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Gli Stati sono obbligati ad agire contro il cambiamento climatico

02/05/2024 11:00

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito, per la prima volta, che un governo ha il dovere, in base alla Convenzione europea sui diritti umani, di proteggere i propri cittadini dai gravi impatti del cambiamento climatico

Gli Stati sono obbligati ad agire contro il cambiamento climatico

foto di Markus Spiskes -Unsplash

Il 9 aprile 2024 la Corte europea dei diritti dell’uomo (di seguito CEDU) si è pronunciata su tre contenziosi climatici, dove si chiedeva di sancire l’obbligo, da parte degli Stati, di proteggere i propri cittadini dagli effetti della crisi climatica.

I contenziosi sul clima rappresentano sempre di più una modalità per combattere il cambiamento climatico, come evidenzia il Global Climate Litigation Report, pubblicato nel 2023 e la giurisprudenza che si sta delineando va nella direzione di riconoscere che i danni causati dal cambiamento climatico si traducono in violazioni dei diritti umani. 

Sono soprattutto i gruppi più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, come i bambini e i ragazzi, le popolazioni indigene ma anche gli e le anziani/e ad adire i giudici per l’inazione degli Stati e per vedere riconoscere la responsabilità di attività industriali, che hanno contribuito all’ inquinamento atmosferico ed influito sul cambiamento del clima, immettendo in atmosfera importanti quantità di gas ad effetto serra.

Dei tre contenziosi climatici presi in esame dalla CEDU, l’unico accolto (KlimaSeniorinnen Schweiz and others vs Switzerland) è stato quello aperto dall’associazione KlimaSeniorinnen Schweiz, composta da più di 2000 donne svizzere (età media sopra i 70 anni) contro il loro Stato elvetico, reo di avere attuato politiche non incisive nella riduzione delle emissioni climalteranti. In questa sentenza, la Corte europea dei diritti dell’uomo, con 16 voti favorevoli contro uno, ha affermato che la Svizzera non proteggere efficacemente i propri cittadini, nel caso specifico le anziane ricorrenti, dagli effetti del cambiamento climatico.

La Convenzione europea dei diritti dell’uomo non contiene un articolo che sancisca il diritto ad un ambiente salubre, nonostante dal 1999, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa abbia ripetutamente raccomandato di colmare questa lacuna mediante un emendamento o un protocollo aggiuntivo alla CEDU, che preveda il diritto degli individui ad un ambiente sano e vitale. Tale raccomandazione è stata costantemente respinta dal Comitato dei Ministri, sulla base del fatto che il sistema della Convenzione contribuisce già indirettamente alla protezione dell'ambiente attraverso i diritti in essa contenuti e l'interpretazione giurisprudenziale della Corte europea dei diritti dell'uomo.

Nel caso KlimaSeniorinnen Schweiz and others vs Switzerland, la Corte ha ritenuto che la Svizzera abbia violato gli artt. 2 e 8 della Convenzione europea sui diritti umani. Il primo garantisce il diritto alla vita ed il secondo quello al rispetto della vita privata e famigliare, che si sostanzia nel diritto alla salute, benessere e qualità della vita.

Diritti minacciati, ad esempio, dalle alte temperature, responsabili di vere e proprie bolle di calore, che producono impatti sulla vita privata e famigliare, impendendo alle persone di uscire di casa, mettendo in pericolo la vita e determinando una maggiore vulnerabilità, soprattutto nella popolazione più fragile, come gli anziani colpiti da disidratazione, ipertermia, affaticamento, perdita di coscienza, crampi e colpi di calore.

Gli effetti del cambiamento climatico sono, quindi, in grado di:

  • peggiorare la salute, le condizioni di vita e le relazioni sociali di molte persone, in particolare quelle più vulnerabili
  • mettere a serio rischio la vita di coloro che sono affetti da malattie cardiovascolari, respiratorie e renali.

La sentenza riprende e conferma quanto contenuto in molti rapporti delle Nazioni Unite, dove si sottolinea come la crisi climatica interferisca anche con il diritto alla salute. L’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi, l’aria e l’acqua inquinate insieme ad altri fattori hanno impatti significativi sulla salute, tra cui stress da caldo, epidemie, malnutrizione e traumi derivanti dall’avere vissuto disastri naturali. Riecheggia nella mente il principio One health: “una sola salute: la salute del Pianeta e degli esseri umani”, strategia sostenuta con impegno da OMS, FAO, UNEP ed Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH), che nell’ ottobre 2022, hanno lanciato il One Health Joint Plan of Action (OH JPA) (2022-2026).

La recente sentenza della CUDE è già stata definita una pietra miliare in grado di influenzare i giudici dei paesi firmatari della Convenzione europea sui diritti umani; si tratta di un precedente che ha validità per tutti gli Stati che aderiscono al Consiglio d’Europa e che potrà essere usato anche in altri contenziosi da altre Corti internazionali, chiamate a valutare l'efficacia delle politiche nazionali nel contrastare il cambiamento climatico.

La Svizzera, condannata per le lacune nelle leggi nazionali sul clima e per non avere raggiunto adeguati standard di contrasto al cambiamento climatico, sarà ora obbligata ad aggiornare le sue politiche sul cambiamento climatico, ma la CEDU non può dire al governo svizzero quali politiche attuare.

Nello stesso giorno, la Corte ha respinto la causa dei sei ragazzi e ragazze portoghesi che chiedevano di condannare 32 paesi europei, compreso il Portogallo, per violazioni dei diritti umani causati da politiche non in grado di contrastare in modo effettivo i cambiamenti climatici in atto. I ricorrenti non sono stati ritenuti legittimati ad agire in quanto, diversamente da KlimaSenorinnen Schweiz, non hanno rispettato il principio dell’esaurimento delle vie di ricorso interno, che prevede di adire, prima, i tribunali nazionali e successivamente la Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Infine, la CEDU ha ritenuto inammissibile anche la richiesta presentata, nel 2019, da Damien Careme, ex sindaco del comune di Grande-Synthe. Il ricorrente cercava di dimostrare un legame tra il rifiuto della Francia di adottare politiche più ambiziose sul clima e i danni alle abitazioni generati dal cambiamento climatico, in particolare dall’aumento del livello del mare ma la Corte ha respinto la sua istanza.

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