametri inclusi nella Direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (MSFD) per valutare lo stato di salute dell'ambiente marino, per questo è importante capirne la natura e soprattutto individuarne l'origine, la provenienza, per lo più, infatti, i rifiuti finiscono in mare attraverso i fiumi.

Secondo quanto affermato dalla rappresentante dell'Università di Siena, confermato anche dai diversi studi dell’Unep, circa l'80% della plastica che si trova nei mari è il risultato di una scarsa o insufficiente gestione dei rifiuti a terra, dovuta in particolare ad una limitata capacità di riusare e/o riciclare i materiali plastici.

L’Unep elenca anche le principali cause:

  • le discariche illegali di rifiuti domestici e industriali e quelle legali mal gestite
  • lo scarso trattamento delle acque reflue e gli sversamenti di acque reflue
  • le cattive abitudini da parte delle persone che utilizzano le spiagge a fini ricreativi o per pesca sportiva
  • l'attività industriale, in particolare le industrie con processi che coinvolgono materiali plastici
  • i trasporti
  • le attività legate alla pesca
  • i contenitori per i rifiuti non adeguatamente coperti e le strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente
  • i rifiuti abbandonati al suolo che gli agenti atmosferici (pioggia o neve o vento) trasportano nei corsi d'acqua.

Le Nazioni Unite come l'Unione Europea puntano molto sulla prevenzione e sulla corretta gestione dei rifiuti per risolvere, o almeno limitare, il problema dell' abbandono in mare di rifiuti.

La marine litter rappresenta una crescente preoccupazione ecologica per la persistenza chimica delle materie plastiche e la loro frammentazione meccanica. Le plastiche ridotte in micro e/o nano plastiche possono essere ingerite da piccoli organismi come lo zooplancton, finendo nella catena alimentare e rappresentando un potenziale pericolo per la salute umana.

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