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Lunedì 14 marzo 2022

Mobilità sostenibile e politiche energetiche


L’ambito della mobilità sostenibile sta attraversando un periodo di cambiamenti strutturali sia per la tecnologia applicata ai mezzi ed ai propulsori sia per l’aumentate modalità di fruizione, ma anche per la varietà di piattaforme e tecnologie digitali ad esse connesse

In modo strategico, il contributo che la mobilità sostenibile può dare al miglioramento dell’aria è stato recepito dai produttori di automobili. Da un po' di tempo, gli investimenti nel settore automobilistico si concentrano nella progettazione di piattaforme dedicate alle vetture elettriche ed alla realizzazione di fabbriche per le loro batterie. In questo senso il gruppo Stellantis è impegnato nella realizzazione di un grande sito produttivo a Termoli.
Il legislatore europeo ha intrapreso una strada ambiziosa: chiede che, a partire dal 2035, il 100% delle auto sul mercato sia elettrico. Un obiettivo al quale sembrano aderire tutti i produttori, anche se qualche voce critica si è sollevata. Più che altro per far riflettere, su come l’apporto dei governi sia irrinunciabile se si vogliono evitare tensioni sociali e problemi di finanziamento delle infrastrutture di ricarica e di produzione di energia da fonti rinnovabili.


Gli elementi da ri-ordinare
La mobilità sostenibile è strettamente correlata alle politiche energetiche. Il tema delle energie alternative a quelle fossili va affrontato, considerando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, più sicure e pulite come eolico, solare, idrogeno e geotermia. Diversamente la ricarica delle vetture “eco” sarà in larga parte garantita da impianti fossili, vanificando in buona parte gli sforzi per la decarbonizzazione.
Purtroppo, i recenti avvenimenti bellici che stanno coinvolgendo le aree strategicamente importanti per la presenza di fonti energetiche e per le infrastrutture ad esse collegate, obbligheranno i paesi dell’Unione Europea e non solo a rivedere i piani di sviluppo sostenibile. Tali avvenimenti imporranno infatti una rimodulazione delle politiche energetiche non solo nei prezzi ma anche e soprattutto nell’approvvigionamento/ produzione e stoccaggio.
Questioni che si riflettono già sulla grande comunità dei consumatori. Eppure, le ricerche dicono che i consumatori considerano l’automobile sempre centrale per la mobilità, che la vogliono ibrida o elettrica, ma che non hanno chiaro il quadro d’insieme. Insomma. Per la mobilità sostenibile, le elettriche sono essenziali, non meno, però, del processo culturale che guida i comportamenti individuali. Va bene legiferare, ma realizzare una transizione strategicamente ordinata, significa misurarsi con comportamenti individuali che devono svilupparsi in direzione di obiettivi condivisi, socialmente riconosciuti ed economicamente possibili.

Necessità di una visione integrata
Sul piano politico merita ricordare che cosa è accaduto a fine 2021, quando i leader mondiali si sono riuniti nel G20 a Roma e poi nel Cop 26 di Glasgow per trovare una soluzione condivisa sulla riduzione delle emissioni. Qualche risultato lo hanno raggiunto ma siamo ancora lontani da un accordo, con date, fonti di finanziamento e misurazione periodica degli obiettivi.
Il presidente del consiglio, Draghi, ha confermato che la transizione ecologica è un problema globale, che quindi richiede ai Paesi guida di lavorare assieme con accordi multilaterali, non bilaterali, manifestando un approccio da leader globale e non locale.
La Russia e la Cina hanno partecipato con i numeri due della nomenclatura, dando un segnale di partecipazione parziale. L’india era presente col numero uno, ma non ha dato messaggi di grande impegno ecologico. L’Australia, che produce carbone e lo vende ai cinesi, è decisamente contraria alla decarbonizzazione entro il 2050. In definitiva, si è in qualche modo riconosciuto che il problema è molto serio, ma non sono seguiti ancora impegni concreti. È stato comunque ribadito che la transizione non può essere gestita in maniera disomogenea, ma che deve essere coordinata e globale. Del resto, l’Europa emette meno del 10% dell’anidride carbonica globale, la Cina oltre il 20: ridurre drasticamente le emissioni nel Vecchio Continente senza farlo altrove costituisce un impegno apprezzabile, ma non risolutivo di un problema globale che necessariamente richiede un impegno da parte di tutti i Paesi, ed in specie quelli che contribuiscono in modo rilevante alla produzione di gas ad effetto serra. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, l’Europa è già avanti a tutti, almeno dal punto di vista legislativo; ora deve operare su vari fronti per vedere l’alba tutta elettrica del 2035: occorrono punti di ricarica veloci ed una decisa produzione di energia da fonti rinnovabili

 

Per approfondimenti

Electric car ownership: an affordable option for all customers (link esterno, in inglese)


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