Vai ai contenuti. | Spostati sulla navigazione

Sei in: Home Notizie ARPATnews 2020 019-20

Dove Siamo

 
ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Lunedì 17 febbraio 2020

Stop alle microplastiche nei prodotti per la cura e l'igiene personale


In Italia, dal 1 gennaio 2020, non si possono più mettere in commercio prodotti per la cura della persona e l'igiene personale con piccoli e piccolissimi frammenti di plastica che impattano sulle acque e sul suolo

Nel 2017, anche a seguito dell’appello #Faidafiltro, lanciato da Marevivo, Legambiente, Greenpeace, Lav, Lipu, MedSharks e WWF, il Parlamento italiano si era mostrato sensibile al problema, tanto che, con un emendamento alla legge di Bilancio 2018 (Legge 27 dicembre 2017, n. 205, G.U. n.302 del 29-12-2017 - Suppl. Ordinario n. 62), aveva introdotto il divieto di mettere in commercio prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche, posticipandone l'entrata in vigore al gennaio 2020.

Da tale data, pertanto, non è più possibile vendere prodotti per la cura della persona che contengano piccoli e piccolissimi frammenti di plastica, in genere, di grandezza inferiore a 5 millimetri. Questi non vengono trattenuti dai più comuni sistemi di depurazione e finiscono direttamente in mare, generando un inquinamento delle acque anche marine oppure finiscono nei fanghi di depurazione utilizzati in agricoltura.

Già nel 2016, il Rapporto Frontiers dell’UNEP aveva lanciato l'allarme, inserendo l’inquinamento da microplastiche negli oceani tra le minacce ambientali emergenti. Bisogna comunque dire che quelle che vengono intenzionalmente inserite nei prodotti cosmetici rappresentano solo una parte di tutte le microplastiche presenti nei mari. Il dato ancora non è certo, secondo alcuni studi costituiscono una quota compresa tra lo 0,01% e il 4,1% del totale, secondo altri, invece, sono in una percentuale compresa tra lo 0,01% e l'1,5% sul totale delle fonti. L'Unep, nel 2015, nel suo rapporto “Plastic in Cosmetics” stimava che si riversava, ogni giorno, nei mari europei fino a 24 tonnellate di “polvere” di plastica derivata dall’uso di cosmetici, per un totale di 8600 tonnellate l’anno.

L'Italia non è l'unico paese ad avere introdotto questo tipo di divieto, altri paesi europei e non hanno mostrato di essere sensibili a questa problematica.

In Francia è stato introdotto l’anno scorso, nel 2019, il divieto all’impiego di microplastiche nei prodotti da risciacquo ad azione esfoliante o detergente, a eccezione di quelli biobased o non persistenti.

Nel Regno Unito sono state presentate quattro proposte legislative che interessano Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. A partire dal 1° gennaio 2018, in Inghilterra e in Scozia è cessata la produzione di cosmetici e prodotti per la cura della persona contenenti microbeads come stabilizzanti ed esfolianti, mentre dal giugno dell’anno scorso il divieto è stato esteso anche alla vendita di questi prodotti; linea adottata poco dopo dal Parlamento gallese.

In Svezia sono state introdotte limitazioni e divieti che scatteranno nel 2020 (dovrebbero essere scattate il 1° gennaio 2020), sempre per prodotti destinati alla cura della persona (dai dentifrici ai gel doccia fino alle creme per il corpo).

In Belgio si è privilegiata la strada degli accordi volontari con i produttori.

In Danimarca, il divieto ai cosmetici da risciacquo con microplastiche risulta temporaneo, in attesa della normativa UE.

Fuori dall’Europa, il primo a muoversi per arginare il fenomeno è stato il Governo statunitense con il Microbead-Free Waters Act 2015, emanato dal Presidente Barack Obama, che vieta ai produttori di cosmetici da risciacquo di aggiungere intenzionalmente le microplastiche.

In ogni caso l'impatto ambientale prodotto da queste microplastiche può essere evitato, visto che, per questi piccolissimi frammenti di plastica nei cosmetici e nei prodotti per la cura personale, esistono già varie alternative rispettose dell’ambiente, come i micro-granuli di pomice, i semi di albicocca, i semi di jojoba, i micro-granuli di zucchero o di gusci di noci o gli estratti di lampone rosso.

Molto dipende anche da noi, come consumatori, infatti, quando compriamo un prodotto per la cura della persona o un prodotto cosmetico, possiamo fare attenzione alle diciture, che indicano la presenza di microplastiche, riportate sull'etichetta.

Anche le Nazioni Unite, all’interno del progetto Clean seas, hanno dedicato attenzione a questo tema, nelle pagine “ What’s in your bathroom ?”  troviamo molte informazioni sul contenuto dei prodotti che comunemente usiamo per la pulizia personale: dentifricio, shampoo ma anche pannolini per bambini, assorbenti o liquido per le lenti a contatto; basta posizionarsi sull’icona del prodotto per avere indicazioni utili.

Ancora più dettagliate le informazioni riportate sul sito Beat to the microbead, dove è presente un elenco delle sostanze da evitare nei prodotti per la cura della persona e nei cosmetici. La guida  suddivide molti degli ingredienti in 4 categorie, due delle quali, lista rossa e arancione, contengono le sostanze da evitare. Gli ingredienti della lista “rossa” sono senza dubbio annoverabili tra le microplastiche mentre la lista "arancione” include tutta una serie di ingredienti definiti “skeptical” su cui non si hanno certezze scientifiche univoche ma nei confronti dei quali è comunque preferibile adottare un atteggiamento di cautela.

Per essere sicuri di utilizzare prodotti senza microplastiche si possono acquistare quelli contrassegnati dal logo “ look for the zero – zero plastic inside” .


Organizzazione con sistema di gestione certificato e laboratori accreditati
Maggiori informazioni all'indirizzo www.arpat.toscana.it/qualita




Azioni sul documento
Strumenti personali