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Andamento degli indicatori della lotta al cambiamento climatico in Italia

07/11/2022 09:00

Due rapporti, curati rispettivamente da ASviS e Istat, mostrano a che punto siamo nella lotta al cambiamento climatico

Nella prima metà di ottobre 2022 sono stati pubblicati due rapporti che mostrano anche l'andamento degli indicatori relativi alla lotta al cambiamento climatico. Nei primi giorni di ottobre ASviS ha pubblicato il suo report sul raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 in Italia, "Rapporto 2022 - L'Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile" dove si evidenzia che il nostro paese:

  • risulta in lieve ripresa economica
  • rispetta un po’ di più (ma non troppo) l’ambiente, anche grazie alla riforma degli artt. 9 e 41, che ha introdotto nella Costituzione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni ed il concetto di tutela dell’ambiente nello svolgimento delle attività pubbliche e private.

Per quanto riguarda, in particolare, il goal 13, che riguarda la lotta al cambiamento climatico, ASviS scrive quanto segue: "Per limitare il riscaldamento globale a 2°C gli sforzi al 2030 devono essere quattro volte superiori e sette volte superiori per gli 1,5°C. L’anomalia termica raggiungerà gli 1,5°C nei prossimi cinque anni con una probabilità del 48%. E c’è una probabilità del 93% che un anno nei prossimi cinque sperimenterà un caldo record. In Italia la comunità scientifica chiede che la lotta alla crisi climatica venga posta in cima all’agenda politica e offre il suo contributo per elaborare soluzioni e azioni concrete, ma i loro appelli sembrano cadere nel vuoto. L’Italia fa fronte agli impegni presi per il Global Climate Fund in maniera insufficiente, e per la cooperazione allo sviluppo non dà segni di vita".

 

 

rapporto ASviS 2022 - goal 13

 

In merito al "rischio ambientale", nel report Rapporto 2022 - L'Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile", si legge quanto segue: "nonostante l’evidenza della vulnerabilità ambientale dei nostri territori e i relativi effetti economici e sociali, sperimentati in maniera ancora più grave quest’ultima estate, la prevenzione dei rischi ambientali amplificati e indotti dai cambiamenti climatici sia in pratica assente dalle agende politiche".

Sui gas climalteranti, sempre nel rapporto citato, viene specificato che: "la riduzione delle emissioni registrata nel 2020 (-9,6%) non si è rivelata strutturale. Nel 2021, con la ripresa delle attività economiche, l’indicatore è tornato ai livelli registrati prima della crisi pandemica. La valutazione dell’andamento nel breve periodo si conferma, quindi, negativa, in quanto i progressi sono troppo lievi e non sufficienti al raggiungimento del target quantitativo".

riduzione gas effetto serra al 2030

Come già riportato nei precedenti rapporti ASviS, anche quest'anno viene confermata la totale assenza di misure di promozione e sostegno all’informazione e al dibattito pubblico sulle tematiche dei cambiamenti climatici, contenute sia nella Legge europea per il clima che nel Patto per il clima, fondamentale istituto di partecipazione dei cittadini previsto dal Green Deal europeo.

Mancano anche misure di supporto a iniziative quali il Patto dei Sindaci per il clima e l’energia, che in Italia hanno avuto ampio seguito di adesioni, ma ancora con
scarso coinvolgimento della società civile nei territori.

Nel complesso dal rapporto ASviS emerge che, a fronte di alcuni indicatori di sostenibilità che migliorano, la maggiore parte fanno registrare una stagnazione se non un regresso. Questo rende l'Italia più povera economicamente e socialmente, non solo per gli effetti della pandemia ma anche della guerra in Ucraina e della crisi climatica ed energetica. 

Confrontando il nostro paese con l'Unione Europea, l’Italia si trova

  • al di sotto della media Ue per nove Goal (1, 4, 6, 8, 9, 10, 11, 16 e 17)
  • uguale per cinque Goal (3, 5, 7, 13, 15) 
  • al di sopra soltanto per due Goal (2 e 12).

Un altro importante rapporto, per comprendere come il nostro paese stia affrontando la lotta al cambiamento climatico, è il Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs), curato dall'Istat. 

Per quanto riuguarda il goal 13, lotta al cambiamento climatico, dal rapporto Istat emerge, in sintesi, che:

  • in Europa continuano a diminuire le emissioni di gas serra: nel 2019 sono il 24% in meno rispetto al 1990. L’Italia è tra i cinque Paesi Ue27 che forniscono il contributo maggiore a tale riduzione
  • nel 2020, le emissioni di gas serra dell’economia italiana scendono del 9,8% rispetto
    all’anno precedente, anche per effetto della frenata dell’attività economica dovuta alle
    misure di contrasto alla diffusione del COVID-19
  • le famiglie, che generano un quarto delle emissioni dell’Italia, nel 2020 riducono le
    proprie emissioni in misura maggiore rispetto alle attività produttive
  • rimane elevato il pericolo di frane e alluvioni in numerose regioni italiane,
    conseguenza anche dei cambiamenti climatici
    : nel 2020, il 2,2% della popolazione
    residente in Italia vive in aree dove la pericolosità per frane è elevata o molto elevata e l’11,5% in aree a media pericolosità di alluvione
  • nel 2021, la preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici diminuisce rispetto
    al 2020, ma continua ad essere la prima preoccupazione degli italiani tra le tematiche
    ambientali.

Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, in Europa, si registra una costante riduzione; nel 2019 risultano pari a 3,7 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, il 3,8% in meno rispetto all’anno precedente ed il 24% in meno rispetto al 1990, anno di riferimento per il monitoraggio degli obiettivi stabiliti dagli accordi internazionali.

Germania, Francia, Italia e Polonia contribuiscono per oltre la metà (56,6%) delle emissioni europee del 2019 ma sono anche quelle che, insieme alla Romania, contribuiscono maggiormente alla riduzione osservata tra il 1990 e il 2019, registrando nel periodo in esame variazioni comprese tra il -17,3% della Polonia e il -57,2% della Romania e una riduzione delle emissioni anche rispetto ai livelli del 2018. La Spagna, che pure ha un peso rilevante sul totale delle emissioni europee, nonostante il calo osservato a partire dal 2008, registra ancora per il 2019 emissioni del 13,2% più alte rispetto a quelle del 1990.

Nel 2020, le emissioni di gas serra sul territorio italiano sono pari a 382.340 migliaia di tonnellate CO2 equivalente, l’8,6% in meno rispetto all’anno precedente. Più marcata è la riduzione della quantità di gas serra immessa in atmosfera dalle unità produttive e dalle famiglie residenti in Italia, che passa da 436.041 migliaia di tonnellate di CO2 equivalente del 2019 a 393.331 del 2020.

Riduzione gas effetto serra - dati Istat

Le famiglie, responsabili per un quarto delle emissioni di gas serra, riducono tra il 2019 e il 2020 del 13% le proprie emissioni, mentre le attività produttive le moderano dell’8,7%. Le attività industriali che emettono più le gas serra, nonostante la riduzione in corso, sono:

  • l’industria manifatturiera (-2,8 punti percentuali),
  • il trasporto e magazzinaggio (-2,7 punti percentuali)

Minore il contributo alla riduzione di gas serra attribuibile al settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (-1,3 punti percentuali).

Riduzione gas effetto serra suddivise per settori

Per quanto attiene, invece, all'elevato pericolo di frane e alluvioni, aggravato dai cambiamenti climatici, oltre a quanto già detto sopra, il rapporto Istat evidenzia che

  • per il rischio frane: la Valle d’Aosta è la regione con la maggiore quota di popolazione esposta al rischio di frane (12,1%), seguita dalla Basilicata (7%) dal Molise (6,1%), dalla Campania (5%), dalla Liguria (5,9%) e dalla Toscana (4,2%). 
  •  per il rischio alluvioni: più della metà della popolazione dell’Emilia-Romagna (62,5%) è esposto a questo pericolo a causa della notevole estensione delle aree allagabili, un quarto della popolazione in Toscana (25,5%), il 25,9% nella Provincia Autonoma di Trento e il 17,4% in Liguria.

zone a rischio di frane e alluvioni in Italia

Infine, con riferimento alla preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici, dal report risulta chiaro che permane tra le prime 5 preoccupazioni ambientali, anche se nel 2021 diminuisce di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2020, attestandosi al 66,5%. Il cambiamento climatico rimane una priorità nei pensieri della popolazioane italiana come confermano i risultati del sondaggio realizzato nella primavera 2022 da Ipsos per conto di ASviS per verificare la conoscenza da parte dei nostri connazionali degli obiettivi dell’Agenda 2030.

Per approfondire, leggi

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