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Agricoltura e agri-cultura alla ricerca dell’equilibrio possibile tra uomo e natura

03/07/2025 11:00

Scienza e coscienza possono, insieme, costruire il "volto" sostenibile dell’agricoltura. Questo il tema discusso nella seconda tappa del percorso dei "Dialoghi sulla Terra e sul Creato - L'ecologia integrale al tempo della crisi climatica"

Agricoltura e agri-cultura alla ricerca dell’equilibrio possibile tra uomo e natura

II tappa percorso "Dialoghi sulla Terra e il Creato"

Fatma Ezzahra Ben Azaiez e Daniele Antichi sono i protagonisti della seconda, e ultima, tappa della seconda edizione dei Dialoghi sulla Terra e sul Creato - L'ecologia integrale al tempo della crisi climatica. Iniziativa che si inserisce nel più ampio progetto del Filo verde per un Giubileo sostenibile organizzato dal Sistema Nazionale di Protezione ambientale.

Con Fatma Ezzahra Ben Azaiez, ricercatrice post-doc in scienze agronomiche presso l’Università di Pisa, e Daniele Antichi, Professore Ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso l’Università di Pisa e rappresentante del MEIC, abbiamo indagato in che modo la scienza, coadiuvata dalla tecnologia, possa contribuire a raggiungere la sostenibilità ambientale, sociale e economica in agricoltura sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo e come sia possibile rivedere i sistemi agricoli mettendo al centro il rispetto dell'ambiente.

In un mondo segnato da crisi climatiche e insicurezza alimentare, l’agricoltura si ritrova al centro di una sfida epocale: nutrire un pianeta in crescita rispettando i limiti della natura. È qui che entra in gioco la necessità di coniugare l’efficienza con la sostenibilità, la scienza con l’etica, la tecnologia con il rispetto dell’ambiente.

Fatma La natura, infatti, ci offre servizi ecosistemici indispensabili – dalla biodiversità all’acqua pulita, dalla fertilità del suolo alla regolazione del clima – che sono anche alla base di un’agricoltura sana. Preservare questi equilibri è possibile solo se ci affidiamo a conoscenze scientifiche solide, afferma Fatma Ezzahra Ben Azaiez, evitando semplificazioni e disinformazione. Il metodo scientifico, pur non essendo perfetto, rimane uno strumento fondamentale per migliorare sia i sistemi agricoli che quelli ambientali.
Oggi, l’obiettivo è produrre più cibo con meno impatto. Tecnologie avanzate, genetica, agricoltura di precisione e meccanizzazione permettono di aumentare la resa senza consumare nuovo suolo, evitando così di distruggere foreste e habitat naturali. Ma non basta. Serve anche una nuova cultura agricola o, meglio, una vera e propria “agri-cultura”.

Giocando con le parole, si riscopre il valore profondo dell’agricoltura: non solo tecnica produttiva, ma atto culturale, spirituale e sociale. Come ricorda Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, “lavorare la terra significa anche prendersene cura”. Fin dalle origini del Neolitico, l’uomo si è confrontato con i cicli naturali per produrre cibo. Oggi, però, la spinta a dominare la natura ha preso il sopravvento, causando squilibri ambientali e sociali.

AntichiDaniele Antichi si sofferma sul fatto che il progresso ha portato benefici evidenti – più cibo, meno fame – ma ha anche contribuito a problemi come l’inquinamento, la perdita di biodiversità e l’erosione del suolo. L’agricoltura moderna, nata appena 70 anni fa, ha bisogno di una revisione etica. Come insegna il professor Caporali, uno dei padri dell’ecologia agraria, l’agricoltore fa parte della natura e ne regola i processi con equilibrio. Questo richiede anche una dimensione spirituale, come sosteneva Steiner, per cui l’agricoltura diventa un mezzo per comprendere il ruolo dell’uomo nel mondo.

Non possiamo ignorare che la produzione agricola è strettamente legata al modo in cui consumiamo. Ogni scelta alimentare ha un impatto: se scegliamo prodotti da agricoltura intensiva e a basso costo, stiamo sostenendo modelli insostenibili. Mangiare è un atto agricolo. E quindi anche un atto politico e culturale.

Oggi, più che mai, è urgente ricucire il legame tra agricoltura e natura, riconoscere il valore dell’agricoltore e del cibo che arriva sulle nostre tavole. Non si tratta di rinunciare al progresso, ma di usarlo con coscienza, tornando a rispettare i tempi e i ritmi della terra. Perché, in fondo, la sicurezza alimentare di domani si costruisce oggi, con scelte responsabili da parte di tutti: agricoltori, scienziati, consumatori e istituzioni. Solo così potremo garantire un’agricoltura sostenibile e un futuro equo per le prossime generazioni.

La crisi climatica è, in definitiva, un appello a un “cambiamento di paradigma”, perché «i sintomi indicano chiaramente che siamo di fronte a una crisi globale» (LS, 25). Esse ci chiama a superare «l’antropocentrismo dispotico» e a riscoprire la terra come casa comune, da gestire con responsabilità e lungimiranza. Coniugare agricoltura sostenibile e lotta al cambiamento climatico non è utopia: è la condizione per garantire cibo, dignità e futuro alle generazioni che verranno.

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