ARPAT: il Direttore Generale, Pietro Rubellini, all’Assemblea dei Geologi della Toscana 2025
Il geologo è lo snodo centrale per comprendere e gestire gli effetti del cambiamento climatico
Il Direttore generale di ARPAT, Pietro Rubellini, ha partecipato oggi all’Assemblea dei Geologi della Toscana 2025, svoltasi presso l’Auditorium del Palazzo di Giustizia di Firenze. Intervenendo nell’ambito dei saluti istituzionali, Rubellini ha richiamato l’attenzione sul ruolo sempre più cruciale del geologo nella lettura e nella gestione dei processi ambientali influenzati dal cambiamento climatico. Per questo, in Agenzia questa figura professionale, negli ultimi 4 anni, è stata fortemente valorizzata nell’analisi dei processi legati alle dinamiche degli inquinanti connessi ai fenomeni estremi del regime idrologico-idraulico sia nei comparti del suolo e sottosuolo e del reticolo idraulico e delle falde.
Una delle sfide maggiori riguarda proprio la gestione delle risorse idriche, superficiali e sotterranee. Le modifiche nel regime delle piogge generano, da un lato, periodi di siccità prolungata con bassi livelli dei corsi d’acqua; dall’altro, eventi brevi e violenti, come le cosiddette bombe d’acqua. Entrambe le situazioni comportano rilevanti ripercussioni sui comparti ambientali. Da punto di vista quantitativo generando frane e alluvioni e dal punto di vista qualitativo generando concentrazioni di inquinanti nelle falde e aumenti improvvisi dei contaminanti nelle acque di balneazione.
In condizioni di scarsa disponibilità idrica, le falde sotterranee faticano a ricaricarsi e gli inquinanti tendono a concentrarsi, peggiorando lo stato chimico delle acque sotterranee. Rubellini ha inoltre sottolineato che la variazione delle piogge può portare alla riemersione di contaminanti “silenti” da tempo, reimmessi nel terreno durante il sovra-pompaggio dell’acqua di falda. In alcune aree della Toscana, come la Val di Cornia, si registra inoltre un avanzamento del cuneo salino, causato dalla ridotta infiltrazione di acqua piovana: l’acqua pompata risulta più salmastra e può determinare una progressiva salinizzazione dei suoli.
All’opposto, gli eventi meteorologici estremi tipici delle bombe d’acqua trascinano nei fiumi, e successivamente in mare, quantità significative di inquinanti. Un fenomeno osservato anche durante l’estate 2025, caratterizzata da forti precipitazioni che hanno inciso sulla qualità delle acque di balneazione. Infatti, le precipitazioni intense, e di breve durata, dopo periodi di siccità, provocano il dilavamento dei suoli e dei corsi d’acqua e l’attivazione degli scaricatori di sicurezza delle fognature. Questi due fenomeni, sovraccaricando i corsi d’acqua di inquinanti, comportano, talvolta, il superamento dei valori ammissibili per la balneazione nelle acque marine. Per tutelare la salute dei bagnanti, alcuni Comuni hanno iniziato ad adottare ordinanze preventive di divieto di balneazione in caso di condizioni meteo critiche. Nonostante ciò, la Toscana mantiene livelli di eccellenza nelle acque di balneazione, con una quota tra il 93% e il 98% di aree classificate come eccelenti negli ultimi quindici anni.
Rubellini ha anche richiamato l’attenzione sull’impatto delle bombe d’acqua sul reticolo idrico minore, oggi uno dei punti più delicati nella gestione del rischio idrogeologico. La piana fiorentina, colpita da due alluvioni in tre anni, ne rappresenta un esempio emblematico.
Nel suo intervento conclusivo, il Direttore generale di ARPAT ha ribadito che il geologo è oggi “uno dei professionisti più strategici per affrontare il cambiamento climatico e i suoi effetti”. Un ruolo essenziale ha sottolineato, per supportare decisioni politiche e gestionali e per proteggere la risorsa più preziosa e vulnerabile di cui disponiamo: l’acqua.






