Stato europeo del clima 2019
A cura del Copernicus Climate Change Service
In occasione della Giornata Mondiale della Terra, il Copernicus Climate Change Service dell'Unione Europea ha diffuso l'European State of the Climate (ESOTC) 2019, con il quale fornisce un quadro aggiornato di tutti i principali indicatori del cambiamento climatico, relativamente al nostro Continente.
Il rapporto segnala che il 2019 è stato l'anno più caldo mai registrato per l'Europa. Le precipitazioni sono state vicine alla media per l'intero anno, anche se con grandi differenze regionali. Le condizioni generalmente calde e secche, con due grandi ondate di calore durante l'estate, hanno contribuito alla siccità nell'Europa centrale e a livelli elevati di stress termico in gran parte dell'Europa occidentale.
European surface air temperature anomaly for annual averages from 1979 to 2019, relative to the annual average for the 1981-2010 reference period. Data source: ERA5 Credit: Copernicus Climate Change Service
Surface air temperature anomaly for 2019 relative to the annual average for the 1981-2010 reference period. Data source: ERA5 (left), E-OBS (right) Credit: Copernicus Climate Change Service
Alla fine dell'anno, le precipitazioni sono state molto più elevate della media in tutta la parte occidentale e meridionale del continente, con un gran numero di forti piogge che hanno provocato un elevato deflusso fluviale.
Annual European precipitation anomalies (mm/day) from 1950 to 2019, relative to the annual average for the 1981-2010 reference period. Data source: ERA5 (blue and red, starting 1979), E-OBS (light blue and orange). Credit: Copernicus Climate Change Service
Annual precipitation anomaly (mm/day) for 2019 relative to the annual average for the 1981-2010 reference period. Data source: ERA5 (left), E-OBS (right). Credit: Copernicus Climate Change Service
Gli ultimi dati per tutti gli indicatori climatici globali mostrano valori in linea con le tendenze degli ultimi decenni, con i gas serra che continuano ad aumentare, mentre i ghiacciai e le calotte glaciali stanno perdendo massa, contribuendo ulteriormente all'innalzamento del livello del mare.