Disponibile on line il Quaderno ISPRA sui problemi legati ai rifiuti da attività estrattiva
Un percorso di analisi normativa, dalla Direttiva 2006/21/CE, al D.Lgs. 117/2008, al Decreto interministeriale del 16 aprile 2013
Fino dalla metà del Settecento, con la rivoluzione industriale, è andata affermandosi in Italia l’importanza di materie prime quali i minerali di ferro e il carbone fossile. Nel corso degli anni si sono quindi sviluppati modelli produttivi a carattere industriale, e con essi è cresciuta l’esigenza di individuare nuove risorse minerarie.
Ma l’attività estrattiva, preziosa per l’acquisizione di materie prime, ha portato anche grandi quantitativi di rifiuti (RAE – rifiuti da attività estrattiva), prodotti durante le passate attività, che costituiscono fonti di inquinamento e aree di instabilità geotecnica e idrogeologica.
Questa realtà è diffusa in tutto il territorio italiano, e già alla metà degli anni Novanta si facevano allarmate considerazioni sulle enormi quantità di rifiuti costituiti da miscele di silice e silicati vari immesse in discarica.
Come specificato nell’Introduzione della pubblicazione di ISPRA, I rifiuti da attività estrattiva alla luce della direttiva 2006/21/CE (DLgs 30 maggio 2008 n.117), grazie alla sensibilizzazione ambientalista, a livello europeo si è sviluppata la “consapevolezza della necessità di individuare, gestire e monitorare tutti quei centri di pericolo disseminati nel territorio europeo”.
È stata dunque emanata la Direttiva 2006/21/CE, relativa alla gestione di rifiuti delle industrie estrattive, e in Italia sono stati emanati i seguenti atti normativi:
- il Decreto legislativo n. 117 del 30 maggio 2008, entrato in vigore il 22 luglio 2008, di attuazione della direttiva 2006/21/CE;
- il successivo Decreto interministeriale 16 aprile 2013, entrato in vigore il 23 luglio 2013, sulle modalità per la realizzazione dell’Inventario nazionale in materia di RAE.
Questa pubblicazione ISPRA, della collana Quaderni - Ambiente e società, approfondisce il problema della diffusa presenza di RAE e le conseguenze che ne derivano, partendo dall’analisi della più recente normativa su questo tipo di rifiuti, che tiene conto anche di provvedimenti di altri paesi europei.
La pubblicazione, corredata di numerose appendici normative, dopo alcuni cenni di storia mineraria, fornisce una sintesi della normativa di riferimento per miniere, cave e rifiuti estrattivi, dedicando poi due capitoli alla situazione in Europa e al recepimento in Italia e uno all’inventario delle strutture di deposito chiuse o abbandonate, per concludere con una proposta di metodologia sulla determinazione del rischio statico strutturale.