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Ambiente e salute, un impegno non più rinviabile

06/06/2023 11:00

ARPAT partecipa all’incontro che l’Ordine dei medici di Firenze ha promosso per preparare la classe medica ad affrontare le sfide dell’inquinamento e del cambiamento climatico

Che l’inquinamento ambientale e i cambiamenti climatici rappresentino un’emergenza ed una sfida drammatica per la salute umana è ormai accertato ed avvalorato da una vasta letteratura scientifica. Nonostante ciò, non sembra esserci ancora una consapevolezza diffusa tra i cittadini e neanche tra i professionisti sanitari che potrebbero invece svolgere un ruolo chiave di mediatori tra cittadini stessi ed istituzioni e contribuire così al progressivo cambiamento della cultura e degli stili di vita che si rendono sempre più necessari per rispondere alla crisi ambientale e climatica.

Partendo da questi presupposti, l’Ordine dei medici di Firenze, con la collaborazione dell’Associazione Medici per l’Ambiente - Isde, ha promosso sabato 27 maggio una giornata di formazione, in cui è intervenuta anche ARPAT, chiamata a parlare di inquinamento ambientale in Toscana.

Andrea Poggi, responsabile del Dipartimento ARPAT di Firenze, per l’occasione ha presentato una selezione di temi ambientali di rilievo dal punto di vista dell’esposizione a fattori di rischio per la salute, con un focus particolare sull’area fiorentina:

  • inquinamento delle falde
  • qualità dell’aria
  • fitofarmaci nelle acque destinate agli acquedotti
  • rumore

Quanto al problema dell’inquinamento delle falde, il Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati individua in Toscana alcune aree con inquinamento diffuso accertato, cioè aree in cui la contaminazione o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali non sono imputabili ad una sola origine ma sono determinate da fonti diffuse. Gli organoalogenati costituiscono in queste aree l’inquinante più presente, soprattutto i solventi clorurati, ampiamente utilizzati nei processi produttivi. Queste sostanze penetrano molto nel terreno, sono poco solubili in acqua e si disperdono quindi in acqua molto lentamente; oggi, infatti, le falde risultano inquinate per sversamenti che sono avvenuti circa 30/40 anni fa. I composti organoalogenati sono caratterizzati da tossicità acuta e cronica e cancerogenicità variabile a seconda dei singoli composti.

Queste situazione di inquinamento diffuso, però, non essendo per loro attivi procedimenti di bonifica, non le troviamo mappate e censite tra i siti in bonifica e quindi non sono conteggiate nella superficie interessata da inquinamento del suolo o della falda.

Per quanto riguarda la falda pratese, ad esempio, l’inquinamento diffuso è riconosciuto dalla provincia fin dal 2011 ma risulta ancora assente un piano di gestione; presso la Regione nel 2021 è stato istituito un tavolo tecnico e sono in corso sia indagini ASL sugli impatti sanitari che indagini ARPAT sui punti ritenuti “caldi”. Quanto alle indagini ASL si tratta sia di monitoraggi indoor nei luoghi di vita, per la possibile inalazione di vapori provenienti da sottosuolo inquinato, sia di verifiche sull’utilizzo di pozzi privati nell’area a maggior contaminazione e in situazioni segnalate “sospette”.

Per affrontare il rischio sanitario connesso all’inquinamento delle falde, secondo Poggi si dovrebbe accrescere la consapevolezza nell’uso dei pozzi privati da parte dei proprietari, così come rafforzare l’informazione ambientale al pubblico su questo tema, allo stesso tempo sarebbe necessario verificare quanto la vigilanza sull’uso di pozzi sia adeguata ai rischi e quanto gli stessi piani di sicurezza degli acquedotti siano adeguati ai rischi.

Venendo al tema della qualità dell’aria, Poggi ha presentato la mappa della distribuzione del PM10 sul territorio toscano (immagine), stimata secondo le aree di rappresentatività delle stazioni di fondo, da cui si può vedere come i territori non rappresentati dalle stazioni della rete regionale siano davvero residuali e che quindi la rete regionale (34 stazioni) gestita da ARPAT restituisca un’ampia copertura conoscitiva dell’inquinamento atmosferico toscano.

distribuzione-pm10-in-toscana.jpg

La situazione per PM10 e Ossidi di azoto è stata rappresentata sia con riferimento agli attuali limiti normativi, che agli standard previsti dalla nuova proposta di direttiva europea, pubblicata il 26 ottobre scorso, che sono maggiormente allineati alle Raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Quanto all’ozono, inquinante di forte valenza sanitaria, i cui livelli sopra i limiti sono destinati ad accompagnarci ancora per molti anni, Poggi ha sottolineato alla platea di medici come dai dibattiti pubblici tale valenza non emerga a sufficienza e che occorrerebbe quindi un’informazione specifica su questo tema, vista l’importanza dei comportamenti individuali per prevenire le implicazioni sulla salute umana dovute all’esposizione a questo inquinante. Dal canto suo ARPAT, insieme a Lamma, da maggio a settembre realizza un bollettino di previsione sulle concentrazioni di ozono, che riporta anche raccomandazioni alla popolazione in caso di segnalata criticità, come evitare attività ricreative con esercizio fisico all'aperto nelle ore più calde della giornata e ai soggetti più sensibili (bambini anziani, asmatici, persone affette da malattie dell'apparato respiratorio) evitare la permanenza all'aria aperta nei luoghi soleggiati.

Per quanto riguarda l’inquinamento delle acque superficiali ed in particolare quelle situazioni che sono di rilievo per la salute umana, Poggi ha fatto presente come oltre l’80% delle acque destinate alla potabilizzazione in Toscana presenti delle criticità, tanto da rendere necessari trattamenti di potabilizzazione più spinti.

Inoltre, il 30 % delle stazioni di monitoraggio sui fiumi non rispetta gli standard di qualità ambientale per i fitofarmaci. A questo proposito, il Regolamento regionale 43/2018 dà disposizioni relativamente alle aree di salvaguardia per gli acquedotti e stila un elenco di prodotti fitosanitari e fertilizzanti che è possibile utilizzare. Tra queste sostanze ammesse dal Regolamento, sono ben 86 quelle che ad oggi nessun laboratorio pubblico è in grado di analizzare. Questo rappresenta ovviamente una criticità ed un rischio che ARPAT chiede di evitare rivedendo l’elenco, in quanto risulta impossibile sapere se le acque condottate sono state inquinate o meno. Poggi ha sottolineato che si tratta di sostanze che non hanno grosse problematiche dal punto di vista sanitario ma, ad ogni modo, nessuno le può controllare.

Arrivando all’inquinamento acustico, altra problematica con implicazioni sulla salute importanti, le strade sono la principale fonte di esposizione al rumore per la popolazione toscana; negli agglomerati, tra il 30 e il 50% della popolazione è infatti esposta a rumori “eccessivi” provenienti dal traffico veicolare, tanto la notte, quanto il giorno. Il trend è in miglioramento ma in modo molto lento.

Il rumore ferroviario è rilevante a Firenze e risulta più problematico nelle ore notturne. Il trend in questo caso è in crescita molto significativa e risente della sostanziale assenza di interventi di mitigazione negli ultimi 15 anni.

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