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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Venerdì 26 giugno 2020

Arezzo: le segnalazioni dei cittadini nel 2019


Nel 2019, al Dipartimento di Arezzo, sono arrivate 108 segnalazioni da parte di cittadini, di cui 70 in cui si lamentano problemi di odori ed emissioni in atmosfera. Focus sulle fasi a rischio del comparto orafo.

Nella notizia “ARPAT: segnalazioni dei cittadini nel 2019” abbiamo presentato una “panoramica” di tutte le segnalazioni giunte, lo scorso anno, ai diversi Dipartimenti ARPAT, l'inquinamento atmosferico, con o senza presenza di odore, risulta il motivo prevalente delle segnalazioni dei cittadini in tutta la Toscana, e il territorio di Arezzo non fa eccezione, infatti, su 108 segnalazioni, 70 riguardavano odori e emissioni in atmosfera.

La problematica delle maleodoranze

L’odore è un fenomeno complesso che dipende da aspetti diversi che sono oggettivi, cioè propri della sostanza (volatilità, idrosolubilità…), soggettivi (dipendono dalla fisiologia e dalla psicologia dell’osservatore) ed ambientali (temperatura, pressione, umidità relativa dell’aria, velocità e direzione dei venti).

In termini tecnici si parla di “inquinamento odorigeno” e, ovviamente, il responsabile di questa problematica è sempre l’uomo. L’inquinamento odorigeno è causato dalla presenza nell’aria di sostanze percepibili dall’olfatto in concentrazioni molto basse, spesso di gran lunga inferiori alla loro soglia di tossicità, cioè al livello oltre il quale sono in grado di produrre effetti gravi e irreversibili sulla salute. E proprio per quest’ultimo motivo che fino a pochi anni fa il problema era stato sottovalutato.

L’introduzione nel Testo unico ambientale, con il D.Lgs 15/11/2017 n.183 ,del nuovo art. 272 bis - “Emissioni odorigene”- ha dimostrato, però, che, negli ultimi anni, a livello nazionale qualcosa è cambiato e, finalmente, si è preso atto dell’esistenza della problematica costituita dagli odori, stabilendo che attraverso “la normativa regionale o le autorizzazioni, si possono prevedere misure per la prevenzione e la limitazione delle emissioni odorigene degli stabilimenti di cui al presente titolo”(omissis).

Il Sistema Nazionale della Protezione Ambientale (SNPA) ha stilato le linee guida per fornire indicazioni precise in merito alla gestione degli odori provenienti dai principali comparti produttivi presenti nel nostro Paese e anche a livello regionale sono stati fatti effettuati cambiamenti importanti con l’approvazione del Piano Regionale Qualità ARIA (PRQA). E’, inoltre, in via di approvazione anche in Toscana, analogamente ad altre Regioni, una normativa regionale che disciplinerà nel dettaglio la materia odori.

ARPAT ha collaborato attivamente con la Regione Toscana per la stesura del testo di questa futura legge, di cui non sappiamo, al momento, quali siano i tempi di approvazione ed entrata in vigore.

Come già evidenziato più volte nei precedenti articoli redatti da ARPAT, quello delle maleodoranze costituisce senza dubbio uno dei problemi più ricorrenti nelle segnalazioni dei cittadini toscani. Lo dimostrano i dati dei contatti con l’Ufficio relazioni con il pubblico (URP) di ARPAT e il numero degli esposti che l'Agenzia gestisce in questo ambito ogni anno, così come nella notizia “ARPAT: segnalazioni dei cittadini nel 2019” dove è stata presentata una “panoramica” di tutte le segnalazioni giunte, lo scorso anno, ai diversi Dipartimenti ARPAT.

L'inquinamento atmosferico, comunque, in genere, con o senza presenza di odore, risulta senza dubbio il motivo prevalente delle segnalazioni dei cittadini in tutta la Toscana ed il territorio di Arezzo non fa eccezione.

La Responsabile del Dipartimento di Arezzo, Cecilia Scarpi, ci ha confermato che “molte sono le segnalazioni inoltrate dalla cittadinanza che si lamenta degli odori e delle emissioni in atmosfera, ed è un dato ricorrente, come si può vedere dai dati degli ultimi anni, in particolare provenienti dal comparto orafo, che è uno dei principali settori produttivi del territorio”.

esposti 2017esposti 2018

esposti 2019esposti 2020

 

Principali attività responsabili delle emissioni odorigene in Provincia di Arezzo

Le principali e più probabili fonti di emissioni odorigene, nella Provincia di Arezzo, sono imputabili alle seguenti attività:

  1. attività orafe e galvaniche comprese quelle per il recupero dei metalli preziosi dalle lavorazioni orafe e incenerimento rifiuti, presenti soprattutto nel territorio aretino (Zona di San Zeno, Pescaiola e Ripa dell’Olmo) e nei comuni limitrofi, Laterina, Ponticino, Civitella in Val di Chiana e Capolona per citare i principali;
  2. impianto di discarica e di compostaggio, presenti nel comune di Terranova Bracciolini. Le segnalazioni di odori provenienti da Podere Rota e dall’impianto di compostaggio, inviate dai cittadini e dai comitati, sono molte ma non vengono registrate dall’Ufficio Relazioni con il pubblico (URP), perché seguono un diverso iter informale. Il problema è importante e impegna intensamente il Dipartimento di Arezzo, tanto che vi dedicheremo una prossima notizia.
  3. impianti di depurazione, presenti in quasi tutti i comuni, anche se, ad oggi le segnalazioni, provengono, soprattutto nel periodo estivo, da località Casolino;
  4. allevamenti di animali e pratiche annesse (fertirrigazione, stoccaggio letami, pollinatura, ecc..), presenti soprattutto nella zona della Val di Chiana. Anche su questo aspetto predisporremo a breve un nuovo approfondimento.
Mappa generale principali zone in Provincia di Arezzo fonti di emissioni odorigene
Mappa focus principali zone fonti di emissioni odorigene Comune di Arezzo

Comparto orafo

Il comparto orafo, presente nella zona industriale di Arezzo, è uno dei principali settori produttivi del territorio ed è senz’altro uno delle principali fonte da dove provengono le segnalazioni inoltrate dai cittadini che lamentano la presenza di odori e di emissioni in atmosfera.

Essendo un settore di nicchia, presente in Italia, prevalentemente ad Arezzo e Vicenza, purtroppo non ha trovato una disciplina di dettaglio nelle linee guida sopra richiamate.

Questo comparto è costituito da molte piccole e medie imprese (con un numero di addetti inferiori ai 25), spesso in possesso di autorizzazioni alle emissioni in atmosfera in via generale, come previsto dall’art 272 comma 2 del Testo Unico Ambientale. In passato, soprattutto, le emissioni, che oggi sono oggetto di segnalazioni per problematiche odorigene, venivano classificate come “scarsamente rilevanti” (come nel caso della scolatura cere) dal documento “Modalità tecniche ed amministrative relative alle autorizzazioni ex D.P.R. 24.05.1988 n° 203” del1995. Oggi, invece, tali emissioni non sono più considerate tali (“scarsamente rilevanti”), in base a quanto previsto dall’Allegato 2 al Piano Regionale Qualità Aria (PRQA), approvato nel luglio 2018. Purtroppo, però, sono ancora molte le autorizzazioni in corso di validità, che rientrano nei criteri precedenti.

Queste attività provocano disturbi odorigeni che vengono affrontati, non senza difficoltà, dovute sia alla mancanza di una normativa specifica che disciplini la materia degli odori, sia in quanto non risulta sempre facile individuare la fonte. Nel caso delle attività orafe, infatti, si tratta di molte imprese concentrate in una precisa area, per cui risulta difficile comprendere la specifica origine dell’emissione, oggetto del disturbo. A questo dobbiamo aggiungere che l’odore svanisce velocemente, magari viene percepito in modo forte e nitido in un preciso momento, ma anche il più tempestivo degli interventi non garantisce che il personale, una volta arrivato sul posto sia ancora in grado di percepirlo.

Questi problemi rendono complesso, non solo affrontare, ma anche risolvere molte delle problematiche odorigene che vengono segnalate dai cittadini.

In molti casi le segnalazioni dei cittadini riguardano emissioni, che come abbiamo avuto modo di dire sono ancora classificate in molti casi come “scarsamente rilevanti”e, pertanto, risulta piuttosto difficile imporre alle aziende l’installazione di un abbattitore fumi, che risolverebbe, in molti casi, l’inconveniente odorigeno. Le modifiche normative messe in atto con l’approvazione del PRQA danno la possibilità all’Autorità competente di richiedere alle imprese l’adozione di specifici accorgimenti tecnici per migliorare taluni impatti ambientali prodotti, in particolare quello costituito dagli odori. 

Fasi a rischio

Analizzando nel dettaglio il processo produttivo delle imprese orafe emerge che questo, in più momenti e in più fasi, è in grado di generare emissioni e cattivi odori. In elenco quelle che sono le fasi “più a rischio” per la produzione di emissioni e odori:

Trattamento termico/incenerimento

Spazzature, pulimenti vari e talvolta rifiuti vengono sottoposti a trattamento termico nei forni, si tratta di bruciare questo materiale in modo che la cenere ottenuta possa essere passata al mulino per la macinazione e omogeneizzata in un miscelatore per poi essere sottoposta, dopo un saggio, a trattamenti successivi per il recupero del metallo prezioso. Trattandosi di un vero e proprio processo di incenerimento, si originano tutti gli inquinanti tipici di tale attività, sia macro (polveri, CO, COT, HCl, HF, SO2, NO2) sia micro (diossine, furani, IPA e metalli). Data l’eterogeneità dei materiali sottoposti al trattamento termico, talvolta contenenti anche materiali plastici, l’incenerimento può essere fonte di disturbi di natura odorigena.

forni statici incenerimento
forni statici di incenerimento

 

Affinazione

Si tratta di una serie di operazioni tese a migliorare il titolo dei singoli materiali (oro, argento, platino, palladio, rodio), utilizzando diverse modalità operative a seconda del titolo e del tipo di metallo prezioso presente nella lega.

Nella fase di affinazione, gli inquinanti derivano dall’immissione in atmosfera di vapori di ossidi di azoto e di acido cloridrico. Nell’affinazione è previsto l’impiego di un impianto di aspirazione localizzato in grado di captare i vapori non ricondensati, inviandoli poi ad un impianto di abbattimento ad umido con soda.

impianto affinazione

impianto affinazione

 

Fusione e microfusione

La fusione ha la finalità di preparare le leghe di più metalli ai vari titoli desiderati e alle diverse forme, si va dalle scaglie ai lingotti filo o lingotti lastra, utilizzati poi nella preparazione dei semilavorati.
Il metallo una volta fuso viene colato in staffe o lingottiere, trattate in modo tale da consentire il facile distacco del metallo dalla forma utilizzata. 

forno cottura stampi.jpg
forno cottura stampi

 

La microfusione, invece, prevede di versare il metallo fuso in uno stampo in negativo degli oggetti che si intende realizzare in modo da avere una o più repliche del modello originario (prototipo). L’emissione che si produce in questa fase del processo produttivo è considerata scarsamente rilevante e quindi non soggetta ad autorizzazione, pur essendo potenzialmente fonte di disturbi odorigeni. 

forni microfusione
forni microfusione

 

Durante la fase di deceratura, quando il forno raggiunge un’alta temperatura, la cera finisce per bruciare, provocando l’emissione di fumo e odore tipico appunto di cera bruciata.

In attività produttive o insediamenti produttivi vicini alle abitazioni, questo determina un disagio odorigeno, anche significativo, che per essere gestito, richiede l’installazione di un impianto di abbattimento odori con un sistema a torre di lavaggio dei fumi con acqua oppure un sistema catalitico di post-combustione fumi.

Dai processi di fusione si originano fumi contenenti polveri e metalli. Gli impianti sono progettati per ridurre l’emissione di tali inquinanti, ad esempio con l’utilizzo di impianti di abbattimento con filtri a maniche.

Decapaggio o bianchimento

Il bianchimento è un trattamento che si effettua sul metallo per sciogliere i fondenti adoperati per la fusione o per togliere gli ossidi sulla superficie del metallo, formatisi per effetto del riscaldamento. Anche le emissioni prodotte in questa fase del processo sono considerate scarsamente rilevanti e non soggette ad autorizzazione, pur essendo potenzialmente fonte di disturbi odorigeni.

decapaggio

Impianto di decapaggio

 

Vuotatura

La vuotatura è finalizzata all’eliminazione dei metalli non nobili presenti all’interno dei monili. Si hanno diverse tipologie di vuotatura: con acido nitrico, con acido solforico e perossido di idrogeno, con idrossido di sodio e con acido cloridrico.

La vuotatura con acido solforico e perossido di idrogeno è un processo di lavorazione in grado di sviluppare emissioni che contengono vapori acidi.

vuotatura

vuotatura

 

Il tipo di inquinanti dipende dal tipo di processo di vuotatura scelto, ad esempio, se si utilizza l’acido nitrico, si determina l’emissione di ossidi di azoto. Se l’impianto è a ciclo chiuso, si ha un parziale recupero di questo acido ma si avrà comunque un’emissione in atmosfera, anche se residuale o in caso di situazione emergenziali.

Se, invece, la vuotatura avviene con acido cloridrico si hanno emissioni di cloro gassoso, mentre la vuotatura con soda non comporta emissioni di fumi in atmosfera

Finitura

I lavorati, una volta vuoti, sono sottoposti a finitura con vibratori ad aghi, poi a pulitura e sgrassaggio. Quest’ultima operazione, effettuata con solventi, può generare emissioni di solventi clorurati, soprattutto in fase di asciugatura; questi vengono captati da un sistema di refrigerazione e ricondensazione del solvente stesso, ma il solvente residuo fuoriesce in atmosfera, creando disturbi di natura odorigena.

Possiamo concludere che l’utilizzo di acidi, soprattutto nelle fasi di affinazione e di vuotatura, comporta emissioni di composti quali ossidi azoto, acido cloridrico e anidride solforosa che possono provocare disturbi olfattivi spesso associati ad emissione di fumi di colore giallo bruno. Queste problematiche spesso sono collegate a malfunzionamenti degli impianti di abbattimento o emissioni incontrollate nelle fasi di avvio dell’impianto.

fumi giallifumi gialli

Fumi gialli

 

A cura del Dipartimento di Arezzo con il contributo di Francesca Poggini

Le segnalazioni dei cittadini ad ARPAT nel 2019 nei vari territori della Toscana


Organizzazione con sistema di gestione certificato e laboratori accreditati
Maggiori informazioni all'indirizzo www.arpat.toscana.it/qualita




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