Dai sedimenti dragati alla coltivazione di specie alimentari
Il progetto HORTISED: la coltivazione di specie alimentari in contenitore con substrati ottenuti da sedimenti portuali fitorimediati
L’idea iniziale del progetto Life Hortised (LIFE14 ENV/IT/000113), che si è concluso alla fine di marzo 2018, era dimostrare la possibilità di recuperare i sedimenti dragati dal porto di Livorno e convertirli, dopo un opportuno trattamento, in componenti dei substrati di coltivazione da utilizzare per specie alimentari: lattuga, fragola e melograno.
Questa è stata la sfida dei cinque beneficiari del progetto: l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del CNR di Pisa, l’Università Miguel Hernandez di Orihuela (Spagna), l’Azienda Agricola Zelari Company di Pistoia, il vivaio Caliplant di Murcia (Spagna), coordinati dal Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università di Firenze.
Oltre agli aspetti tecnici, numerosi altri temi sono collegati agli approcci della circolarità. In realtà gli aspetti innovativi dei risultati di HORTISED devono essere anche letti in funzione di istanze diverse tra cui l’accettabilità del consumatore, gli aspetti normativi, la sostenibilità economica e ambientale. Due aspetti rilevanti relativi alle analisi chimiche sui prodotti (lattuga, fragola e melograni) sono stati oggetto di particolare attenzione: la quantificazione e qualificazione dei metalli pesanti e dei contaminanti organici eventualmente presenti. Le analisi effettuate hanno dimostrato che, se presenti, i contaminanti sono in quantità inferiori a quelle ritenute pericolose degli standard fissati per la sicurezza alimentare.
Anche l’apparenza del prodotto, il suo aroma e sapore sono importanti fattori nella decisione sulla predisposizione all’acquisto. L’analisi sensoriale è uno strumento importante per valutare la qualità dei frutti. I panel di assaggio hanno garantito la “bontà al palato” dei prodotti ottenuti dalla coltivazione su substrati contenenti sedimenti fitorimediati, ovvero lattuga, fragole e melagrane. Positiva anche l’accettabilità sociale: da un sondaggio effettuato, oltre la metà degli intervistati consumerebbe prodotti coltivati utilizzando questo terreno di recupero purché ne venga garantita la salubrità.
Dal punto di vista prettamente agronomico il progetto ha dato i risultati attesi, dimostrando la possibilità di coltivare specie, anche molto sensibili alle caratteristiche chimico-fisiche del substrato di coltivazione come la fragola, utilizzando il materiale recuperato dai dragaggi. Il "tecnosuolo" ottenuto ha una buona ritenzione idrica, quindi è ottimo per le zone aride dove le piante, soprattutto in contenitore, risentono maggiormente dello stress idrico; è ricco di nutrienti, per cui non serve una concimazione ricca e, a differenza di altri substrati come la torba, non si esaurisce dopo un solo ciclo produttivo; da migliorare, invece, gli aspetti negativi legati alla compattezza del sedimento bonificato.
Si tratta comunque di un progetto pilota: saranno necessarie ulteriori verifiche anche di ordine legale per poter arrivare alla commercializzazione del nuovo "terriccio". A tal fine un nuovo progetto finanziato dalla Commissione Europea, Life SUBSED (LIFE17 ENV/IT/000347), coordinato dall’Azienda Flora Toscana Soc. Agr. Coop., è iniziato nel mese di ottobre 2018 e avrà una durata di tre anni.
Testo di Simona Pecchioli