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Spiaggiamenti

delfino spiaggiatoLo spiaggiamento di animali marini pelagici lungo la costa è un fenomeno abbastanza frequente in Mediterraneo, sebbene non sempre ne siano comprese le cause. Nella maggior parte dei casi gli animali galleggiano fino a riva dopo la morte, ma talvolta raggiungono il basso fondale quando sono ancora in vita, a causa di malesseri di vario tipo. In questo caso si ha il vero e proprio spiaggiamento che, in assenza di un intervento tempestivo da parte dell’uomo, porta di solito gli animali alla morte in poco tempo per disidratazione, shock termico o annegamento (immagini).

Sebbene gli spiaggiamenti di pesci cartilaginei e tartarughe marine non siano rari, il fenomento riguarda più frequentemente i cetacei, che talvolta raggiungono la riva anche in gruppi abbastanza numerosi. Per questi animali, il tipo di habitat e di organizzazione sociale sembra incidere almeno in parte sul fenomeno: specie tipiche di acque profonde o organizzate in gruppi sociali numerosi, come le stenelle, ne sono infatti più frequentemente soggette.

Molte sono le potenziali cause, naturali o antropiche, che possono provocare gli spiaggiamenti. Non sempre sono determinabili con precisione, anche perché spesso gli animali recuperati sono in stato di decomposizione avanzata, o di mummificazione, e ciò rende molto difficile, o addirittura impossibile, svolgere analisi approfondite.
Le cause naturali più diffuse sono gli errori di navigazione legati a eventi meteorici estremi o alla troppo scarsa pendenza del fondale, oppure la debilitazione fisica dovuta a malattie, infezioni batteriche, età avanzata. Il malessere può però essere dovuto anche all’attività dell’uomo: inquinamento, bioaccumulo di metalli pesanti, ingestione accidentale di plastica, impatto con natanti veloci o, nel caso dei cetacei, rumore subacqueo e interferenze dei sistemi sonar antropici con gli organi di ecolocalizzazione degli animali.

Operazioni di recupero di un delfino spiaggiatoIl numero crescente di segnalazioni di spiaggiamenti cui abbiamo assistito negli ultimi anni lascia pensare che questo tipo di pressioni ambientali stia assumendo un ruolo sempre più critico per la tutela della fauna e della biodiversità marina. Si è resa quindi necessaria la creazione di adeguate reti coordinate di monitoraggio, in grado non solo di raccogliere in modo sinergico tutte le informazioni disponibili per comprendere il fenomeno, ma anche di intervenire rapidamente per aiutare gli animali ancora in vita. Mentre squali, tartarughe e balene raggiungono solitamente la spiaggia solo dopo la morte, i delfini possono talvolta essere salvati tramite unità ben coordinate di pronto intervento, composte da personale tecnico specializzato.

ARPAT coordina le attività di recupero, riabilitazione e reinserimento in natura degli animali spiaggiati per conto dell’Osservatorio Toscano Cetacei. Raccoglie inoltre i dati relativi a tutti gli avvistamenti, sia a terra che in mare aperto, alle autopsie e alle analisi tossicologiche, istologiche e batteriologiche effettuate sulle carcasse degli animali, per determinare le cause di mortalità più diffuse e risalire quindi alle pressioni antropiche presenti in mare. Parallelamente, ARPAT sviluppa progetti temporanei specifici (Medlem, Gionha, Biomart), anche in collaborazione con altri enti, che prevedono campagne di avvistamento e fotoidentificazione, ma anche monitoraggi delle pressioni esistenti (inquinamento acustico marino, pesca, rifiuti antropici marini), studi sulla rete trofica delle specie e campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Dati spiaggiamento cetacei
Dati spiaggiamento tartarughe
Dati spiaggiamento pesci cartilaginei
Report monitoraggio cetacei, tartarughe e pesci cartilaginei

Se si avvistano delfini, tartarughe o squali, spiaggiati o in avaria, segnalare immediatamente alla Capitaneria di porto - Numero blu 1530

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