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L’attività di ARPAT nel monitoraggio dei cetacei e delle tartarughe in Toscana - anno 2012

Anno di pubblicazione: 2013

A cura di: Cecilia Mancusi - ARPAT – Area Vasta Costa - Settore Mare

L'obiettivo finale è quello di produrre un’analisi sulle informazioni esistenti e/o indispensabili per procedere ad una “descrizione della dinamica di popolazione, dell’areale naturale ed effettivo e dello stato” di ciascuna specie

Nell’ambito della convenzione tra Ministero dell’Ambiente e ISPRA, inerente le attività relative agli adempimenti italiani per la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (DQSM o MSFD; 2008/56/CE), il gruppo ISPRA sui “Mammiferi marini” è stato incaricato di redigere una valutazione iniziale dello stato delle specie rilevanti per l’Italia.

Il gruppo ha come obiettivo finale quello di produrre, nei tempi indicati dal Ministero dell’Ambiente, un’analisi sulle informazioni esistenti e/o indispensabili per procedere ad una “descrizione della dinamica di popolazione, dell’areale naturale ed effettivo e dello stato” di ciascuna specie, nelle tre sottoregioni DQSM rilevanti per l’Italia, valutazione necessaria per poter compilare opportunamente i formulari del reporting italiano alla Commissione europea. Il lavoro di valutazione e compilazione di questa bozza è stato condotto secondo quanto delineato dalla “Decisione della Commissione del 1 settembre 2010 sui criteri e gli standard metodologici relativi al buono stato ecologico delle acque marine”.

Alcune indicazioni di massima sulla distribuzione generale delle specie di cetacei possono essere ricavate dai dati di spiaggiamento (fonte: banca dati sugli spiaggiamenti, http://mammiferimarini.unipv.it). Tuttavia, dal 2006 al 2011 il Centro Studi Cetacei (CSC) non ha fornito, in tempo reale, eventuali informazioni in loro possesso di spiaggiamenti; pertanto potrebbero esserci degli eventi aggiuntivi non ancora registrati nella banca dati ufficiale.

Il Museo di Storia Naturale di Milano e l’Università di Pavia integreranno queste eventuali informazioni nei prossimi mesi sulla base di un rapporto cartaceo redatto dal CSC lo scorso febbraio (dati 2006-2010). In quest’ottica i dati raccolti da ARPAT e forniti alla Regione Toscana praticamente in “tempo reale” rivestono una importanza notevole.

Per quanto riguarda alcune specie, i dati relativi agli spiaggiamenti (1986-presente), raccolti da ARPAT ed ospitati anche nella banca dati nazionale (http://mammiferimarini.unipv.it), potrebbero permettere di stimare alcuni parametri demografici, soprattutto per le specie più comuni (per esempio, la stenella), analizzando le frequenze di lunghezza e utilizzando funzioni di crescita (per esempio, la curva di Von Bertalanffy), come per esempio negli studi di Orsi Relini (2000) e Orsi Relini et al. (2000). Questi parametri potrebbe poi essere utilizzati per modelli di Population Viability Analisys per valutare lo stato delle popolazioni a livello di assessment area. Una attenta e capillare attività di monitoraggio degli spiaggiamenti consente inoltre di raccogliere importanti campioni di organi e tessuti, nonché il contenuto stomacale degli esemplari. Queste informazioni consentono di dare indicazioni, anche se non sempre in maniera esaustiva, sulle cause di mortalità e quindi di elencare, quantificare e classificare (rango di priorità 1, 2 e 3) le pressioni ritenute più pericolose (catture accidentali, collisioni, contaminazione chimica, inquinamento acustico, sacchetti di plastica ecc.) e di studiare la rete trofica marina (descrittore 10 della Marine Strategy). Sempre parlando delle attività relative agli adempimenti italiani per la Marine Strategy, i dati di distribuzione delle tartarughe marine, in particolare relativi a Caretta caretta, fanno soprattutto riferimento ai survey aerei effettuati i) nel 2009 nel Santuario Pelagos (inverno ed estate) e ii) nel 2010-2011 nell’area compresa tra i Mari di Corsica e Sardegna, il Santuario ed il Mar Tirreno (studi ISPRA/Tethys). Tali studi sulla distribuzione di Caretta caretta sono svolti con il metodo del campionamento delle distanze (distance sampling) condotto con mezzo aereo.

Dati aggiuntivi fanno riferimento a campagne ISPRA nel tirreno meridionale. Inoltre, la distribuzione della specie è stata presa in esame tenendo conto dell’analisi dei dati inerenti la distribuzione degli esemplari spiaggiati dal 1980-2008 nei differenti settori dei mari italiani (Casale et. al., 2010).

Tuttavia, è importante ricordare che i dati degli spiaggiati permettono solo di ottenere indicazioni sulla presenza in determinate aree, che però possono essere fortemente influenzate dalle correnti e dallo sforzo di osservazione lungo le coste. Inoltre il fenomeno degli spiaggiamenti potrebbe essere fortemente influenzato da fattori non necessariamente ovvi quali un maggiore o minore impatto da specifiche pressioni quali la cattura accidentale in specifici attrezzi da pesca. Anche per le tartarughe, come per i cetacei, l’attività di monitoraggio degli spiaggiamenti ed il recupero delle carcasse, soprattutto quando queste sono in buone condizioni di conservazione, consente di raccogliere importanti campioni di organi e tessuti, nonché il contenuto stomacale degli esemplari. Queste informazioni consentono di dare indicazioni sulle cause di mortalità e classificare le pressioni che agiscono su questi rettili marini (catture accidentali, collisioni, contaminazione chimica, inquinamento acustico, rifiuti antropici ecc.) e di studiare la rete trofica marina.

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