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Arundhati Roy

Arundhati RoyNasce nello Shillong, stato indiano del Meghalaya, il 24 novembre 1961, da madre originaria del Kerala e di religione cristiana e padre coltivatore di tè bengalese e di religione induista.
Dopo essersi laureata alla Delhi School of Architecture, ha anche studiato Restauro in Italia a Firenze.
Arundhati Roy inizia a scrivere “Il Dio delle piccole cose” nel 1992 e lo conclude quattro anni dopo; il libro è semi-autobiografico e racconta molta dell'infanzia trascorsa ad Aymanam. Il libro riscuote grande successo ed oltre ad essere premiato è stato tradotto e pubblicato in ventuno nazioni. A tutt'oggi, Il Dio delle piccole cose è l'unico romanzo scritto dalla Roy.
Da quando, grazie a questo libro, ha vinto il Premio Booker (premio assegnato al migliore romanzo pubblicato negli ultimi 12 mesi da autori britannici, irlandesi o di Paesi membri del Commonwealth) nel 1997, Arundhati Roy ha preferito concentrare la propria attività di scrittrice su questioni politiche e sociali.
Tra i temi affrontati vi sono il progetto della Diga del Narmada, le armi nucleari dell'India, il fanatismo religioso induista, le attività della multinazionale Enron in India. È considerata una delle figure guida del movimento mondiale anti-globalizzazione e nei suoi testi la critica al neo-imperialismo ed al neoliberismo è forte e veemente.
In risposta ai test nucleari indiani di Pokhran, nel Rajasthan, Arundhati Roy ha scritto il saggio "La fine dell'immaginazione", una critica alla politica nucleare del governo indiano inclusa nella raccolta "Il costo della vita" (The Cost of Living), in cui viene affrontato anche l'impatto sulle popolazioni interessate del massiccio progetto di costruzione di dighe e centrali idroelettriche negli stati centrali e occidentali del Maharashtra, Madhya Pradesh e Gujarat.
Una sua raccolta di saggi pubblicata in italiano è "Guida all'impero per la gente comune", dove in una prima parte l'autrice affronta il tema del neo-imperialismo e della "guerra al terrorismo" globale ed in una seconda parte focalizza la sua attenzione sull'India odierna.
Nel 2002, Arundhati Roy è stata condannata dalla Corte Suprema di Delhi per oltraggio alla corte medesima, accusata dall'autrice di mettere a tacere le proteste contro il progetto della diga del Narmada. Tuttavia la condanna è stata solo alla simbolica pena di un giorno di prigione.
Nel maggio del 2004 ha ricevuto il Sydney Peace Prize per il suo lavoro nel campo sociale e il continuo sostegno alla nonviolenza.

Bibliografia

Guida all'impero per la gente comune (Guanda, 2003)
Public Power in the Age of Empire (2004)
L'impero e il vuoto. Conversazioni con David Barsamian (Guanda, 2004)
Guerra è pace (Guanda, 2002)
Power Politics (2002)
The Algebra of Infinite Justice (2002)
La fine delle illusioni (Guanda, 1999)
Il Dio delle piccole cose (Guanda, 1997)

Siti web collegati

Articoli di Arundhati Roy pubblicati da Internazionale
Intervista ad Arundhati Roy "La democrazia rischia di diventare un guscio vuoto"
Incontro con Arundhati Roy

 

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