Cloruro di vinile nelle falde della zona di via del Redolone a Serravalle Pistoiese
Individuazione del soggetto responsabile della contaminazione
Nel mese di ottobre si è conclusa l’attività di ricerca dell’origine della contaminazione da cloruro di vinile monomero (CVM) della falda acquifera nella zona industriale di via del Redolone nel Comune di Serravalle Pistoiese (PT). Dopo la prima fase di indagine, volta essenzialmente a circoscrivere l’estensione della contaminazione, era già emerso che la fonte secondaria di contaminazione doveva essere all'interno di una zona di qualche centinaio di metri quadrati di estensione, centrata nei pressi del pozzo B.
Successivamente il lavoro di ARPAT è proseguito a supporto della Regione Toscana, alla quale compete la responsabilità amministrativa dell’individuazione del responsabile della contaminazione. Sono state intraprese pertanto diverse attività di ricerca tra loro convergenti:
- ricerca delle possibili vie di trasmissione della contaminazione dalla falda superiore , compresa tra i 10 e i 20 metri di profondità, a quella più profonda;
- affinamento della mappatura della contaminazione della falda;
- ricerca di tecniche di indagine adatte alla localizzazione della sorgente secondaria della contaminazione.
L’indagine nasce dal fatto che la contaminazione fu originariamente scoperta nel pozzo dell’acquedotto MAT P-214 (pozzo Redolone 1), utilizzato a fini idropotabili fino al 2003, che attinge dalla falda profonda. I successivi campionamenti hanno evidenziato che la contaminazione si è originata nella falda superiore per poi diffondersi in quella sottostante. Allo scopo di accertare quali fossero state le vie di trasmissione delle acque contaminate da una falda all’altra, nel periodo agosto-settembre 2020, sono state effettuate, con il supporto di Publiacqua S.p.A. e Ingegnerie Toscane Srl, delle indagini idrogeologiche presso l’ex campo pozzi del Redolone. Dalle indagini è emerso che il pozzo 1 Redolone non appare responsabile del miscelamento con la falda superiore, ma può invece aver determinato, con un regime continuo di pompaggio, il richiamo della contaminazione presente più ad est nell’area industriale e lì veicolato in profondità da pozzi profondi di cattiva fattura, in quanto non separati dalla falda superiore, e dei quali il TS01 ne rappresenta al momento un concreto, probabilmente non unico, esempio.
Per quanto riguarda l’affinamento della mappatura, mentre nella prima fase l’attenzione di ARPAT si era concentrata nella ricerca dei pozzi più esterni che segnavano il confine oltre il quale la presenza di inquinanti nella falda era sufficientemente bassa da potersi ritenere non contaminata, l’attenzione si è poi spostata nell’acquisizione di dati dei pozzi nelle aree ad alta concentrazione di inquinante. In totale a partire dal 2018 sono stati prelevati ed analizzati da ARPAT 82 campioni di acqua sotterranea con 52 pozzi coinvolti nei campionamenti.
I superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per il CVM sono stati registrati in 12 di questi pozzi (vedi tabella).
Le elaborazioni geostatistiche di questi nuovi dati hanno permesso di aggiornare la mappa del pennacchio di contaminazione (Link_3) definita nel rapporto dell’aprile 2019, individuando tre diverse soglie degradanti di concentrazione di CVM (3, 51 e 431 µg/L).
All’interno del contorno a più alta concentrazione possiamo ipotizzare la presenza di accumuli di inquinante in "fase separata". si tratta di vere propri accumuli di solvente in porzioni del terreno adatti a contenerlo che contaminano la falda circostante sciogliendosi nell’acqua. La seconda zona, fino alla soglia dei 51 µg/L, è quella dove prevale dispersione e advezione secondo il moto di scorrimento naturale o indotto della falda, all’esterno di questa sono presenti fenomeni di diffusione (prevalentemente per gradiente di concentrazione). Rispetto a quella dell’aprile 2019, la nuova mappa dell’area contaminata mostra: un restringimento dell’area in direzione sudest e l’individuazione di nuove aree interne in direzione nordovest a maggior contaminazione corrispondenti a zone di possibili accumuli di fase separata. Tra le quali è individuata la probabile fonte “primaria” di trielina (tricloroetilene - TCE) in adiacenza al sondaggio MIHPT1 nell’area di pertinenza dell’ex stabilimento della Movimenti THUN spa.
Riguardo alla terza pista di lavoro sono state valutate le tecniche di indagine disponibili che consentissero una localizzazione più precisa della fonte secondaria di contaminazione, prima sulla carta e poi anche con prove in campo per verificarne l'effettiva sensibilità nel contesto specifico. Da queste valutazioni è scaturita l’indicazione per la Regione Toscana di procedere ad una indagine con tecnologia MIP (Membrane Interface Probe) e MI-HPT (Membrane Interface Hydraulic Profiling Tool). Si tratta di una tecnica piuttosto potente di sondaggio geochimico tridimensionale, ma per questo anche assai onerosa.
In questo caso i costi di indagine sono diventati accessibili poiché la mappatura già condotta consentiva di circoscrivere abbastanza l’estensione dell’area di ricerca. Sulla base di queste indicazioni la Regione Toscana ha affidato ad una ditta specializzata, la SGM Geologia e Ambiente S.r.l., l’indagine che ha previsto la realizzazione di 8 sondaggi indagando il terreno dal piano campagna fino a una profondità di circa 20 metri circa.
La sonda è in grado di rilevare in modo semi-quantitativo la concentrazione di composti organici volatili. Lo strumento è inoltre dotato di un sensore in grado di rilevare la conducibilità elettrica del suolo, fornendo informazioni sulle litologie attraversate.
Le indagini MIHPT hanno evidenziato nella prova 1 (MIHPT1) il segnale più alto dei sensori montati sulla punta della sonda e in particolare di quello specifico per i composti organoalogenati come il CVM ed ancor più per i composti di origine come il TCE. In corrispondenza della prova, è stato prelevato un campione di acqua, alla profondità di 11,5 metri circa, per il quale è stato riscontrata la maggiore concentrazione in TCE (294 µg/L) fin qui osservata. La presenza di trielina in questo campione ha un duplice significato: da un lato avvalora la tesi, da sempre sostenuta da ARPAT, che il CVM si fosse formato all'interno della falda a partire da uno sversamento di un solvente come trielina o percloroetilene; dall’altro, proprio per questo meccanismo di generazione della contaminazione, la maggiore presenza di TCE ci indica la vicinanza alla sorgente della contaminazione.
Una analisi più completa della prossimità dei diversi campioni alla sorgente è stata condotta tenendo conto dei rapporti tra i diversi prodotti della catena di degradazione. A questo proposito va evidenziato che gli unici pozzi campionati con valori di TCE al di sopra del limite di rilevabilità (0,1 µg/L) sono risultati essere quelli più prossimi al sondaggio MIHPT1. Concentrazioni in TCE, sono state riscontrate, infatti, nel pozzo AL (valore max 0,42 µg/L) e nel pozzo B (valore medio 0,55 µg/L). L’analisi dei rapporti tra TCE/1,2-dicloroetilene e CVM indica una maggiore vicinanza alla sorgente ancora per MIHPT1 ed a seguire per gli stessi pozzi AL, B e D. Pertanto appare come non casuale il fatto che proprio in prossimità del punto in cui è stato effettuato il sondaggio MIHPT1 fossero collocate le vasche in calcestruzzo di una precedente attività di manifattura di componenti meccanici metallici, la Movimenti THUN spa, che ne prevedeva, da notizie raccolte, il loro sgrassaggio con trielina per la successiva cromatura.
Il lavoro fatto tuttavia non esaurisce la sua utilità nel fornire elementi essenziali per la definizione del responsabile della contaminazione a cui competono i costi della bonifica, ma fornisce anche elementi molto utili per rendere la bonifica più rapida ed efficace: avere localizzato le zone di accumulo in fase separata consente di mirare i trattamenti di bonifica rendendo più rapida la loro azione. Anche l’individuazione del ruolo dei pozzi miscelanti nella contaminazione della falda profonda consente un rapido intervento di bonifica di questo livello di falda con la chiusura mineraria di tali pozzi.
Per chi vuole approfondire:
https://www.toscana-notizie.it/web/toscana-notizie/-/acque-contaminate-a-serravalle-monni-massima-determinazione-per-la-tutela-dell-ambiente-
http://www.arpat.toscana.it/notizie/notizie-brevi/2020/casalguidi-pt-avviate-indagini-nel-sottosuolo