È l'estate dei record per i nidi di tartarughe marine in Toscana
Raggiunto il numero di 33 nidi, superiore a quello di 24 nidi registrato alla fine della stagione estiva 2024. Aggiornamento 8 agosto: 34° nido a Massa.
Siamo ancora nel vivo della stagione riproduttiva delle tartarughe marine Caretta caretta ma lo scorso 4 agosto abbiamo già raggiunto il numero di 33 nidi, superiore a quello di 24 nidi registrato alla fine della stagione estiva 2024.
Un vero record storico di nidificazioni per la nostra regione dal 2013, quando il fenomeno fu registrato per la prima volta sulla spiaggia del Puntone di Scarlino a Grosseto.
Il primo nido della stagione 2025 è stato ritrovato l'11/06/2025 a Massa e ad oggi le nidificazioni note sono 33 distribuite lungo tutte le province costiere della Toscana: 9 a Grosseto, 10 a Livorno, 8 a Massa carrara, 4 a Lucca e 2 a Pisa.
La geografia della distribuzione dei nidi toscani con ben 13 nidi nelle spiagge settentrionali della Toscana, cioè quelle comprese tra la foce del Magra ed il canale scolmatore dell’Arno, è un chiaro segnale che le tartarughe C. caretta stanno cambiando le rotte e si spostano sempre più a Nord non solo per la nostra regione, come dimostra anche il record di 11 nidificazioni in Liguria.
Gli studiosi ritengono che le nidificazioni che si stanno registrando nella parte settentrionale del Mediterraneo, compresa la Toscana, possano essere un effetto del riscaldamento globale e della crisi climatica in corso e, in particolare, dell'aumento della temperatura superficiale nel Mediterraneo più veloce rispetto alla media globale.
Capire quanto e come l’impatto dei cambiamenti climatici possa influire sull’espansione dell’areale di C. caretta è uno degli obiettivi del progetto europeo Life Turtlenest, coordinato da Legambiente, a cui ARPAT ha aderito come partner.
ARPAT, a prescindere dalle attività progettuali, ha tra i suoi compiti istituzionali il monitoraggio della biodiversità marina in Toscana e, di conseguenza, è impegnata nella tutela di specie protette come C. caretta. In particolare, anche in virtù della specifica autorizzazione ministeriale, fornisce supporto tecnico e scientifico alla quotidiana attività di monitoraggio dei nidi di tartarughe marine condotta dai volontari di varie associazioni (Legambiente, WWF e altri) che, nelle prime ore del giorno, perlustrano chilometri di spiagge per cercare di individuare la traccia lasciata dalla femmina sulla sabbia. Infatti, solitamente la tartaruga esce dall’acqua durante la notte per nidificare ed è importante ricercare le tracce di emersione e/o di nidificazione alle prime ore del giorno, prima delle operazioni di pulizia degli arenili e dell’arrivo dei bagnanti che potrebbero rendere difficile o impossibile l’individuazione del nido. Gli stessi bagnanti, turisti e operatori degli stabilimenti balneari possono essere di valido aiuto nel monitoraggio ed anche in questa stagione balneare ci sono stati casi in cui hanno individuato le tracce o hanno visto la tartaruga uscire dall’acqua ed hanno correttamente segnalato immediatamente la cosa al 1530 della Capitaneria di Porto che ha poi allertato ARPAT o gli altri soggetti specializzati ed autorizzati.
I compiti che ARPAT svolge da molti anni sul monitoraggio e per la tutela sia delle tartarughe marine sia di cetacei (balene e delfini) sia di altre specie animali e vegetali protette, vanno dal censimento dei ritrovamenti di vario tipo (spiaggiamenti e animali in difficoltà, segnalazioni in mare, nidi, ecc.) al riconoscimento delle specie, dal prelievo di campioni per analisi ambientali all’elaborazione dei dati di distribuzione ed abbondanza, anche provenienti da altre attività di monitoraggio. Per far capire l’importanza di queste attività, è sufficiente ricordare quanto fatto dal personale ARPAT intervenuto a seguito di segnalazioni da parte della Capitaneria di Porto e/o per diretta competenza durante il 2024:
- 165 interventi tra conferme di tracce (30) e gestione di nidi (24 di cui 8 traslocati) di C. caretta ed altri rinvenimenti (avvistamenti, spiaggiamenti, collisioni, catture accidentali) di tartarughe marine (50), cetacei (36) e pesci cartilaginei (27);
- circa 125 schede compilate, 167 dati rilevati ed archiviati e 65 campioni prelevati per successive analisi biologiche e chimiche;
- quasi 400 ore di lavoro da parte dei diversi operatori per la gestione di tutte queste.
Nel 2025, fino ad oggi, si sono già registrati 85 interventi su animali spiaggiati o in difficoltà, con 33 campioni raccolti: 12 pesci cartilaginei (squali, mante, ecc.), 15 cetacei (principalmente stenelle e tursiopi) e 60 tartarughe marine (C. caretta). A questo impegno, come detto, si aggiunge quello sulla nidificazione di C. caretta, che rappresenta il nuovo record stagionale con 33 e più di 40 tracce, per un totale stimato di più di 250 ore di lavoro dedicate.
Le aree di nidificazione spesso coincidono con zone molto antropizzate (soprattutto nella parte apuo-versiliese), dove si svolge un’intensa attività legata al turismo balneare che può costituire un problema e dovrebbe essere opportunamente regolamentata:
- lettini, ombrelloni, pattini ed altri ostacoli troppo fitti o vicini alla battigia che costringono le tartarughe a compiere vere e proprie gimcane per superarli, come si vede dalle tracce, senza riuscire, in alcuni casi, a nidificare o, altre volte, costrette a scavare il nido in una zona a rischio di inondazione e distruzione da parte delle mareggiate, per cui deve essere traslocato in una zona più sicura;
- curiosi e bagnanti che avvicinano le tartarughe e, senza conoscere le precauzioni da adottare, le toccano, le fotografano con flash e creano capannelli “rumorosi” ed invadenti (come testimoniato anche da alcune telecamere di sorveglianza), spesso con cani al seguito (a guinzaglio o liberi) col risultato di farle tornare immediatamente in mare o disturbare la nidificazione.
- l’illuminazione artificiale notturna lungo la costa può ostacolare la nidificazione, disorientando le tartarughe adulte e soprattutto i piccoli nel momento della fuoriuscita dal nido, rendendo loro molto più difficile raggiungere il mare e mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza.
Molti di questi impatti possono essere limitati con vari provvedimenti da parte delle amministrazioni comunali e, in particolare, per la riduzione dell’inquinamento luminoso a tutela delle tartarughe marine, si può fare riferimento alle Linee Guida del progetto Life Turtlenest.
Concludendo, riteniamo particolarmente interessanti due casi che riguardano le nidificazioni di C. caretta avvenuti nelle scorse settimane:
- Il 22 luglio per la prima volta in Toscana due femmine hanno fatto il nido in contemporanea e deposto le loro uova nella stessa spiaggia (presso il bagno Romanina, a Marina di Massa) a poco più di 4 metri di distanza l’uno dall’altro (vedi immagine sopra);
Il 27 luglio è stata registrata la prima nidificazione nel comune di Carrara (in una spiaggia in prossimità del porto), la più settentrionale della regione, e la tartaruga che è stata fotografata di notte aveva un ricevitore satellitare sul carapace (vedi immagine di copertina e a fianco): grazie alla collaborazione dei ricercatori dell’Università di Pisa, Paolo Luschi, e della Stazione Zooologica di Napoli Anton Dohrn Sandra Hochscheid, è stato possibile sapere che era una tartaruga liberata "recentemente" vicino a Nizza da un ricercatore francese, Francois Poisson, dell’IFREMER, ma si attendono dettagli sulla data, sulla marcatura (femmina in deposizione in Francia? Recupero e successiva liberazione dopo ospedalizzazione?) e, possibilmente, sul tragitto prima e dopo la nidificazione in Toscana.
Le fotografie di questa notizia sono pubblicate per gentile concessione di WWF Massa Carrara.