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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Mercoledì 12 maggio 2021

Ambiente, territorio e cittadinanza attiva: il ruolo delle comunità energetiche


I cittadini possono avere un ruolo attivo nella transizione energetica

L’energia proveniente dalla fonti rinnovabili è oggi sempre più accessibile grazie allo sviluppo delle tecnologie produttive. Una prima soluzione utilizzata in Italia sono stati i sistemi di accumulo da collegare ai propri impianti fotovoltaici, così da consumare l’energia al bisogno. Oggi c'è un modo per ottimizzare lo sfruttamento dell’energia prodotta dai pannelli solari: si tratta delle Comunità energetiche previste dalla Direttiva 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili - RED II (art. 21 e 22) ed introdotte in Italia dal DL 162/2019 (art.42 bis). Il 20 aprile scorso è stata tra l'altro approvata definitivamente dal Parlamento la Legge di delegazione europea 2019-2020 che rende operative le disposizioni della Direttiva RED II e nel Recovery plan, approvato il 27 aprile dal Parlamento, sono stanziati appositi fondi (2,2 miliardi) proprio per le Comunità energetiche e l'autoconsumo.

La normativa prevede nello specifico due forme di autoconsumo collettivo:

  • autoconsumo collettivo, ovvero soggetti presenti all’interno dello stesso edificio (esclusi soggetti professionali del mondo energia) in cui è presente uno o più impianti alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili; gli impianti possono essere di proprietà di soggetti terzi,
  • Comunità energetiche: clienti finali residenziali, pubblica amministrazione e PMI (esclusi soggetti professionali del mondo energia) che possono associarsi e autoconsumare energia prodotta da uno o più impianti da fonti energia rinnovabile; per condividere l’energia prodotta, gli utenti possono utilizzare le reti di distribuzione già esistenti e utilizzare forme di autoconsumo virtuale.

Nell'immagine che segue sono illustrate le diverse tipologie di autoconsumo (Fonte: Una guida per orientare i cittadini nel nuovo mercato dell’energia).

Per promuovere l’utilizzo di tali sistemi in Italia è stata stabilita una tariffa d’incentivo, per ripagare l’energia autoconsumata istantaneamente; per accedervi, l’impianto deve essere installato dopo il 1º marzo 2020 e la tariffa è così stabilita: per l'autoconsumo collettivo 100€ ogni MWh prodotto, per le Comunità energetiche 110 €/Mwh.

tipologie-autoconsumo.JPG

Le Comunità energetiche

Cittadini, imprese e attività commerciali possono dunque produrre, scambiare e gestire insieme l’energia elettrica prodotta da un impianto messo a disposizione da uno o più soggetti che partecipano alla Comunità; per aderire alla Comunità energetica si stipula, con i proprietari dell’impianto che condivide l’energia extra prodotta dai pannelli fotovoltaici, un contratto che stabilisce, tra le altre cose, le modalità di condivisione dell’energia stessa. Uno dei principali vincoli è ovviamente che gli utenti devono trovarsi vicino all’impianto generatore o su reti sottese alla stessa cabina di trasformazione. Gli impianti utilizzati, oltre ad essere esclusivamente alimentati da fonti rinnovabili, possono raggiungere una potenza massima complessiva di 200 kW; in ciascuna Comunità, però, ci possono essere più impianti di produzione.

Nel nostro Paese queste realtà stanno piano piano prendendo forma: ne è un esempio il caso di Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, dove è l'amministrazione comunale che ha promosso la Comunità energetica, utilizzando un pannello fotovoltaico posizionato sul tetto del palazzo comunale. Ad oggi sono sette gli altri aderenti, quattro famiglie, uno studio tecnico e un laboratorio di falegnameria. A breve partirà anche ad Ampezzo, in provincia di Udine, un altro progetto pilota di Comunità energetica.

fotovoltaico.jpgL'Italia, insieme ad altri 7 paesi, è partner del progetto europeo LIGHTNESS che ha proprio l'obiettivo di incentivare le Comunità energetiche a livello europeo; nell'ambito dell'iniziativa è prevista la formazione di una Comunità presso un condominio di Cagliari dove saranno effettuati interventi come l’installazione di un impianto solare e l’isolamento dell’edificio.

Secondo le stime dello studio Elemens per conto di Legambiente (“Il contributo delle Comunità Energetiche alla decarbonizzazione“), il potenziale attuale è stimato in circa 11 GW ed è relativo in gran parte allo sviluppo di impianti fotovoltaici su edifici condominiali, ma recependo a pieno la direttiva RED II il perimetro delle Comunità energetiche potrebbe allargarsi, permettendo la realizzazione di altri 6 GW di comunità (soprattutto fotovoltaico).

Sempre secondo lo studio, la diffusione delle comunità energetiche contribuirebbe a fornire un maggior impulso all’elettrificazione dei consumi nel settore termico dal momento che il minor costo dell’energia autoconsumata rispetto a quella prelevata dalla rete renderebbe ancor più conveniente l’installazione di sistemi di riscaldamento quali le pompe di calore, che verrebbero così alimentate dall’energia prodotta dagli impianti a fonti rinnovabili presenti all’interno della comunità energetica, con ulteriori benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni.

Per approfondimenti consulta:

 


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