Vai ai contenuti. | Spostati sulla navigazione

Sei in: Home Notizie 2023 Sesto Rapporto di Valutazione IPCC

Dove Siamo

 

Cambiamenti climatici, l'IPCC lancia tre messaggi: gravità, urgenza e speranza

23/03/2023 11:00

L'IPCC pubblica il volume conclusivo del suo Rapporto, la più aggiornata ed esaustiva rassegna sullo stato della conoscenza scientifica sul tema

Lo scorso 20 marzo l’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, ha ultimato la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) con il report di Sintesi, il capitolo conclusivo che integra i risultati di sei rapporti pubblicati dall’IPCC durante il ciclo di valutazione iniziato nel 2015. Si tratta di tre rapporti speciali (Riscaldamento Globale di 1.5 del 2018, Climate Change and Land e Oceano e Criosfera in un clima che cambia del 2019) e dei contributi dei tre gruppi di lavoro (Le basi fisico-scientifiche del 2021, Impatti, adattamento e vulnerabilità e Mitigazione dei cambiamenti climatici del 2022).

L’IPCC ha approvato il Rapporto di Sintesi durante la 58esima sessione che si è tenuta dal 13 al 17 marzo 2023 a Interlaken, in Svizzera. I messaggi che il report di sintesi lancia sono riassumibili in tre parole: gravità, urgenza e speranza. Alcuni cambiamenti, infatti, non possono più essere evitati, ma limitando il riscaldamento è possibile rallentarne molti e, in alcuni casi, anche arrestarli. Gli impegni presi fino ad oggi, ci dice l’IPCC, non sono sufficienti, ma oggi abbiamo a disposizione una grande varietà di soluzioni che possono portare grossi benefici; adesso è il momento di mettere in campo tutte queste risposte ed invertire la rotta. Un’azione è necessaria a tutti i livelli e ognuno di noi può fare la differenza: a dircelo sono gli scienziati dell’IPCC.

Gravità - Dal rapporto emerge l'importanza di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali; al di sopra di questo livello, molti ecosistemi e popolazioni non potranno più essere in grado di adattarsi ai cambiamenti. Tra l’altro chi ha contribuito meno al cambiamento climatico adesso ne sta subendo i danni in modo sproporzionato. Nel decennio 2011-2020, emerge dal report, la temperatura superficiale globale ha già raggiunto 1,1° C di incremento rispetto ai livelli pre-industriali e la sfida è diventata quindi ancora più grande.

Urgenza - A livello globale, è necessario raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025 e dimezzarle entro il 2030, per evitare l’aumento delle temperature oltre 1,5°C. Gli impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi non sono abbastanza ambiziosi e le politiche attuali spesso non prendono in considerazione il percorso tracciato dall'accordo. L’IPCC evidenzia come il pianeta stia già sulla strada che porta ad un aumento della temperatura media globale che può raggiungere i 3,5°C e questo rappresenta una minaccia per l’intera umanità. Maggiori infatti saranno l'entità e la durata del superamento di 1.5°C più gli ecosistemi e le società saranno esposti a impatti e rischi maggiori e più diffusi.

Speranza - Il rapporto dell’IPCC presenta un'ampia varietà di soluzioni sia in settori specifici che a livello intersettoriale, con sinergie e co-benefici promettenti: la transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili ridurrebbe l'inquinamento atmosferico riducendo al contempo le emissioni di gas serra. La gestione sostenibile delle foreste e dell'agricoltura, ad esempio, è in grado di assorbire anidride carbonica ed apportare molti servizi ecosistemici che migliorerebbero le condizioni di vita di molte popolazioni. Tutte le opzioni però devono essere attuate al massimo della loro capacità.

Quanto all’Europa, l’IPCC identifica quattro categorie di rischi-chiave, il cui livello aumenta con l’aumentare del livello di riscaldamento globale:

1. rischi prodotti dalle ondate di calore su popolazioni e ecosistemi
2. rischi per la produzione agricola
3. rischi di scarsità di risorse idriche
4. rischi prodotti da maggiore frequenza e intensità di inondazioni

mediterraneo.jpgE l’Italia? L’Italia risulta soggetta ai rischi tipici dell’Europa mediterranea, alcuni dovuti a particolarità del cambiamento climatico, altri alla specifica vulnerabilità di ecosistemi e settori produttivi. La regione mediterranea, sia per l’ambiente terrestre che per quello marino, continuerà a riscaldarsi, particolarmente in estate, più della media globale. La regione diventerà più arida per effetto combinato della diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento dell’evapotraspirazione. In alcune aree della parte settentrionale aumenteranno le precipitazioni estreme. Il livello del mare aumenterà seguendo l’aumento del valore medio globale e l’aumento sarà irreversibile e progressivo.

Gli impatti dei cambiamenti climatici sono già evidenti e in numero crescente su

  • ecosistemi marini (mortalità di massa di alcune specie)
  • ecosistemi terrestri e di acqua dolce (la maggioranza di insetti e piante si troverà al di fuori delle condizioni climatiche cui è adatta)
  • agricoltura, pesca e acquacoltura
  • disagio termico, soprattutto in ambito urbano
  • condizioni favorevoli agli incendi

La soluzione, ci dice l’IPCC, sta in uno sviluppo resiliente al clima che ci permetta di arrivare ad un futuro vivibile e sostenibile per tutti.

L’IPCC, come accennato, ci dice che oggi abbiamo a disposizione tecnologie e soluzioni per raggiungere quanto concordato nell’accordo di Parigi; alcuni paesi sono già sulla buona strada per ridurre le emissioni e, se attuate, le politiche climatiche ambiziose possono avere successo. Abbiamo quindi gli strumenti per affrontare i cambiamenti climatici e ridurre la concentrazione di gas serra in atmosfera.

Nonostante ciò, sottolinea l’IPCC, continua ad esistere un divario importante tra i contributi che gli stati hanno promesso e le azioni necessarie per essere in linea con gli obiettivi dell’accordo.
Il rapporto illustra inoltre che le tecnologie e le innovazioni tecnologiche sono sicuramente fondamentali, ma da sole non bastano a raggiungere obiettivi di mitigazione stringenti: a tal fine sono invece necessari anche cambiamenti comportamentali. Inoltre, le politiche climatiche sono veramente efficaci solo se coordinate con le altre (politiche industriali, sanitarie, finanziarie, fiscali, ecc.). Un altro problema da affrontare è la carenza di investimenti in tecnologie verdi che deve assolutamente essere colmata: a livello globale capitali e liquidità ci sono ma la sfida è abbandonare gli investimenti in fossili e la concentrazione in paesi sviluppati.

Insomma, la speranza c’è, ma l’IPCC vuole metterci in guardia: le concentrazioni di gas serra che abbiamo raggiunto sono tali per cui la finestra di opportunità sta per chiudersi. Se non agiremo subito, perderemo anche la possibilità di rimanere sotto i due gradi. 

Tutti i materiali per comprendere e approfondire i contenuti del rapporto di sintesi sono disponibili sul sito Web del Focal Point IPCC per l’Italia.

— archiviato sotto: ,
Azioni sul documento
Strumenti personali