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I rischi per la salute connessi al radon

inalazione del radonIl radon presente nell’aria viene inalato ed in gran parte espirato. I prodotti di decadimento del radon, invece, si trovano nel particolato atmosferico presente negli ambienti chiusi, che viene trattenuto a livello bronchiale.

Il radon e i suoi “figli” possono generare un danno al DNA dei tessuti polmonari a causa dell’energia rilasciata dalle particelle alfa emesse nel decadimento.
Mentre una buona parte dei danni al DNA viene riparata grazie ad appositi meccanismi cellulari, la parte di DNA che rimane danneggiata col tempo può trasformarsi in tumore.
Maggiore è la quantità di radon e dei suoi “figli” inalata, maggiore è il rischio che qualche danno non venga riparato e che si trasformi in tumore; in particolare il rischio aumenta se il danno alle cellule è associato a quello da fumo di tabacco.
Tra il danno al tessuto polmonare e l’insorgere di un tumore possono trascorrere anni o decenni.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS nel 1988 ha classificato il radon e i suoi prodotti di decadimento fra le sostanze per le quali vi è la massima evidenza di cancerogenicità per l’uomo (gruppo 1).
I primi studi epidemiologici che hanno mostrato un incremento di tumori polmonari associato con l’esposizione al radon, sono quelli su gruppi (coorti) di minatori di miniere sotterranee di uranio, caratterizzate da valori molto alti di concentrazione di radon (IARC, 1988; NRC, 1999).
Le incertezze connesse all’estrapolazione dei risultati degli studi epidemiologici sui minatori, hanno indotto ad effettuare nuovi studi epidemiologici (di tipo caso-controllo) su una popolazione costituita da maschi e femmine in tutte le fasce d’età, per valutare direttamente il rischio di tumore polmonare connesso all’esposizione al radon nelle abitazioni. Negli ultimi anni sono stati pubblicati i risultati delle analisi combinate (per aumentare la potenza statistica) di tutti i principali studi epidemiologici condotti in Europa (13 studi, di cui uno italiano), nel Nord-America e in Cina.

I risultati di questi studi confermano che l’esposizione al radon nelle abitazioni aumenta in modo statisticamente significativo il rischio di tumore polmonare, che aumenta al crescere del livello medio di concentrazione di radon e della durata media dell’esposizione; altri effetti sulla salute connessi all’esposizione al radon non sono stati dimostrati in modo adeguato.

La percentuale di tumori polmonari connessi al radon, che è la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta, è compresa fra il 3% e il 14%, a seconda della concentrazione media nazionale. Il rischio per i fumatori è 25 volte più alto che per i non fumatori, ma il radon è prima la causa di tumore polmonare fra le persone che non hanno mai fumato.

È anche importante sottolineare che il rischio è statisticamente significativo anche per esposizioni prolungate a concentrazioni di radon medio-basse, che non superano 200 Bq/m3 e che sono abbastanza comuni sul territorio nazionale. Inoltre non è possibile stabilire una soglia al di sotto della quale il rischio è nullo.
Una ultima importante considerazione che va tenuta presente è che la maggior parte dei tumori polmonari è causata da concentrazioni medie e basse, piuttosto che alte, perché un numero di persone molto basso è esposto a valori elevati della concentrazione di radon.

L’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che in Italia, sulla base degli studi epidemiologici più recenti, il numero di casi di tumore polmonare attribuibili al radon è il 10% del totale di circa 32.000 tumori polmonari che si verificano ogni anno; l’intervallo di confidenza va dal 3% al 16%. La gran parte di questi casi avviene tra i fumatori a causa della sinergia tra radon e fumo di sigaretta: il rischio da radon per i fumatori risulta infatti circa 25 volte superiore a quello per i non fumatori.

Un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sul Rischio di tumore polmonare attribuibile all’esposizione al radon nelle abitazioni delle Regioni italiane, pubblicato nel 2010, fornisce anche una prima stima del numero di casi di tumore polmonare per anno attribuibili all’esposizione al radon, regione per regione. Le valutazioni sono basate su risultati dell’Indagine Nazionale sull’esposizione alla radioattività naturale nelle abitazioni. Per la Toscana, si tratta di 127 casi fra i maschi e 32 fra le femmine, per un totale di 159 casi stimati ogni anno, nell’intervallo di confidenza 52-289.

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