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Lunedì 15 giugno 2020

Indagine sullo stile di vita sostenibile degli Italiani - 2020


I risultati del 6° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile ci dicono che, nel 2020, il 38% degli italiani si dichiara appassionato al tema della sostenibilità ed un altro 34% si dice interessato

Sono stati pubblicati i risultati del 6° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, l'indagine annuale sull’atteggiamento degli italiani nei confronti della sostenibilità, effettuata da LifeGate in collaborazione con Eumetra MR, patrocinata dalla Commissione europea, dal Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio, dalla Regione Lombardia, dal Comune di Milano, da Assolombarda e da Confcommercio.

il coinvolgimento degli italianiNel 2020, il 38% degli italiani si dichiara appassionato al tema della sostenibilità ed un altro 34% si dice interessato. Complessivamente, 36 milioni di italiani (su 50,6 milioni di maggiorenni) affermano di essere coinvolti da questo tema. Si tratta di una cifra quasi raddoppiata rispetto al 2015, quando erano “appena” 21 milioni.

sostenibilità: tema sentito o solo modaIl 62% degli intervistati ritiene che la sostenibilità sia un tema concreto e non si tratti di un trend di moda per pochi. La questione che desta la maggiore preoccupazione nella popolazione è il cambiamento climatico, infatti, 76 italiani su 100 danno ragione agli attivisti di Fridays for Future, che ritengono il clima la prima emergenza globale, come del resto, i maggiori esponenti del World Economic Forum che nel loro World Risk Report hanno messo anch'essi il clima in cima alla lista delle minaccie che l’umanità dovrà affrontare nel prossimo decennio.

L’Ipcc (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) l’ha affermato con chiarezza, se non verranno abbattute, in tempi record, le emissioni di gas serra, già tra il 2030 e il 2052 le temperature medie globali aumenteranno di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Le previsioni, se non ci sarà un cambiamento drastico, ipotizzano che vi sarà un aumento di 3 gradi entro la fine del secolo.

Per evitare tutto questo è necessario che ciascuno di noi adotti uno stile di vita più sostenibile, attuando una serie di scelte e azioni quotidiane in grado di ridurre le emissioni in atmosfera ed il conseguente aumento della temperatura del Pianeta.

le azioni sostenibiliPartiamo da ciò che mangiamo. Scegliere un'alimentazione sostenibile significa, per esempio, rinunciare a prodotti confezionati e prediligere, quando più possibile, cibi biologici e a km zero .
Nel 2018, il 7,5% della superficie agricola europea era certificata o in conversione. Arrivare al 20% equivarrebbe a tagliare quasi 100 milioni di tonnellate di CO2, pari alle emissioni annuali dell’Austria.

Su questo aspetto, il nostro Paese è una punta di diamante, con una superficie coltivata a biologico di quasi 2 milioni di ettari, equivalenti all’estensione della Puglia. Per ogni ettaro bio si risparmia il 58% delle emissioni; per ogni chilogrammo di raccolto, il 60%.

cosa mi spinge a fare scelte di acquisto sostenibileSecondo l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, il 21% dei nostri connazionali consuma alimenti bio e il 44% si dichiara disposto a spendere qualche euro in più pur di metterli nel carrello o di ordinarli al ristorante. Stesso discorso per frutta, verdura e altre pietanze a km zero: il 29% degli italiani le mangia regolarmente mentre per il 36% è giusto che abbiano un costo maggiore rispetto a quelle industriali, o non biologiche.

Sempre restando nell'ambito alimentare, l'indagine suggerisce di adottare un'alimentazione "povera di carne", ridurre il consumo di carne significa incidere non solo sul benessere animale ma anche sulle emissioni di gas serra. L’Osservatorio ci conferma che quasi un terzo degli italiani sta andando in questa direzione (e in prima linea ci sono le donne), anche se solo il 3% si può dire vegetariano o vegano.

Scegliere con attenzione gli ingredienti della nostra alimentazione deve andare di pari passo con l'attenzione agli sprechi alimentari. Questo inizio di 2020 porta con sé una buona notizia, in Italia, i volumi dello spreco alimentare appaiono in netto calo, per la prima volta in dieci anni, con un valore complessivo che passa da 8,4 a 6,5 miliardi di euro, come rivela l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, che ci dice anche che, tra le mura domestiche, le famiglie buttano nella spazzatura una media di 4,91 euro alla settimana (l’anno scorso andava decisamente peggio con 6,6 euro a settimana, equivalenti a 600 grammi di cibo).

L'indagine sottolinea che, nonostante i dati positivi, non sia ancora il tempo di abbassare la guardia, perché c’è molto lavoro da fare in termini educativi. Si tratta infatti di una questione prettamente culturale, come dimostra il fatto che sei italiani su dieci si vergognano di chiedere la doggy bag al ristorante, pur avendone diritto. Comprare cibo e non consumarlo significa mandare in fumo il lavoro di chi l’ha coltivato o allevato, trasformato, confezionato, trasportato fino allo scaffale, cucinato. Con tutto ciò che ne consegue in termini economici e ambientali. A questo si deve aggiungere, come sottolinea l'indagine, che sprecare cibo significa anche sprecare plastica. Quella plastica, soprattutto usa e getta, verso la quale molti di noi nel corso dello scorso anno si sono mostrati più insofferenti.

La disinvoltura nel buttare cibo e confezioni è un anello di una catena molto più lunga, che prevede di comprare prodotti nuovi, usarli per un certo periodo e poi buttarli via, senza soffermarci troppo al pensiero di quante risorse naturali utilizzate per fabbricarli. Passare da un'economica lineare ad una circolare è una rivoluzione, che prevede di sradicare abitudini ormai consolidate da tempo, nonostante ciò, l'idea di un'economia sostenibile sta prendendo campo nella nostra quotidianità con i suoi quattro imperativi: riduci, riusa, ripara, ricicla.

Ancora la quantità di rifiuti urbani prodotti da ciascun cittadino risulta alta, come ci ricorda ogni anno l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) con il suo rapporto sui rifiuti urbani in Italia. Nel 2018 infatti la produzione di rifiuti urbani è addirittura aumentata in alcune regioni italiane e attestandosi ad una media di 500 chili pro capite (+2,2% rispetto all’anno precedente). Buone notizie invece sul fronte della raccolta differenziata, che, negli ultimi dieci anni, è cresciuta passando dal 35,3 al 58,1% del totale dei rifiuti o, per ragionare in termini di quantità, da 9,9 a 17,5 milioni di tonnellate, come riportato nel rapporto di Ispra sopra richiamato.

Per alleggerire i bidoni della spazzatura, una buona abitudine è quella di utilizzare l'acqua del rubinetto invece di fare scorta di acqua in bottiglia. Di per sé è un gesto semplicissimo, ma, secondo l'indagine, sei italiani su dieci ancora si mostrano un po’ titubanti ad acquisire questo comportamento. Per fortuna gli erogatori di acqua sono sempre più comuni non solo nelle case private, ma anche in ristoranti, mense e aziende. Senza dimenticare le classiche casette dell’acqua disseminate nel territorio. Soluzioni particolarmente apprezzate soprattutto dai giovani, che si mostrano profondamente consapevoli del valore dell’acqua.

Dall’acqua all’energia, che, come ci dice l'indagine, rappresenta uno dei tem più sentiti, difficile restare indifferenti al richiamo delle fonti rinnovabili e al tema della transizione energetica. Nell’arco di un decennio la capacità installata nel mondo è quadruplicata e gli investimenti in nuova capacità installata hanno sfiorato i 2.500 miliardi di euro. Come risultato, nel 2018 il 12,9% dell’energia elettrica è stata prodotta dalle fonti pulite, evitando 2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 in atmosfera. Gli Italiani intervistati si sono mostrati interessanti al risparmio energetico a partire dalla propria casa. Qualcuno pensa di porre in essere azioni concrete fin da subito, come cambiare il fornitore di energia elettrica, optare per elettrodomestici a basso consumo, cambiare le vecchie lampadine con quelle a led oppure sostituire la vecchia caldaia.

Le nuove generazioni si mostrano molto interessate ai sistemi di smart home, che permettono di tenere sotto controllo la temperatura e i consumi di casa direttamente dallo smartphone.

vacanze sostenibiliUn altro settore, in grado di incidere sulla sostenibilità, è quello del turismo; il concetto di turismo sostenibile parte dall’idea che chi viaggia in modo responsabile cerca di preservare i territori che visita, migliorare il benessere delle persone che vi abitano e non distruggere. Il viaggiatore responsabile preferisce il treno all’aereo, si adatta alla cultura locale, sceglie un alloggio costruito con criteri ecologici.

Fino a cinque anni fa, solo una sparuta minoranza dei nostri connazionali conosceva questa filosofia. Oggi sono 7,5 milioni quelli che dichiarano di viaggiare con un approccio sostenibile, soprattutto tra i più giovani.

Altro ambito in grado di incidere sulla sostenibilità è la mobilità. I sistemi di mobilità urbana sono sempre più integrati, e lo dobbiamo tanto alla lungimiranza delle istituzioni, quanto alla frenetica evoluzione delle nuove tecnologie. Per una larga fetta della popolazione, soprattutto nei grandi centri, ormai la prassi è quella di impostare nello smartphone l’indirizzo di destinazione e scegliere il modo ottimale per raggiungerlo, passando dal tram al monopattino e vedendosi scalare la tariffa direttamente dalla carta di credito.

Negli ultimi anni, in molte città italiane sono comparsi i servizio di sharing di auto, bici, scooter e monopattini, che permettono a chiunque di salire a bordo di un mezzo e usarlo soltanto per il tragitto necessario, spendendo qualche euro e (nel caso dei sistemi a flusso libero) parcheggiandolo esattamente all’indirizzo di destinazione. Secondo il terzo Rapporto nazionale sulla sharing mobility, nel 2018 in Italia si contavano 363 servizi di questo tipo, per un totale di oltre 46mila veicoli condivisi. Il potenziale di crescita della mobilità sostenibile è enorme, visto anche che il prossimo passo sarà quello di estendere tali servizi anche ai piccoli centri, dove vivono nove italiani su dieci.

Anche la mobilità elettrica ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, tanto che, secondo le stime diffuse al Salone di Francoforte, in Europa sarà venduto, nel 2020, un milione di auto elettriche e ibride plug-in, cioè il 5 per cento del totale. Una percentuale destinata a raddoppiare l’anno successivo.  

azienda sostenibileUn altro comparto che incide sulla sostenibilità è la moda. L'acquisto di capi definiti “naturali” o “sostenibili” è ancora una prerogativa dei segmenti più sensibili della popolazione, ma ci sono tutte le premesse per potere dire che, nel prossimo futuro, la moda sarà molto diversa da ora. In particolare, secondo quest'indagine, saranno i modelli di business a cambiare maggiormente, si pensi, ad esempio, al potere della blockchain di tracciare in modo fedele e trasparente la filiera di ogni singolo capo, dalla fibra tessile alla vetrina oppure ai sistemi di renting e sharing, che stanno prendendo sempre più piede.

Come abbiamo visto, l'indagine elenca una serie di azioni utili ad implementare la sostenibilità e combattere il cambiamento climatico. Certamente i tempi dell’emergenza climatica si misurano in anni e non in mesi, ma non dobbiamo perdere altro tempo ed iniziare, ora, a adottare comportamenti sostenibili.

Con l’emergenza sanitaria da COVID-19, abbiamo imparato che è possibile unire le forze per il bene comune, mettendo insieme il livello personale con quello collettivo ed istituzionale. Dobbiamo fare lo stesso con la crisi climatica, mostrando lo stesso spirito di sacrificio e la stessa determinazione, consapevoli che, per la crisi climatica, abbiamo già precise soluzioni da applicare, serve solo la volontà di farlo su vasta scala.

Visualizza Indagine 6° Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile


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