Micromobilità, un pezzo di mobilità sostenibile del futuro
Previsto a breve l'avvio della sperimentazione, nelle città, di mezzi leggeri e a bassissima emissione, in grado di favorire la mobilità sostenibile e l’intermodalità, in quanto facilmente trasportabili su un treno, metropolitana, autobus o tramvia
Cosa si intende per micromobilità? quando si usa questo termine facciamo riferimento agli spostamenti che si possono effettuare con tutti quei veicoli assimilabili alla bicicletta, in particolare ci si riferisce a tutti quei mezzi di piccolo peso ed ingombro come i monopattini elettrici (spesso definiti come E-scooter, kick scooter o solo scooter), i Segway, gli Hoverboard, i monoruota a bilanciamento assistito (con seduta o in piedi) e il triciclo.
Tutti questi mezzi aiutano a ridurre gli impatti sull’ambiente e sulla salute, originati dagli spostamenti, oggi effettuati in prevalenza con veicoli a motore, come auto o moto, per lo più di proprietà.
La micromobilità in ambito urbano risponde alle esigenze proprie di moltissime persone, che hanno bisogno di effettuare brevi o brevissimi spostamenti, in genere quelli che vengono definiti "di primo e ultimo miglio".
La Legge di Bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145) prevede, all’articolo 1, comma 102, che questi dispositivi leggeri possano circolare in via sperimentale, sul sito del Ministero dei Trasporti si legge che “il decreto attuativo per avviare la sperimentazione nelle città della micromobilità elettrica è pronto".
La sperimentazione sarà piuttosto lunga, si prevede da uno a tre anni, al fine di valutare con attenzione rischi e benefici e coinvolgerà solo hoverboard, segway, monopattini e monowheel, dotati di marchio di conformità CE (ai sensi della direttiva 2006/42/CE). Non possono essere dotati di posto a sedere per l'utilizzatore e sono destinati a essere utilizzati in piedi.
Il testo proposto dal Ministero, di cui sono circolate anticipazioni, trova dubbiosi i rappresentanti di Legambiente, che ritiene il decreto eccessivamente complesso e quindi, per molti aspetti, disincentivante ed auspica, invece, che questi mezzi vengano equiparati alle biciclette per quanto riguarda le regole di circolazione su strada.
Chi ha avuto modo di leggere il testo del decreto riporta che i quattro mezzi, oggetto di sperimentazione (monopattini elettrici, segway, monowheel e hoverboard) potranno circolare solo su piste ciclabili e aree pedonali, zone 30 e strade assimilabili, ma con differenze nell’accesso tra i diversi mezzi a patto che la velocità sia sotto i 6 km/h. Nelle zone 30, dove appunto vige il limite di velocità di 30 km/h, sono ammessi, ad esempio, solo segway e monopattini a velocità dai 6 ai 20 km/h.
Saranno i Comuni ad individuare le aree di sperimentazione indicandole con relativa cartellonistica. Inoltre il decreto fissa limiti di velocità di 20 km/h, inferiori a quelli di una qualsiasi bicicletta a pedalata assistita, ma con limiti di potenza assolutamente abbondanti per quelle velocità.
Per quanto riguarda i conduttori, i mezzi per la micromobilità elettrica potranno essere condotti solo da utilizzatori che abbiano compiuto la maggiore età o, se minorenni, che siano titolari almeno di patente di categoria Am; sarà inoltre vietato trasportare passeggeri o cose ed ogni forma di traino.
Finita la sperimentazione, sarà necessario prevedere anche modifiche all’attuale Codice della Strada, che non prevede l’utilizzo di questi particolari mezzi in città; a questo proposito l’Osservatorio nazionale sharing mobility ha già proposto una serie di integrazioni all’art 50 e 68 del Codice della Strada.
Maggiori informazioni sul Dossier circolazione stradale de Il Sole 24 ore