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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Mercoledì 13 aprile 2022

Ambiente, biodiversità, ecosistemi entrano nella Costituzione: un passaggio storico


Tutela della biodiversità e giustizia climatica intergenerazionale: le priorità secondo Fridays For Future

Le recenti novità costituzionali possono essere lette anche nel contesto socio culturale di riferimento in cui sono maturate ed un tributo va necessariamente riconosciuto al movimento Fridays For Future, la cui capacità di portare avanti le istanze degli effetti del cambiamento climatico, fuori dai canoni consueti, ha consentito di creare le premesse culturali e politiche ideali per questa riforma.

Il riferimento al patto tra generazioni in Costituzione assume, senza dubbio, un valore simbolico significativo. Per comprendere meglio se la nuova formulazione costituzionale risponda davvero alle istanze promosse dal movimento promosso da Greta Thunberg, abbiamo rivolto alcune domande ad Alice Franchi, portavoce di FridaysForFuture Pistoia ed attivista di Fridays ForFuture Italia, approfondendo anche il tema dell’approvvigionamento energetico e del necessario investimento nelle energie rinnovabili.

L’inserimento dei concetti di ambiente, ecosistema e biodiversità in Costituzione è stato accolto da più parti come una bella notizia. Come movimento FFF vi soddisfa questa formulazione in Costituzione?

Siamo rimasti positivamente stupiti, che per la prima volta, articoli fondamentali della Costituzione siano stati integrati proprio sul tema della sostenibilità. Credo fosse necessario che la nostra Costituzione ponesse maggior importanza al tema della sostenibilità ambientale e tutela della biodiversità anche in un’ottica di giustizia intergenerazionale oltre che intragenerazionale. Come movimento Fridays For Future crediamo che la stesura sia corretta ed efficace. Il problema, però, è che attualmente non stiamo perseguendo quello che è stato scritto. Riteniamo questa integrazione della Costituzione un successo, ma abbiamo il timore che possa essere un cambiamento solo formale e non sostanziale. Certo dichiararlo all’interno del documento fondamentale della Repubblica italiana è un grande passo, ma ancora siamo molto lontani dal raggiungere il nostro obiettivo.

Se vi avessero interpellato in fase di stesura che cosa avreste scritto? Quali altri concetti avreste valorizzato in Costituzione e perché?

Avremmo posto maggior attenzione alla tutela della biodiversità e degli animali. Secondo la teoria “I confini planetari” la perdita della biodiversità è considerata una delle massime emergenze, anche di più del cambiamento climatico. Alcuni studiosi hanno dimostrato che ci troviamo all’interno della sesta estinzione di massa. Tutelare la biodiversità e l’uso del suolo deve essere considerata una priorità.

I terribili fatti di guerra hanno reso evidente le criticità dell’approvvigionamento energetico. Sul versante energetico, anche l'Italia, come il resto dell'Europa dipende per un 30% dall’importazione di gas di imprese russe. A vostro parere, quali leggi e quali atti amministrativi saranno necessari in Italia per dare un segnale di inversione di tendenza verso l’abbandono dell’energia fossile?

L'approvvigionamento energetico è una delle più importanti sfide nel breve termine. Molti stati occidentali sono dipendenti dall’uso dei combustibili fossili e soprattutto il gas, poiché per decenni comunicato come “naturale”. La dipendenza da queste fonti energetiche è anche dipendenza politica ed economica. Il gas è stato inoltre inserito all'interno della Tassonomia Europea e dunque tra le energie “sostenibili”. Durante il conflitto Russo-Ucraino abbiamo potuto dimostrare quanto una dipendenza energetica possa limitare l’azione dell’Unione Europea per paura delle conseguenze. La Russia è solo uno tra gli Stati che commerciano combustibili fossili nel mondo.

Basti pensare all’Arabia Saudita, sicuramente non è uno Stato che promuove e rispetta i diritti umani. Bisogna quindi, prima possibile, disinvestire nel fossile ed investire in energie rinnovabili per ridurre la dipendenza da Stati non democratici ed affrontare la crisi climatica.

Secondo IPCC e i recenti studi il fabbisogno energetico globale entro il 2050 dovrà essere rappresentato dal 80/90% da energie rinnovabili. Le energie rinnovabili sono più economiche, più veloci da costruire e più democratiche (come ci dimostrano studi recenti sulle comunità energetiche). Se nel breve termine, il governo incentivasse investimenti in energie rinnovabili anche a famiglie, privati o aziende si potrebbero abbassare i costi derivati dalla dipendenza Russa e allo stesso tempo affrontare come un’emergenza la crisi climatica. Perché le conseguenze che vediamo adesso non sono causa della Transizione ecologica ma sono gli effetti dell’inazione climatica.

L’emergenza globale del cambiamento climatico sta entrando sempre più spesso nelle aule di giustizia. Continuano ad aumentare infatti le controversie che mettono al centro gli effetti provocati dall’uomo sull’ambiente. E’ in corso dal 2020 la prima causa contro lo Stato italiano accusato di non aver messo in atto interventi per mitigare il cambiamento climatico. Qual è la vostra posizione?

Si in Italia si sta tenendo “Giudizio Universale” la causa legale promossa da Asud allo Stato Italiano per inazione climatica. Non è la prima volta che succede: In Francia, Germania, Paesi Bassi,Irlanda, Colombia e in molti altri stati, la società civile è passata dalle piazze ai tribunali per pretendere il cambiamento. Come Fridays For Future Italia appoggiamo “Giudizio Universale”, non abbiamo potuto partecipare come movimento perché non siamo un soggetto giuridico ma alcuni attivisti sono tra i firmatari della causa allo Stato Italiano. Tra loro c’è anche Martina Comparelli, portavoce di Fridays For future Italia.

Le recenti novità costituzionali aumenteranno i contenziosi di carattere ambientale. La strada del contenzioso è la modalità ideale, o ci possono essere altre strade per affermare concretamente la giustizia climatica?

Non so se i contenziosi di carattere ambientale siano la soluzione, ma sicuramente è importante provare tutte le strade possibili per garantire la giustizia climatica e sociale. Noi crediamo che per garantire la giustizia climatica prima di tutto deve esserci consapevolezza perché è il primo motore del cambiamento. Soltanto con una comunità consapevole è possibile avere il consenso affinché Stati ed aziende agiscano nella giusta direzione.

Una strada concreta per affermare concretamente la giustizia climatica è creare il fondo monetario Loss and Damage proposto da Obama nel 2009 e poi mai realizzato. I paesi maggiormente colpiti (MAPA) oltre ad essere i meno responsabili subiscono gli effetti negativi maggiori perché non hanno abbastanza risorse economiche per prevenire gli effetti della crisi climatica e tutelare il welfare della collettività.


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