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Progetto 15 - Controllo straordinario degli impianti di gestione dei rifiuti

Discarica di PeccioliUno degli impegni fondamentali dell'Agenzia riguarda il controllo degli impianti per la gestione dei rifiuti. Nel corso del 2010 - sulla base degli indirizzi regionali - ARPAT è stata impegnata nella realizzazione del cosiddetto “Progetto 15” per il controllo straordinario degli impianti per la gestione dei rifiuti, che si è articolato su due linee contestuali:
  • verifica della conformità degli impianti di gestione dei rifiuti alle norme di legge ed alle prescrizioni degli atti autorizzativi. L'azione, essendo impossibile una verifica su tutti gli impianti autorizzati in Regione Toscana si è concentrata sugli impianti di gestione dei rifiuti urbani, gli impianti con le operazioni più critiche (impianti/operazioni con inertizzazione di rifiuti pericolosi; impianti di depurazione acque/trattamento rifiuti liquidi autorizzati per tipologie di rifiuti pericolosi; impianti autorizzati alla miscelazione di rifiuti; operazioni di recupero sul suolo o impianti di produzione di Materie prime seconde (MSP) aventi destinazione il suolo), impianti di gestione rifiuti (ed altri) già autorizzati con Autorizzazione ambientale integrata (AIA).
  • realizzazione, popolamento ed attivazione di supporto informatico on line quale evoluzione di quello già disponibile in ARPAT e destinato a superare il solo scopo statistico per diventare strumento di conoscenza e di scambio di informazioni permanente tra ARPAT, le Amministrazioni provinciali e la Regione su tutte le attività di controllo di ARPAT sugli impianti di gestione rifiuti comunque autorizzati.

 

Attività di controllo svolta
L’attività di progetto ha interessato complessivamente n° 186 di impianti, ripartiti come indicato nella tabella (Tab 1).


Per la provincia di Arezzo, non è stato possibile restituire nei tempi del progetto gli esiti degli interventi, effettuati come previsto (ciò non significa che nella provincia di Arezzo non siano state effettuate attività di controllo sui rifiuti).

La complessiva attività, di cui gli indicatori riassunti in tabella (Tab. 2) forniscono un quadro parziale e sottostimato dell’impegno, ha comportato l’effettuazione di oltre 500 sopralluoghi. Il rapporto sopralluoghi/impianti si attesta interno ad un valore di 3 a significare che, come atteso, negli impianti più complessi si sono resi necessari più interventi in campo. Alcune ispezioni hanno attivato accertamenti tecnici più articolati o che si protraggono nel tempo. Tra questi ultimi sono da considerare anche gli accertamenti da svolgere a seguito di atti di diffida conseguenti alle ispezioni delle autorità competenti.

I campioni prelevati ed analizzati sono stati più di 600 di cui circa la metà di campioni alle emissioni e oltre 100 relativi ai rifiuti.



A queste attività di controllo, ne vanno aggiunte altre, relative ad interventi di controllo programmato su impianti di trattamento rifiuti, o a produttori, controllati per la parte specifica, che non sono state rendicontate ai fini di questo progetto. Complessivamente, dal sistema di rendicontazione analitica delle attività di ARPAT emergono altri 46 impianti, con 144 sopralluoghi.

La complessiva attività svolta sul territorio regionale, di cui la tab. 3 sintetizza le voci più misurabili, ha evidenziato che circa il 50% degli impianti controllati non è risultato conforme alla normativa o alle prescrizioni impartite dalla autorità competente.

Sono state redatte oltre 90 notizie di reato (comprensive di più contestazioni), circa 50 proposte di sanzioni amministrative e oltre 85 proposte di provvedimenti all’autorità amministrativa. Le proposte di sanzioni amministrative e le notizie di reato possono interessare contestualmente la stessa unità locale o essere ripartite su unità locali diversi. Sono stati effettuati anche n° 4 sequestri di iniziativa o su delega della magistratura.

Le infrazioni contestate sono diversamente distribuite sul territorio regionale. Ciò in parte è da attribuire alle diverse tipologie impiantistiche controllate o ai diversi regimi impiantistici, in parte denotano anche approcci differenziati al controllo che necessitano di ulteriori sforzi di armonizzazione.

Gran parte delle notizie di reato sono associate al non rispetto delle prescrizioni degli atti autorizzativi quali la non conforme qualità dei rifiuti trattati, gli aspetti gestionali, le violazioni ambientali di altra normativa (emissioni atmosferiche, scarichi idrici, ecc....); le sanzioni amministrative, oltre al mancato o non completo adempimento agli obblighi specifici della normativa di settore (tenuta dei registri, non corretta compilazione del MUD) hanno riguardato anche la qualità degli scarichi idrici.

Striscione di protesta per maleodoranzeTra le problematiche evidenziate:

  • esalazioni maleodoranti in coincidenza di impianti di trattamento di rifiuti organici prevalentemente urbani (trattamenti meccanici biologici o di compostaggio), discariche e grandi impianti di trattamento di rifiuti speciali sono risultate trasversali a molte strutture (AR, FI, LI, MS, PI). E' una problematica di difficile gestione e valutazione per la specificità del tema (connesso a percezioni soggettive) e per l'assenza di regolamentazioni; sono aggravate nelle realtà caratterizzate dalla convivenza di più impianti (es. discarica e trattamento meccanico biologico/compostaggio) o - nel caso di impianti di rifiuti speciali - di impianti autorizzati alla gestione di numerose tipologie di rifiuti, poiché si acuisce la complessità nella individuazione delle risposte più efficaci ma su cui, in ogni caso, pesano contestualmente sia aspetti impiantistici che gestionali e manutentivi degli impianti e pertinenze e dei relativi sistemi di abbattimento.
  • Situazione pressoché generalizzata di conformità qualitativa in tutti i controlli effettuati (in linea con quanto ricavabile anche da studi specifici di altre agenzie) anche se non sono stati taciuti i problemi di tracciabilità dei flussi di provenienza in considerazione dei vincoli posti dalla normativa

Per gli impianti di compostaggio pressoché in tutte le realtà è stata messo in luce:

  • un basso rendimento
  • una qualità del compost non sempre rispondente agli standard di qualità chimici (più dipendenti dal materiale in ingresso) e batteriologici (più connessi alla gestione)

Gli accertamenti negli impianti di recupero inerti hanno confermato, salvo situazioni specifiche, che trattasi di settore che continua a richiedere attenzione all'attuazione delle norme ambientali.

Il progetto ha riconfermato la difficoltà estrema nelle verifiche della tracciabilità dei flussi e nella verifica generalizzata dei bilanci dei rifiuti in particolare in corrispondenza di grandi impianti di trattamento e stoccaggio conto terzi.  

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