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Un futuro verde sostenibile e resiliente
Monia Monni nuovo Assessore all'Ambiente della Regione Toscana. Il programma di governo della Giunta Giani per l'ambiente
Con l'assegnazione delle deleghe da parte del neo Presidente Eugenio Giani agli assessori, nel corso della prima riunione della nuova Giunta regionale della Toscana, è diventata pienamente operativa l'amministrazione regionale eletta lo scorso 20 e 21 settembre.
Monia Monni è la nuova assessora all’ambiente, all’economia circolare, alla difesa del suolo, ai lavori pubblici e alla Protezione Civile. La declaratoria che la riguarda prevede un lungo elenco di attribuzioni. Si tratta di transizione ecologica e sviluppo sostenibile, ciclo dei rifiuti, economia circolare, efficienza energetica e promozione delle fonti rinnovabili, contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, tutela dell’ambiente dall’inquinamento, bonifiche dei siti inquinati, parchi, aree protette e biodiversità, valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica, autorizzazioni ambientali e energetiche, prevenzione del rischio sismico, difesa del suolo e servizio idrico integrato, servizio geologico, idrologico e politiche per contrastare l’erosione costiera, sicurezza delle miniere, protezione civile.
Monia Monni, 45 anni di Campi Bisenzio (Firenze), ha iniziato la propria esperienza di amministratore pubblico come consigliere comunale di quel comune a ventanni, nel 1995, per poi diventarne Assessora dal 1999 al 2006 occupandosi anche di ambiente; è stata consigliera di amministrazione di Publiacqua SpA e dal 2015 consigliera regionale. Nella X legislatura regionale è stata componente della Quarta Commissione "Territorio, Ambiente, Mobilità, infrastrutture".
Il Direttore generale ARPAT, Marcello Mossa Verre, nell'augurare alla neo Assessora buon lavoro, ha sottolineato come "sia particolarmente significativo che nell'assegnazione delle deleghe si sia voluto evidenziare l'impegno esplicito per l'economia circolare, interpretando al meglio i principi della sostenibilità dello sviluppo."
Nel Consiglio regionale del 21 ottobre è stato approvato il Programma di Governo 2020-2025 della Giunta Giani, di cui proponiamo in versione integrale il capitolo dedicato in particolare ai temi ambientali.
Un futuro verde, sostenibile e resiliente
La Regione Toscana ha fatto propri gli obiettivi di sviluppo sostenibile ed equo fissati nel 2015 dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030, con una particolare at- tenzione alla questione ambientale, cui il cambiamento climatico è la diretta e più drammatica espressione.
Prima e unica Regione in Italia, la Toscana ha introdotto nella scorsa legislatura, con legge statutaria n. 4 del 2019, i principi delle sostenibilità e della economia circolare nel proprio Statuto, come per sottolineare che tali temi devono rappresentare il parametro trasversale con cui misurare ogni azione di governo, dalle infrastrutture ai servizi, dalle politiche industriali a quelle agricole e turistiche.
È necessario, pertanto, procedere all’applicazione della LR 7 agosto 2018, n. 48 (Norme in materia di economia circolare) per individuare contenuti e obiettivi minimi dei piani di settore in sede di Programma Regionale di Sviluppo (PRS), finalizzati ad attuare la transizione verso l’economia circolare.
Insieme alla consapevolezza di dover migliorare lo stato ambientale ed emissivo della Regione, il recente trauma globale causato dalla diffusione del virus pandemico COVID-19 ha evidenziato forme di disuguaglianza proprie del nostro modello economico. Ci aspettano quindi nuove sfide legate alla capacità di rispondere all’emergenza e plasmare una nuova realtà per il post-pandemia.
Infatti, l’emergenza ha posto l’accento sulla necessità che le politiche di sostenibilità siano accompagnate da una particolare attenzione alla dimensione sociale, nell’ottica dell’equità, affinché sia assicurato pari accesso alle risorse naturali, materiali e immateriali della nostra regione.
Pertanto, il valore del concetto di sostenibilità ambientale va inteso attraverso una duplice dimensione: da un lato la salvaguardia delle risorse naturali, dall’altro quale fondamento e volano per una nuova modalità di crescita.
È tempo di lanciare, sulla scorta e in attuazione di quello europeo (Comunicazione della Commissione The European Green Deal dell’11 dicembre 2019 n. 640) un “Green deal Toscano”, quale patto tra Regione, Europa ed enti locali, come strumento per contrastare i cambiamenti climatici e ridefinire i principi della nostra economia attraverso un nuovo modello di sviluppo improntato alla circolarità dell’economia.
Nell’ambito del Green Deal lavoriamo anche a un grande “cantiere verde” per la riconversione ambientale, la transizione energetica, la bonifica e la gestione sicura dei territori. Pensare alla protezione del nostro ambiente come al compito primario che abbiamo davanti non significa bloccare le infrastrutture e gli investimenti, ma realizzarli con una consapevolezza nuova. Le risorse europee concesse rappresentano un’occasione senza precedenti; dobbiamo farci trovare pronti per gestire progetti, cantieri e assistenza ai Comuni.
Il Pianeta non può più attendere, i prossimi anni saranno fondamentali e decisivi per contrastare i cambiamenti climatici. Le previsioni dell’ONU assumono toni sempre più allarmati ed in assenza di misure adeguate e immediate saranno inevitabili danni gravissimi e irrecuperabili per l’eco-sistema globale e regionale. La Toscana rappresenta una piccola fonte emissiva rispetto ai grandi Paesi inquinanti, ma non può e non deve esimersi dal fare la propria parte, nella consapevolezza che non si può risolvere un problema globale se non grazie al contributo di tutti gli attori locali.
È il momento di proporre una vera e propria strategia che renda attuali, precisi e misurabili gli interventi di riduzione delle emissioni. L’obiettivo è quello di mettere in atto azioni immediate e raggiungere, ancor prima del 2050, termine fissato dall’Unione Europea, un bilancio emissivo pari a zero e quindi una Toscana Carbon Neutral.
Lo faremo in due modi: da una parte riducendo le emissioni, superando il modello dell’economia tradizionale con modalità sostenibili di produrre e consu- mare, dall’altra proponendo un vero e proprio piano regionale del verde, così che alberi e piante entrino negli spazi delle nostre città e possano, come veri e propri filtri, rendere migliore l’aria che respiriamo ed assorbire i gas clima-alteranti presenti in atmosfera. Sono già stati destinati 5 milioni di euro per aiutare i Comuni a sviluppare piantumazioni nelle aree urbane e una misura analoga sarà inserita nella nuova programmazione dei fondi europei.
Occorre porsi obiettivi chiari e stringenti:
- coprire l’intero fabbisogno energetico elettrico con fonti rinnovabili al 2050 (ad oggi è pari al 50%) puntando sull’incremento dell’energia fotovoltaica e geotermoelettrica, sostenendone la ricerca e l’alta formazione. La geoter- mia, in particolare, rappresenta per la Toscana una realtà importante per l’occupazione, lo sviluppo tecnologico e la produzione energetica,
- migliorare l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare pubblico e privato rafforzando l’impiego di finanziamenti europei (nel periodo 2014/20 sono stati finanziati 433 progetti con 76 milioni) e stimolando l’applicazione del super-bonus del 110%,
- promuovere l’economia circolare e la gestione sostenibile dei rifiuti. L’o biettivo è portare la raccolta differenziata all’80% (oggi siamo al 60%) e il riciclo della materia al 65% entro il 2030, anticipando così gli obiettivi comunitari. Lavoriamo quindi alla creazione di filiere produttive incentrate sui rifiuti come risorsa e riduciamo al massimo la presenza di incenerimento e discariche.
La Regione Toscana si è dotata di una specifica legge (la n. 34 del 2020) sull’economia circolare attraverso la quale supportare le attività di riciclo, riuso e recupero dei rifiuti con la finalità di accrescere la vita utile dei prodotti riducendo così la produzione complessiva dei rifiuti da smaltire. Sono stati attivati tavoli tematici con le principali realtà produttive della Toscana con la finalità di chiudere il ciclo produttivo, limitando al massimo la quantità di scarti cui dare una destinazione nel quadro territoriale di riferimento.
Allo stesso tempo i tavoli hanno il compito di individuare soluzioni impiantistiche, linee guida per i sottoprodotti e indirizzi per la valorizzazione sui mercati sia per i sottoprodotti sia per il fine rifiuto. L’obiettivo finale è quello di creare una rete di distretti della circolarità, - promuovere una mobilità sostenibile con particolare riferimento alle aree urbane sostenendo l’aumento degli utenti del trasporto pubblico locale e favorire lo spostamento di persone e merci dalla gomma al ferro e via mare. La riconversione verso l’elettrico del parco mezzi della Regione è un primo dovere, ma la vera ambizione è arrivare entro il 2030 ad un trasporto pubblico elettrico, con la costruzione di una rete pubblica di colonnine per la ricarica delle auto elettriche.
Accanto a queste azioni di mitigazione, volte cioè a ridurre la presenza di gas clima-alteranti in atmosfera, dovremmo tuttavia anche operare interventi di cosiddetto adattamento che sappiano far fronte ai cambiamenti climatici già in atto. Il clima è, nei fatti, già cambiato: aumento della temperatura e delle ondate di calore; diminuzione delle precipitazioni, soprattutto nel periodo invernale; aumento dell’intensità delle precipitazioni e sfasamenti stagionali della vegetazione.
I cambiamenti climatici stanno producendo effetti che, combinati con l’abbandono di porzioni importanti di territorio, sono potenzialmente in grado di produrre danni a cose e persone con una certa regolarità temporale. Fenomeni come le bombe d’acqua o l’emergenza idrica in periodi dell’anno normalmente piovosi non hanno più un carattere eccezionale ma si propongono con regolare drammaticità richiedendo interventi emergenziali molto costosi e non sempre adeguati.
È quindi necessario articolare una risposta complessiva, integrata ed efficace per programmare gli interventi e in grado di assicurare un equilibrio stabile di adeguamento.
Ci attende ciò che possiamo definire una transizione resiliente che affronti i cambiamenti del clima da una parte consentendo una riconversione sostenibile del modello economico e dall’altra minimizzando gli impatti di tali cambiamenti su persone e cose. In questa fase di transizione è sicuramente necessario muoversi all’interno del percorso, tracciato dalla UE, cosiddetto delle “3P”:
- prevenzione, attuare strumenti normativi incardinati nelle strategie di prevenzione e di sostenibilità,
- protezione, promuovere e realizzare interventi e opere per la mitigazione dei rischi naturali e antropici e
- preparazione, diffondere alla comunità toscana la capacità di adattamento e gestione degli eventi emergenziali (alluvioni, terremoti, pandemie, trombe d’aria, incendi...).
Relativamente a quest’ultimo punto sono sicuramente essenziali le azioni di protezione civile, potenziando sempre più il ruolo strategico del volontariato (già oggi quello toscano è un’eccellenza a livello nazionale) e diffondendo a tutti i cittadini la conoscenza e la capacità di attuazione delle buone pratiche di protezione civile.
Pertanto, sarà necessario dare veloce attuazione alla recente LR 45 del 2020 “Sistema regionale di protezione civile e disciplina delle relative attività” consolidando e rafforzando le attività degli enti locali, con Piani di Protezioni Civile Comunale aggiornati e consultabili interattivamente, e formare adeguatamente i cittadini sui contenuti dei Piani e soprattutto sui corretti comportamenti da tenere in caso di emergenza in modo da sviluppare sempre più una comunità resiliente.
Anche per raggiungere questo obiettivo la Regione sarà operativamente accanto ai Comuni, valorizzandone ruolo e iniziative, consapevoli che la gestione dei rischi e dell’emergenza si può af- frontare efficacemente solo con la fattiva collaborazione fra tutti gli Enti locali.
Fondamentali in tale contesto sono gli interventi per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, con particolare riferimento ai corsi d’acqua che richiedono una sempre maggiore attenzione e manutenzione.
Interventi che da una parte assicurino ai cittadini la sicurezza rispetto al verificarsi di eventi estremi e dell’altra, in un’ottica di green economy, permettano alle imprese di sviluppare le attività all’interno di un contesto idraulico e idrogeologico sicuro.
L’obiettivo integrato è quello quindi di creare vere e proprie aree produttive green e sicure in cui, oltre alla gestione sostenibile delle risorse da un punto di vista ambientale ed energetico, siano assicurati alti standard di sicurezza in termini idraulici, idrogeologici e sismici.
Il tema dell’acqua e dell’accesso alla risorsa idrica diviene, alla luce di questi scenari, particolarmente rilevante. Da una parte occorre conservarne la qualità, dall’altro occorre garantire l’approvvigionamento idrico anche nei periodi più siccitosi, sia attraverso la corretta gestione della risorsa già disponibile sia con la realizzazione di pochi e mirati invasi sia tramite l’efficientamento e valorizzazione di quelli esistenti.
L’acqua è un bene comune primario e sono maturi i tempi, dopo il lavoro di riorganizzazione fatto e gli investimenti realizzati, per puntare ad una gestione totalmente pubblica da parte delle aziende toscane, provvedendo anche alle necessarie integrazioni/fusioni così da raggiungere economie di scala idonee a realizzare gli investimenti necessari per migliorare la qualità del servizio.
Sempre in tema di adattamento e resilienza dovremmo allo stesso tempo operare per difendere l’eccezionale e straordinaria “biodiversità” presente sul nostro territorio, minacciata dal mutamento del clima. Azioni da una parte di protezione e dall’altra di promozione, nella consapevolezza che solo un territorio vissuto e ben gestito può preservare la propria storia non solo culturale e storica, ma anche naturale. In tal senso diventa fondamentale assicurare forme di tutela attraverso un potenziamento delle attività dei tre parchi regio-nali e delle quasi cinquanta riserve acquisite dalle Province che necessitano di una forte collaborazione nella gestione tra Regione, enti territoriali ed associazioni.
Tra i rischi possibili dei nostri territori, anche se non connessi ai cambiamenti climatici, vi è senza dubbio anche quello legato alla sismicità di parti della nostra regione. Da anni stiamo attuando sul territorio politiche di prevenzione sismica finalizzate sia alla conoscenza dei livelli di rischio sismico sia alla promozione e al finanziamento di interventi strutturali sul patrimonio edilizio pubblico e privato. Priorità della prossima legislatura è da rivolgersi agli 89 Comuni a maggior rischio (zona 2) ed ai quasi 2000 edifici pubblici strategici e rilevanti, di cui il 50% scuole, cui dovremo assicurare i massimi standard di sicurezza.
Infine, accanto a questi strumenti di programmazione e indirizzo possiamo anche contare sulla capacità, a seguito della riforma istituzionale delle funzioni provinciali, di operare in termini “gestionali” attraverso il rilascio delle autorizzazioni ambientali ed energetiche che competono adesso alla amministrazione regionale. Si tratta di rinnovare il rapporto con il mondo produttivo spingendolo ed orientandolo verso soluzioni tecnologicamente avanzate e rivolte a sposare i principi di sostenibilità e circolarità.
Investimenti in campo ambientale
Il riassetto istituzionale disposto con LR 22/2015, che dal primo gennaio 2016 ha trasferito alla Regione le competenze ex provinciali, ha reso più diretto il coinvolgimento regionale sul piano operativo in molti settori e questo è accaduto anche nell’ambito dei servizi idrici imprimendo un’accelerazione all’attuazione degli accordi sulla depurazione, sottoscritti con il Ministero dell’Am- biente nel corso degli anni 2000.
È importante ricordare: che questi accordi sono finanziati in prevalenza dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione e dalla “tariffa” del servizio idrico integrato, oltre a vedere, in alcuni casi, anche la partecipazione dei privati e che l’attuazione degli interventi è stata trasferita nel tempo ai gestori del servizio idrico integrato attraverso l’Autorità Idrica Toscana.
Tutte le opere previste dagli accordi dovranno essere completate nel corso di questa legislatura.
L’accordo di programma relativo al distretto del cuoio, il cui ultimo aggiornamento è stato sottoscritto l’8 aprile 2013, ha una capienza finanziaria di 196 milioni per 18 interventi (tutti attivati, di cui 9 in corso e 9 in progettazione), quattro dei quali da realizzarsi da parte dei privati.
L’accordo di programma denominato IV Integrativo, sottoscritto nel 2015 per riunire sei precedenti accordi di programma, tra cui quelli relativi ai distretti del tessile (circa 20 milioni di Euro) e della carta (circa 55 milioni di Euro), ha una capienza complessiva di circa 170 milioni di euro (36,6 milioni sono stati aggiunti con un recente addendum).
Anche in questo caso, molti interventi sono ancora in corso.
Tra questi da segnalare anche l’accordo attuativo relativo al lago di Massaciuccoli (circa 20 milioni) che nel 2018 ha conosciuto una revisione di tipo progettuale, necessario per consentire una regolazione del livello delle acque del lago attraverso una derivazione dal Serchio.
Un ultimo accordo è stato stipulato recentemente con il Ministero dell’Ambiente, per la risoluzione delle più gravi criticità relativamente alle procedure di infrazione che riguardano un impegno finanziario di 31,6 milioni di euro per 10 interventi (per 6 di questi sono in corso i lavori) sempre nel campo della depurazione.
Un tema ambientale di particolare rilevanza è quello relativo alla bonifica dall’inquinamento della falda e dei terreni di importanti aree industriali come quelle di Massa Carrara, di Livorno e di Piombino.
L’individuazione dei SIN – Siti di Interesse Nazionale – non è risultata efficace ed è necessario intervenire quanto prima, in accordo con il Ministero dell’Ambiente e con la partecipazione finanziaria di questo, per eliminare i rischi ambientali presenti in quelle aree.
Nel corso della passata legislatura sono stati stipulati alcuni importanti accordi di programma riguardanti la bonifica dei SIN e dei due nuovi SIR – siti di interesse regionale – di Massa Carrara e di Livorno, nonché di altre aree inteessate da inquinamenti importanti. Tra questi:
- due accordi di programma stipulati con il Ministero dell’Ambiente e con i Comuni interessati, nel 2016 e 2018, per le aree SIN-SIR di Massa Carrara dell’importo complessivo di circa 25,5 milioni,
- un accordo di programma stipulato con il Ministero dell’Ambiente e con il Comune, nel 2018, per il SIN di Orbetello dell’importo complessivo di circa 34,5 milioni,
- un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente, nel 2018, per aree esterne ai SIN, di complessivi 10 milioni,
- un accordo di programma ex art 252bis del decreto legislativo 152/2006, relativo al SIN di Piombino da 50 milioni,
In tutti i casi gli accordi in precedenza ricordati si trovano nelle fasi delle indagini-caratterizzazioni e della progettazione. Ciò è dovuto per lo più alla complessità della materia che richiede passaggi complessi e delicati, difficilmente programmabili.
Tra quelli ricordati manca un accordo di programma non più rinviabile, quello relativo alla bonifica del SIN di Livorno il cui finanziamento è stato più volte sollecitato al Ministero dell’Ambiente.
La Regione Toscana da tempo sta attuando sul proprio territorio politiche di prevenzione sismica finalizzate sia alla conoscenza dei livelli di rischio sismico, sia alla promozione e al finanziamento di interventi strutturali sul patrimonio edilizio pubblico e privato.
Tale politica di progressiva riduzione del rischio è stata attuata gradualmente nel corso degli anni, grazie ad una serie di finanziamenti europei, nazionali e regionali (complessivamente pari a 162 milioni di euro – 40 dei quali nell’ultima legislatura - per interventi strutturali e circa 10 milioni per studi/analisi e indagini) che hanno consentito un netto miglioramento delle conoscenze del terreno, e del sottosuolo in generale, in chiave di pericolosità sismica e una migliore conoscenza del livello di vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio, prioritariamente negli 89 Comuni classificati in zona sismica 2 (a elevata pericolosità) ubicati in corrispondenza della catena Appenninica (Garfagnana, Lunigiana, Appennino Pistoiese, Mugello, Valtiberina e Amiata).
Il livello dei danni provocati dai recenti terremoti della Lunigiana nel 2013 e del Mugello nel 2019 è stato sicuramente più basso di quanto potenzialmente avrebbe potuto essere proprio grazie all’attività di prevenzione attuata.
La scarsità dei finanziamenti ha impedito di accelerare i programmi di messa in sicurezza del patrimonio pubblico e privato, esposti nel Quadro conoscitivo del rischio sismico di cui alla delibera della Giunta 1271 del 2016. Una soluzione auspicabile, per il patrimonio pubblico, è senz’altro quella di poter accedere ai recovery fund.
Per la zona sismica 2 (su cui insistono 89 Comuni) risultano censiti 1945 edifici pubblici strategici e rilevanti di cui il 50% edifici scolastici. Per parte di questi sono già stati realizzati o attivati interventi di prevenzione sismica.
Considerando i soli edifici per i quali sono già state effettuate indagini e verifiche sismiche, al netto degli ospedali, si stimano costi per 430 milioni di euro che si auspica possano trovare un adeguato canale di finanziamento nei recovery fund.
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