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Trattamento acque potabili

Le acque di acquedotto vengono talvolta sottoposte a trattamenti, definiti genericamente (ed impropriamente) di depurazione. Con questi trattamenti si rimuove principalmente l'odore di cloro, spesso di riduce la durezza, inoltre si possono effettuare aggiunte di anidride carbonica (gassatura), rendendo in molti casi (ma non sempre) l'acqua migliore sotto il profilo organolettico. Gli apparecchi di trattamento devono soddisfare quanto è previsto dal D. M. 21 dicembre 1990, n. 443. Generalmente le tecniche attuali consentono senza problemi di raggiungere le specifiche previste da questo decreto. Dov'è quindi il "lato oscuro"? Le criticità di questi sistemi si possono individuare sia nella scarsità dei controlli, sia nella difficoltà di tenere in buona efficienza un'apparecchiatura che richiede comunque manutenzione, sia, infine, nell'inutilità di sottoporre spesso ad addolcimento acque che non lo richiedono.
Dai dati analitici disponibili in ARPAT si riscontrano alterazioni evidenti della composizione nella maggior parte delle acque sottoposte ad analisi (campioni forniti da privati), principalmente per comparsa di sodio in concentrazioni elevate e per riduzione eccessiva della durezza. Meno informazioni si hanno sulle caratteristiche microbiologiche.
Per quanto riguarda altri aspetti, spesso si rimane perplessi quando in un ristorante viene servita acqua "depurata" in bottiglie di avvenente coreografia, ma con un contenuto anonimo e un prezzo anche superiore all'acqua minerale. Il sapore è certamente accettabile, ma come sarà stata trattata quest'acqua? Quale procedura per i controlli sarà stata adottata? Quando ci si trova in un ristorante, certamente non siamo nelle migliori condizioni per richiedere le specifiche di depurazione dell'acqua fornita.

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